(S.A.) - La bassa affluenza alle urne, che ha registrato una presenza del 16% circa nella prima giornata di votazioni per i tre referendum, consente di fare la facile previsione, che i referendum saranno un flop e che quindi nemmeno uno dei tre raggiungerà il quorum di legge. In questo modo, all’Italia viene risparmiato un ulteriore scippo di pezzi di democrazia, che avrebbe potuto costituire un assordo democratico,

per cui un partito di maggioranza relativa, e non una coalizione, si appropriasse della maggioranza del 55% in parlamento, imponendo al paese un governo di minoranza. Altro che legge truffa del 53! Chiusa la parentesi dei referendum, il problema resta tutto in piedi, nella sua grande drammaticità, un problema che si può e si deve risolvere con una vera riforma elettorale, che intanto ridia la voce agli elettori, reintroducendo il voto di preferenza ed eliminando le liste bloccaste che quale risultato producono solo un parlamento di nomina che nulla a che vedere con il Paese. Una riforma elettorale, che pur prevedendo una soglia di sbarramento, per evitare la frammentazione politica, tenga presente la grande ricchezza democratica rappresentata dal pluralismo partitico e parlamentare. Crto meritava attenzione il referendum n° 3, che mirava ad eliminare le candidature multiple, come quelle avvenute nel caso dlele europee, quando il cavaliere, ha voluto mettere la propria firma sul PDL, capeggiando le cinque liste del PDL, pur sapendo di non esser eleggibile per la posizione istituzionale occupata all’interno del governo italiano. Ma la tentazione di trasformare le europee in una sorta di referendum pro o contro il cavaliere è stata certamente forte i l’uomo non ha resistito alla tentazione di mandare questo messaggio più alla presenza eterogenea esistente nel partito del presidente, che al paese. Una sorta di riaffermazione senza appello della propria leadership, per ricordare a tutti i suoi “amici”, qualora ce ne fosse bisogno, chi era il padrone. Ora, passata l’euforia della prima tornata delle amministrative, alle prese con la nuova inchiesta che si apre a suo carico, il cavaliere, dopo avere visto che cosa effettivamente è successo in queste due ultime settimane, alla luce dei risultati del ballottaggio, deve pure guardare a quello che vuole il paese e deve dare risposte vere politiche alle crisi che economica, che è lungi dall’essere superata. Ma la nostra speranza, è che finalmente la sinistra faccia cose di sinistra, presenti e sostenga anche con una lotta di popolo una vera riforma elettorale, sostenga con forza le proposte anticrisi avanzate in passato, sappia lasciare un segno della propria presenza in parlamento, torni tra la gente per discutere, elaborare, sentire. La nostra speranza è che il PD non si lasci trascinare in una polemica o se volete in una lotta precongressuale e trascuri i problemi del paese. Giusto affermare una leadership carismatica, di prestigio, preparata, ma più giusto ci sembra superare divergenze interne, comporre differenze e diversità e tracciare una linea unitaria che dia subito il senso di davanti ad un partito forte, unito, deciso, capace di rappresentare ls vera alternativa di governo a quella attuale. La nostra speranza, infine, è che la sinistra ritrovi una strada unitaria capace di mettere in iedi un casa comune, un contenitore dove ognuna possa stare con la propria peculiarità, ma tenendo ben presente il bene collettivo che deve stare al di sopra di qualsiasi interesse di parrochhia. Chiediamo troppo, non crediamo, la risposta del referendum, che rischia di aggravare la disaffezione alla politica da parte degli elettori, non deve essere sprecata, il messaggio forte che viene dall’astensionismo, deve ridare invece forza e vigore alla lotta politica vera, per riavvicinare la gente alla politica, per forgiare le nuove generazioni ad una vita di ideali, per dare una nuova direzione al Paese, che non può restare fanalino di coda al servizio di una lobby guidata dal cavaliere che fa solo i propri interessi.Â