(SA) - Ci sono voluti dieci anni, per arrivare a rinnovare uno strumenti elettivo come il COMITES. Nel corso di questi dieci anni, si è fatto di tutto per svilire questo importante organismo. I vari governi si sono abbattuti sui fondi in dotazione ai COMITES, tagliandoli ripetutamente, vanificando in questo modo sia la legge, che l’importante organismo, che è andato avanti stancamente, impossibilitato a portare avanti il proprio ruolo e le proprie funzioni. Con passare del tempo è aumentata la distanza tra il COMITES ed il movimento associativo e la comunità. La visibilità dell’importante strumento per lungo tempo è stata affidata solo alla creatività ed alla volontà di fare dei presidenti e dei singoli componenti. Difficoltà di vario genere si sono abbattute sui COMITES, che a poco a poco hanno dovuto rinunciare a locali propri, a strutture organizzative, a compiti resi impossibili per mancanza di fondi. In questo clima, con la legge completamente cambiata, in un ambiente carico di diffidenza, di stanchezza, di indifferenza, si arriva al rinnovo. Ridimensionato il numero dei COMITES, che in buona sostanza seguono la mappa delle circoscrizioni consolari ampiamente ridotta e rimaneggiata. Oggi infatti ci troviamo di fronte a 100 COMITES eletti, spesso in presenza di liste uniche, che con molta certezza non mancheranno di generare nuove tensioni sulla divisione degli incarichi. Non si è parlato di programmi, non c’è stato confronto nemmeno là dove le liste in campo erano più di una per la verità in poche realtà. Scarsa l’affluenza, dovuta al fatto che la legge obbligava gli emigrati ad iscriversi in un registro ad Hoc poiché non bastava l’iscrizione all’AIRE. iò nonostante, l’USEF esprime la propria soddisfazione per i risultati che premiano i propri candidati. Ad esempio tutti Ai primi posti si piazzano i quattro candidati USEF di Liegi, maggiori suffragati escono i candidati riconducibili all’USEF a Monaco di Baviera, a Charleroi, a Lyon a Bahia Blanca ed in tante altre realtà dove erano presenti candidati. Ciò, se da un canto è motivo di soddisfazione per l’USEF chce vede premiati i propri dirigenti, dall’altro canto è anche motivo di preoccupazione per quello che succederà dopo, perf come si arriverà al rinnovo del CGIE, per la diffidenza che circonda i nuovi organismi che si ritrovano a dovere percorrere una strada tutta in saluti. In diverse realtà occorre prima di tutto ridare fiducia alle comunità, ricostruire la credibilità dei COMITES largamente compromessa , cambiare modi e metodi di confrontarsi con i problemi, ma anche con le Istituzioni Statali ed con i compiti propri dell’organismo. Come e con quali mezzi? Questo è quello che più aumenta la nostra preoccupazione. Cosa potrà fare il COMITES appena eletto? Quali mezzi avrà in dotazione? Come potrà rivitalizzare un movimento associativo stanco, sfilacciato, indifferente di fronte a tanti problemi divenuti endemici? Come riusciranno i cento nuovi COMITES a fare lavoro comune nell’interesse delle comunità e del movimento associativo? Come verranno isolate strumentalizzazioni e compiti impropri che fanno capo a personaggi che ancora oggi pensano di potere utilizzare il COMITES a loro uso e consumo? Quali strumenti e metodi di confronto verranno messi in campo per fare in modo che questo triangolo magico: parlamentari eletti all’estero, CGIE, COMITES, canalizzino la loro attività in una unica direzione che deve portare alla soluzione delle problematiche vecchie e nuove , ricompattare e rilanciare il movimento associativo, ridare fiducia alla comunità? Questi sono gli interrogativi che ci poniamo all’indomani delle elezioni. Interrogativi che a nostro avviso debbono essere farre pòroprie dal movimento associativo, ma anche delle forze politiche. Interrogativi che certamente entreranno nel dibattito che si svilupperà nel prossimo appuntamento di luglio degli Stati Generali dell’Associazionismo, nelle riunioni delle Consulte degli Italiani nel Mondo espresse dai singoli partiti, dalla CNE. In ogni caso, la nostra preoccupazione non ci impedirà di credere ancora negli strumenti istituzionali che le lotte del passato ci hanno dato. Non ci impedirà di fare la nostra parte con energia e convinzione, perché questi strumenti non vengano vanificati e siano invece restituiti ai propri ruoli opportunamente ed oculatamente riveduti e plasmati sulle nuove realtà e sulle nuove esigenze di un mondo, quello delle migrazioni, che continua ad essere in continuo movimento.