(Salvatore Augello) - Sembra davvero strano, ma questa Italia mistificata, continua a scendere la china dei paesi civili ed ad andare indietro sia nel linguaggio politico quanto nello sviluppo economico. L’Italia “della crisi alle spalle†tanto decantata dal Cavaliere, oggi si trova ad essere quella descritta dall’ISTAT che denuncia l’aumento della povertà tra le famiglie italiane (vedi articolo a parte).
Quella nella quale si parla di ripristinare le gabbie salariali, perché al Sud la vita costa di meno ed allora è giusto che un operaio (quei pochi che continuano a sopravvivere alla crisi), guadagnino di meno. Ma quella del cavaliere, è anche diventata l’Italia dove un ministro della repubblica, Umberto Bossi, dopo avere dettio che con il tricolore italiano si pulisce il c…., oggi si permette di dire che l’Inno di Mameli va sostituito con il Va Pensiero, perché quest’ultimo è conosciuto, mentre l’altro nessuno lo canta. Un attacco ai simboli tanto cari agli italiani, che per essi si sono immolati in mille battaglie, un attacco all’unità della nazione, che passa anche attraverso la richiesta di insegnare il dialetto nelle scuole, di sottoporre gli insegnanti che dal Sud si spostano al Nord ad un test non solo per saggiare la loro preparazione, ma anche per accertare la loro conoscenza del dialetto, che dovrebbe diventare obbligatoria. Un’Italia dove sempre la Lega, afferma che bisogna spostare il potere da “Roma Ladrona†alla padania la cui nuova capitale diventa Milano. Un’Italia dove il primo ministro, continua a non rispondere alle domande postegli da “Repubblicaâ€, perché ritiene di non doverlo fare dato che attengono alla sfera della sua vita personale. Evidentemente il cavaliere dimentica che un uomo pubblico non ha vita privata e quando ce l’ha, deve essere pulita e trasparente per il bene della nazione che rappresenta. Un’Italia, dove i grandi mezzi di comunicazione sia pubblici che privati, sono asserviti al padrone e chiunque non si piega a questa “leggeâ€, viene tracciato di eversione, di terrorismo e viene additato come nemico pubblico da combattere anche affamandolo per portarlo a chiudere. Un’Italia, che all’estero viene descritta come una repubblica da operetta, ma che in patria, viene mascherata come una nazione efficiente, che ha saputo mettere in piedi il G( dell’aquila, di cui si parla ancora, per evitare di parlare dei veri problemi della nazione. Davvero calda questa estate, nel corso della quale accade di tutto, dalla rottura Stato Regioni sul trasferimento di fondi, che Tremonti vuole gestire tutti lui, ai continui annunci pubblicitari sulla ripresa economica che non c’è; dalle dichiarazioni sulle gabbie salariali, alla riforma della scuola che non solo priva di risorse le università , ma ne fa una sorta di graduarla, per cui chi ha bilanci in rosso, invece di essere aiutato subisce ulteriori tagli di fondi. Un destino questo, che, guarda caso, colpisce le università di Palermo, Messina, Reggio Calabria, in favore di quelle del Nord, che avendo maggiori possibilità di entrate, hanno anche la fortuna di usufruire di maggiori finanziamento dello Stato, che in questo modo dice di premiare le sedi universitarie più virtuose. Quelle università che secondo il ministro (leghista) Calderoni, il cui 80 dato agli studenti corrisponde al 110 e lode dato invece a quelli che frequentano le università del Sud, come a dire che il sud a confronto con il nord sia una fabbrica di “asini†raccomandati. Davvero un bell’esempio di Paese, quello che viene dall’Italia del Cavaliere, che nel corso dell’estate procede a ruota libera, senza rete, continuando a descrivere il Bel Paese come una sorta di paradiso, dove la crisi è passata e la ripresa è alle porte. Non si capisce però alle porte di chi, non certo a quelle dei pensionati e dei disoccupati, non certo a quelle degli operai delle fabbriche che al Sud continuano a chiudere e delle piccole e medie imprese che non riescono più a fare fronte alle difficoltà derivanti dal costo del denaro e dalla politica delle banche, che al Sud raccolgono i risparmi per trasferirli al nord, facendo mancare disponibilità economiche alle imprese localizzate nel mezzogiorno. Non certo alle porte dei giovani, che continuano a lasciare i propri paesi d’origine in cerca di un lavoro che diventa sempre più difficile trovare anche altrove ed infine, non certo alle porte degli immigrati, che vengono respinti in Libia, senza nessuna garanzia. Dell’opposizione parleremo in altra occasione, ma certamente non sta ostacolando questa politica miracolosa, si fa per dire, del cavaliere e degli ascari del PDL.