ROMA - È stata assegnata alla Commissione Affari Costituzionali della Camera la proposta di legge “Modifica all'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n.91, in materia di riacquisto della cittadinanza da parte dei soggetti nati in Italia da almeno un genitore italiano, che l'hanno perduta a seguito di espatrio” che vede come prima firmataria Fucsia Nissoli, deputata del gruppo Per l’Italia eletta in Nord America. Sottoscritto da un centinaio di deputati di ogni schieramento, il testo verrà sottoposto ai pareri delle Commissioni Esteri e Bilancio. Oggi, scrive Nissoli nella presentazione del testo, “l'Italia si trova nella condizione di essere un Paese caratterizzato sia da un consistente fenomeno immigratorio sia da un altro, altrettanto consistente, fenomeno emigratorio, tanto che possiamo contare un pari numero di cittadini italiani emigrati e immigrati. Due facce della stessa medaglia nel contesto globale dei movimenti umani al cui centro vi è la dimensione della cittadinanza come appartenenza, una cittadinanza che può essere anche plurale, ma mai slegata dalla dimensione umana che caratterizza ogni persona e la sua relazionalità nel contesto socio-culturale di appartenenza in cui definisce la propria identità anche nel rispetto delle proprie radici”. “Oggi, quindi, ci troviamo di fronte all'opportunità di legare insieme due realtà che possono fare grande l'Italia: quella dei nuovi italiani e quella degli italiani all'estero. Un nuovo orizzonte di diritti – sottolinea – per dare a ciascuna persona l'orgoglio di sentirsi italiana. Se di nuovi italiani e di cittadinanza si parla molto, però si discute circa la condizione di chi, cittadino italiano, recatosi all'estero, ha perso la cittadinanza non a causa della sua volontà, ma perché ha contratto matrimonio o per conservare il posto di lavoro”. Obiettivo della proposta di legge, che ha un solo articolo, quello di “venire incontro proprio alle aspettative di quegli italiani che vivono all'estero e che hanno perso la cittadinanza ma che vogliono riacquistarla in seguito a mutamenti avvenuti nei vari ordinamenti giuridici. Infatti, il dispositivo per il riacquisto della cittadinanza contenuto nell'articolo 17 della legge n. 91 del 1992 ha esaurito la sua funzione e per riacquistare la cittadinanza si deve ricorrere al dettato dell'articolo 13 della stessa legge. Tuttavia, si crede che un debito di gratitudine nei confronti di chi, italiano all'estero privo di cittadinanza italiana, ha continuato a conservare nel cuore l'amore per l'Italia debba portarci a consentire il riacquisto della cittadinanza in difformità a quanto disposto dall'articolo 13 della legge n. 91 del 1992, cioè senza un anno di residenza legale nel territorio nazionale e senza l'iscrizione nel registro dell'Anagrafe degli italiani residenti all'estero del consolato italiano territorialmente competente all'estero”. “Ciò significa – conclude Nissoli – riconoscere sul piano giuridico una situazione di fatto, cioè un'identità italiana che non è mai venuta meno, colmando una lacuna legislativa per dare veste giuridica a una cittadinanza che è già viva nei cuori”.
“PROPOSTA DI LEGGE
Art. 1. 1. Il comma 1 dell'articolo 17 della legge 5 febbraio 1992, n. 91, è sostituito dal seguente: “1. I nati in Italia, figli di almeno un genitore italiano, che hanno perso la cittadinanza in seguito a espatrio, per cause non direttamente imputabili a loro stessi o per motivi di lavoro, riacquistano la cittadinanza italiana facendone espressa richiesta al consolato italiano che ha giurisdizione nel territorio di residenza estera purché ciò non sia in contrasto con accordi bilaterali internazionali in vigore””. (aise)