Il Museo dell’emigrazione italiana resterà in funzione anche per quest’anno, nonostante che nella legge di stabilità 2015 non si sia riusciti ad inserire un nostro emendamento mirante ad iscrivervi uno specifico finanziamento. Il Ministero degli affari esteri, infatti, per garantirne la sopravvivenza, farà ricorso al capitolo concernente le spese generali. E’ questo il succo della risposta che il MAECI ha dato ad un ordine del giorno da me presentato, assieme ai colleghi Farina, Garavini, La Marca e Porta, e accolto dal Governo, nel quale chiedevAmo di assicurare “le risorse indispensabili alla tenuta in vita del Museo per il prossimo triennio e ad una sua decorosa attività”. Primum vivere, si diceva nell’antichità: sotto questo profilo si è scongiurato il pericolo più immediato. Questa risposta, tra l’altro, arriva in coincidenza con l’approvazione da parte della Camera della legge che istituisce la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell’immigrazione, il 3 ottobre, durante la quale diversi gruppi parlamentari hanno evocato il nostro passato di migranti e i benefici, non solo culturali, che tanti Paesi, Italia compresa, hanno ricevuto dai processi di mobilità internazionale. Proprio il richiamo al carattere permanente e strutturale delle migrazioni, che è alla base della giornata della memoria, mi consente di ricordare che la parte sostanziale del mio ordine del giorno riguardava l’esigenza di reinquadrare sostanzialmente il museo esistente, nato in modo frettoloso e dotato di un profilo parziale, rendendolo un vero Museo nazionale delle migrazioni, com’era nell’iniziale progetto rimasto inattuato. In esso, infatti, auspicavo il rilancio di un progetto capace di inglobare pienamente la dimensione dell’immigrazione, di rappresentare in modo più compiuto le “nuove migrazioni”, di mettere in rete i musei locali esistenti sul territorio italiano, di implementare lo scambio di dati e materiali con musei esteri nei quali la presenza degli emigrati italiani è efficacemente documentata e rappresentata”. In Parlamento, per altro, c’è un nostro disegno di legge in cui questa diversa visuale è motivata e articolata dal punto di vista culturale ed organizzativo. Sulle prospettive di riforma e rilancio del Museo, la risposta del Governo è purtroppo evasiva, nel senso che si limita ad auspicare la calendarizzazione di un diverso disegno di legge che si limita praticamente a preservare l’esistente. Per la verità, ci saremmo aspettati anche una valutazione sull’opportunità di dare maggiore consistenza culturale e formativa all’esistente e di collocare il Museo in una prospettiva più adeguata ai processi che si svolgono ormai quotidianamente sotto i nostri occhi. Non mancherà, comunque, l’occasione per sollecitare il Governo a compiere passi più decisi in direzione della riforma e dell’innovazione. On. Marco Fedi