(essepì) La voglia di partecipazione alla vita politica, nei giorni cruciali delle consultazione elettorale, ha provocato problemi irrisolvibili all’Amat, l’azienda che si occupa del trasporto urbano a Palermo, tanto da indurla a segnalare alle maggiori autorità territoriale una comunicazione formale. Una lettera inviata al prefetto di Palermo, al questore, al sindaco e all’assessore al traffico per avvertirli di eventuali disagi

che avrebbero potuto essere causati al servizio di trasporto pubblico dall’elevato senso civico degli autisti del mezzi di trasporto pubblico di Palermo. In occasione del prossimo referendum, scrivono i responsabili dell’Amat, ben 200 autisti “hanno fatto regolare richiesta in termini di legge” di espletare la funzione di rappresentanti di lista dei promotori del referendum. Si tratta di un compito faticoso e non retribuito, che non regala dunque riposo né privilegi, tutt’altro. L’assenza di 200 autisti provocherà però disservizi al trasporto pubblico avere tra sabato 20 e lunedì 22 giugno. Nei giorni successivi, comunque, i disservizi potranno essere affrontati con maggiore serenità in quanto, avverte l’Amat, “i riposi compensativi, che spettano agli autisti dopo l’impegno nei seggi, saranno scaglionati”. La vicenda fa di Palermo una città d’avanguardia perché la sensibilità referendaria testimoniata dall’elevato numero di autisti dell’Amat è incontrovertibile. I disservizi nel trasporto pubblico non sono causati da fannulloneria ma da dedizione alla causa referendaria. Dovrebbe essere tutto chiaro, eppure – come di sovente capita – c’è chi vede nella vocazione alla partecipazione una recondita volontà di guadagnare quattro giorni di riposo, due da consumare nelle giornate del voto ed altre due come riposo compensativo. Inutile dire che la cosa non sta né in cielo né in terra, perché passare un week end nei seggi elettorali non è certo allegro né riposante. Quando si ha voglia di criticare o sospettare non c’è niente da fare, si rinuncia a ragionare. Così ci si inventa un’assenza doppia, quella dal lavoro e l’altra, dai seggi. Come sarebbe possibile? Nessuno problema, spiegano le malelingue, sarebbe leggendaria l’assenza dei rappresentanti di lista dai seggi. Si tratterebbe di una tradizione. Non abbiamo dati né indizi che confermino questa credenza. Le illazioni lasciano il tempo che trovano. Ma i sospettosi ne sanno una più del diavolo e fanno notare che i rappresentanti di lista non hanno alcun obbligo di svolgere tutto il santo giorno il loro compito di vigilanza. Né il Presidente né gli scrutinatori possono obbligarli a permanere nel seggio. I rappresentanti di lista “hanno diritto di assistere a tutte le operazioni dell’Ufficio elettorale, sedendo al tavolo dell’Ufficio stesso o in prossimità, ma sempre in luogo che consenta loro di seguire le operazioni elettorali”. E il dovere di esserci? Non c’è. A scorrere il manuale, in effetti, si riscontra che non esiste alcun obbligo. Possono, insomma, se vogliono. Se l’Amat decidesse di verificare la loro presenza nei seggi, commetterebbe un abuso. Queste constatazioni però non autorizzano chicchessia ad accusare di fannulloneria dei lavoratori, siano essi autisti o meno. Occorre avere rispetto, sempre e comunque. Nella circostanza presente, i cittadini che subiranno i disservizi, devono tenere presente che i bus cittadini stanno partecipando alle operazioni elettorali, il momento più importante della democrazia. Il disagio c’è, ma è alleviato dalla consapevolezza che gli autisti dell’Amat danno prova di una cittadinanza matura e responsabile. Lo sappiamo bene che i fannulloni non sono sinonimo di stupidità né di demenza, come qualcuno ritiene. Siamo anzi consapevoli che costituiscono un bacino di risorse non utilizzate al quale attingere in caso di bisogno. Una riserva naturale che è bene non disperdere. Quindi, ammesso e non concesso che si tratti di una trovata ingegnosa – ipotesi alla quale non prestiamo alcuna fede - coloro che si ritagliano qualche giornata di riposo meriterebbero una particolare menzione, e c’è da stupirsi che finora non ci sia traccia negli scaffali di una analisi del fenomeno. Le assenze dal lavoro hanno da sempre aguzzato l’ingegno. Le motivazioni più gettonate hanno riguardato, però, la salute: in certi periodi dell’anno la salute viene meno, diventa malferma. La casistica ampia di furbizie è piena di aneddoti, che suscitano ilarità o irritazione a seconda dell’ottica; di sicuro non viene digerita facilmente dalla stragrande maggioranza di coloro che, invece, fanno il loro lavoro ogni santo giorno. Questa casistica non consegna alcun titolo alla Sicilia, dove il numero dei fannulloni sta nella media. Ogni indizio conferma in modo netto che i 200 autisti dell’Amat hanno fatto una scelta di servizio. O no?