BOLOGNA - "Non siamo una minoranza da tutelare, né un problema da risolvere: siamo una risorsa da valorizzare per una regione più internazionale, più efficiente, più produttiva, più colta, più solidale". Così scrivono alcuni componenti della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo al Presidente della Giunta regionale, Stefano Bonaccini, alla Presidente dell’Assemblea legislativa, ai consiglieri firmatari del progetto di legge ed ai presidenti delle Commissioni consiliari "Bilancio ed affari istituzionali" "Politiche per la salute e politiche sociali", in merito al progetto di riforma della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo. Dopo aver ribadito la propria disponibilità ad illustrare a chiunque volesse il lavoro svolto per la Consulta e le proprie opinioni sulla possibile riforma, i consultori avanzano alcune osservazioni sul metodo e sul merito della riforma. I consultori sottolineano infatti il loro "disappunto" per la presentazione del progetto di legge di riforma prima alla stampa che alla Consulta e per la decisione di arrivare ad una riforma in soli 15 giorni, affermando che un incontro con il comitato esecutivo per "migliorare la proposta" non costituisce una reale possibilità di sviluppare una discussione strategica, né può sostituire la consultazione della Consulta, che la Legge attualmente in vigore prevede debba essere sentita in occasione di riforma di questa portata. Quanto al merito, i consultori "dissentono profondamente dalla decisione di individuare come futura commissione assembleare di riferimento per la Consulta", la commissione "Pari opportunità e Diritti di Cittadinanza delle persone". "A livello regionale, i cittadini all’estero non rappresentano diritti da tutelare, ma reti da sfruttare – prosegue la lettera – ribadendo di non essere "una minoranza da proteggere", (ma) la chiave per l’internazionalizzazione della nostra regione. Le relazioni internazionali, il settore attività produttive sono molto più coerenti con la nostra missione, che non ha vocazione assistenzialista". Dissenso viene espresso anche sulla governance proposta, considerata "fallace sia sul piano rappresentativo che dell’efficacia", e vengono avanzati "dubbi sull’effettivo contenimento delle spese che questa innovazione comporterà". Ribadendo il proprio favore all’eliminazione del gettone di presenza per i consultori e all’utilizzo delle nuove tecnologie, viene però affermata "la necessità di momenti di confronto dal vivo, anche per la difficoltà di organizzare riunioni con 23 persone in collegamento da cinque continenti". "Una rete di 111 associazioni nel mondo – si legge - non può annullare completamente gli incontri dal vivo dei suoi rappresentanti né selezionare i volontari sulla base della loro disponibilità ad autotassarsi". L’auspicio finale è che l’esito del processo di riforma non sia quello di "buttare alle ortiche il patrimonio realizzato dalla Consulta e dalla sua Presidente uscente", ma quello di "incastonare la Consulta nei diversi settori della Regione, perché possa continuare, e con maggiore profitto e giusta visibilità, ad operarsi per l’immagine della nostra regione e del nostro paese nel mondo, mantenendo la sua indipendenza e accrescendo la sua operatività". La lettera è firmata Amauri Arfelli (Brasile), Analia Beatriz Barrera (Argentina), Alberto Emilio Becchi (Argentina), Raffaella Buttini (Australia), Marcelo Gabriel Carrara (Argentina), Emilio Coccia (Sud Africa), Roberto Colliva (Brasile), Valentina Gollini (Venezuela), Carmen Leonelli (Svizzera), Maria Teresa Mazzini (Costa Rica), Claudio Melloni De Medina (Uruguay), Patrizia Molteni (Francia e Belgio), Telmo Fernando Pedroni (Brasile), Fernando Pezzoli (Cile), Maria Chiara Prodi (Francia), Francesco Repetti (Gran Bretagna), Eduardo (Zampar Morelli Brasile), Renzo Bonoli (Istituto Fernando Santi) e Laura Salsi (Pr. Reggio Emilia). Hanno aderito anche Maria Rosa Arona (CGIE, Argentina), Silvana Mangione (CGIE, USA), Daniela Costa (CGIE Australia) e Marina Piazzi (CGIE, Messico). (aise)