"L’irrazionalità ha vinto col progetto di chiusura di 22 consolati italiani nel mondo secondo il piano di razionalizzazione della rete consolare annunciato ufficialmente oggi dal sottosegretario Alfredo Mantica". Questo il commento di Nino Randazzo e Marco Fedi, l’uno senatore, l’altro deputato entrambi del Pd eletti nella ripartizione Africa-Asia-Oceania-Antartide, che sottolineano come "tra le regioni del mondo più colpite risulta l’Australia,

dove nel 2010-2011 è prevista la chiusura delle sedi consolari di Adelaide, con passaggio delle competenze a Melbourne, e Brisbane, con sdoppiamento di questa giurisdizione fra Sydney (per il Queensland) e Perth (per il Northern Territory)". I due parlamentari, in particolare, manifestano le loro perplessità per quanto concerne l’assistenza ai connazionali, visto che, come detto da Mantica, "l’accorpamento risulterebbe, approssimativamente, in 55.000 cittadini italiani residenti nella ridisegnata circoscrizione di Melbourne, 45.000 in quella di Sydney e 15.000 in quella di Perth". "Altre 13 sedi consolari – accusano Randazzo e Fedi - scompaiono, nella ristrutturazione-sfascio, in Europa centrale e occidentale fra Germania, Belgio, Svizzera, Francia, Regno Unito, due in Africa (fra cui Durban), due negli Stati Uniti (Detroit e Filadelfia), Gedda in Arabia Saudita, Karachi in Pakistan, Alessandria in Egitto. Oltre al Canada, assolutamente esclusi dai tagli l’Est europeo, il Sud America, il Centro America e la quasi totalità del continente asiatico. Il tutto con una previsione di risparmio, a pieno regime dopo il 2011, di appena 8 milioni di euro". "L’assurdità del nuovo scenario, disegnato dal più "anti-italiano all’estero" dei governi nella storia dell’Italia repubblicana – affermano ancora Randazzo e Fedi – anche per quanto riguarda la sola Australia, è evidente da diversi aspetti dell’audizione-relazione di Mantica. Avere ignorato la realtà fisica di un intero continente e deciso di sopprimere le rappresentanze consolari di Queensland-Northern Territory, un territorio di oltre 3 milioni di chilometri quadrati con una forte presenza storica di cittadini ed oriundi italiani, ed avere deciso altrettanto per la nostra dinamica comunità del South Australia, uno Stato di oltre 985 mila chilometri quadrati equivalente in superficie a tre volte l’Italia, non depone molto bene né per l’intelligenza né per l’onestà intellettuale di chi queste decisioni ha elaborato o avallato". "Così – aggiungono – in uno sciagurato prossimo futuro il meschino "sportello" che presumibilmente verrà aperto a Brisbane avrà il suo ufficio competente per ogni pratica a Sydney a 730 chilometri e un’ora e mezzo di volo; per Darwin il riferimento sarà a 4.040 chilometri ed oltre quattro ore di volo a Perth; mentre da Adelaide si potrà facilmente raggiungere Melbourne, 654 chilometri più ad est, con appena un’ora di volo. Gli italiani d’Australia delle diverse generazioni e tutti gli australiani interessati per qualsiasi motivo all’Italia, sono serviti". Per i due parlamentari è poi "scandaloso che si tratti di decisioni amministrative perentoriamente decretate nell’assenza di un dibattito parlamentare dove si metterebbe a nudo l’insensibilità e il gioco politico perverso di un governo che allo stesso tempo si appresta a smantellare le strutture democratiche rappresentative dei Comites e del CGIE, non nascondendo neppure l’intenzione di una spallata alla stessa rappresentanza parlamentare degli italiani all’estero. Non deve neppure passare inosservata la dichiarazione di Mantica, secondo il quale, forse per scaricare parte della responsabilità della manovra, le nostre autorità diplomatiche nei Paesi interessati avrebbero già dato il loro benestare. Saremmo particolarmente interessati a conoscere l’espressione del parere dei nostri capimissione a Canberra e Pretoria". Infine, Randazzo e Fedi definiscono "squallido e desolante questo ulteriore deterioramento dell’immagine dell’Italia nel mondo, subito dopo l’abbattimento di corsi di lingua e attività culturali all’estero, mentre ambasciatori e consoli vengono istruiti dalla Farnesina a cercare sponsor privati per la stessa gestione e manutenzione delle sedi di rappresentanza, dando all’opinione pubblica internazionale l’indecente immeritata impressione di un Paese di elemosinanti e pezzenti". "Non dovrà mancare, fra gli italiani all’estero, un sussulto di condanna e di protesta contro una somma di ingiustificate operazioni punitive a danno di chi l’immagine e gli interessi dell’Italia nel mondo li vive sulla propria pelle e li difende veramente. Molto meglio – concludono – degli odierni occupanti politici dei palazzi del potere a Roma". (aise - usef)