BUENOS AIRES - Ad agosto, inverno sudamericano del 2009, un giornalista di nome Samuel "Chiche" Gelblung, un autentico "castoro" (per la sua propensione a fare confusione nel bosco) ha fatto alcuni commenti sulla nuova legge sull’immigrazione approvata recentemente in Italia. Alcune espressioni del "castoro" Chiche hanno sollevato una sproporzionata caciara di nazionalismo da parte di persone che hanno mescolato le loro storie personali

a giudizi sprezzanti nei confronti dei loro simili. Visto che questi poveri di spirito si sono tanto dati da fare senza analizzare a fondo il problema, ci sentiamo obbligati ad una seria riflessione sulla nuova legge sull'immigrazione, così da poter capire il "bosco". Non serve confondersi con l'articolo pubblicato sulla "Voce d’Italia" del 16 agosto, in cui - per la formazione cristiana della Congregación de los Misioneros de San Carlos (Padri Scalabriniani) proprietari della Voce – sorprende che non abbia avuto eco il fatto che la Chiesa Italiana assimili la Legge anti-immigrazione al nazismo (Vedere "Clarin" del 22 agosto a pagina 44): questa legge stabilisce che in Italia uno straniero senza documenti è un delinquente, fissa norme molto restrittive per gli stranieri e per chi li aiuta, multe minime di 14 mila dollari e aumenta fino a sei mesi il tempo di detenzione in carcere per lo straniero che viene scoperto senza documenti, tra le altre cose. È fondamentale ricordare che migliaia di italoargentini, italobrasiliani, italovenezuelani etc., che per diverse ragioni non hanno ottenuto la cittadinanza italiana, sono considerati extracomunitari: anche loro sono "colpiti" da questa legge che scandalosamente potrebbe arrivare a far sì che un figlio, un nipote, o un bisnipote di italiani all'estero sia incarcerato e espulso dal Paese da dove non molto tempo fa partirono i suoi genitori o nonni, nei momenti difficili per la nostra amata Italia, in cerca di un futuro migliore. Sul quotidiano della Cei "Avvenire" i Vescovi hanno battezzato questa legge come "la nuova legge del non vedere" in una chiara denuncia contro l'indifferenza di fronte alla vera emergenza umanitaria. Questa esortazione, dinanzi alla tragedia dell'abbandono di un'imbarcazione carica di naufraghi che ha causato la morte di 70 persone (che contraddice i Trattati Internazionali sull'assistenza), ci deve fare reagire: "la morte di persone indifese a causa dell'indifferenza dei forti o a causa di leggi contrarie ai principi di umanità e carità, ci deve però far riflettere su tutto, farci sentire colpevoli (responsabili) come fedeli pellegrini della nostra fede cristiana e farci agire come evangelizzatori". Anche il "padre" degli emigranti italiani del'ultimo secolo, Mirko Tremaglia, si è espresso pubblicamente così ne "L'eco di Bergamo": "dobbiamo eliminare la recente impostazione della legge sull’immigrazione illegale che va contro la nostra propria storia". Questa legge costituisce una offesa grave alla umanità e al senso della vita. La legge ha introdotto il reato di immigrazione clandestina, che in termini giuridici non esiste. Una sorta di "sentenza di fatto" che accusa una persona prima che abbia commesso alcuna violazione alla legge e fuori da ogni copertura costituzionale. Dobbiamo essere solidali con quegli uomini e donne e bambini che cercando di raggiungere un futuro migliore, emigrano alla ricerca di lavoro, cibo, salute e dignità, in Paesi che con una morale universale che è sia cristiana che civilizzata li accolgano. Perciò Mirko Tremaglia, già Ministro per gli italiani nel mondo, auspica che sia accantonata la legge come un atto di umanità, di civiltà e giustizia. Questo, a mio parere, è ciò che occorre denunciare. Invece, ci sono animaletti nel bosco che emettono suoni per distrarre, mentre altri attaccano le loro prede a tradimento, nascosti tra gli alberi. Dobbiamo avere l'udito affinato, conoscere gli animali e scrutare il paesaggio per sapere come avanzare nel bosco. Questo meraviglioso bosco dove uomini e donne transitano nel grande scenario della vita deve essere visto nella sua completezza, con serenità e generosità. "Che l'albero non nasconda il bosco" è il nostro monito, nella consapevolezza che ci sono persone meschine, egoiste, autoritarie, mercenarie che non conoscono la solidarietà, la carità, la nobiltà d'animo, il saper condividere il pane. Tutti elementi necessari per vivere una vita degna. (dario signorini*\aise) * Comites Buenos Aires e Vicepresidente FEDIBA