ROMA - Ledono i diritti dei clandestini e dei loro figli alcune delle norme del pacchetto sicurezza, come quella che richiede per la dichiarazione di nascita l'esibizione del permesso di soggiorno da parte del genitore. A metterlo nero su bianco è la Sesta Commissione del Csm in un parere al ddl approvato all'unanimità e che oggi sarà discusso dal plenum di Palazzo dei marescialli.

 L'introduzione del reato di clandestinita', inoltre, comporterà la "totale paralisi" di "molti degli uffici giudiziari". Il Csm avverte delle "pesanti ripercussioni negative" che la novità avrà. Oltretutto, sottolineano i consiglieri, la nuova norma "non appare idonea a conseguire l'intento di evitare nel nostro Paese la circolazione di stranieri entrati irregolarmente". Proprio questa norma si pone "in contrasto - scrivono i consiglieri - con il diritto della persona minore di età alla propria identità personale e alla cittadinanza da riconoscersi immediatamente al momento della sua nascita" sancito dalla Convenzione sui diritti del fanciullo di New York il 20 novembre 1989 e che è stata ratificata dall'Italia. Si determina così "una iniqua condizione" del figlio di stranieri irregolari, che verrebbe non solo "privato della propria identità" ma che "potrebbe essere più facilmente esposto" ad adozioni illegali attraverso "falsi riconoscimenti da parte di terzi, per fini illeciti e in violazione della legge ". Quanto ai clandestini adulti, i consiglieri mettono in evidenza la lesione del loro diritto alla salute, e di altri beni fondamentali tutelati dalla Costituzione. Ci sarà "una inevitabile incidenza negativa - scrivono infatti - del nuovo reato di clandestinità " sull' "accesso a servizi pubblici essenziali" che riguardano "beni fondamentali" come il diritto alla salute da parte degli immigrati non dotati di valido titolo di soggiorno. E' questo perché proprio in forza del codice di procedura penale "tutti i pubblici ufficiali e gli incaricati di un pubblico servizio hanno l'obbligo di denuncia in relazione alla cognizione funzionale di un reato procedibile d'ufficio". Senza deroghe a questo obbligo "il rischio concreto è che si possano creare circuiti illegali alternativi che offrano prestazioni non più ottenibili dalle strutture pubbliche". (ANSA)