“Ho espresso con un’interrogazione al Ministro degli Esteri, presentata alcune settimane fa, la comune e viva preoccupazione per le prospettive della lingua italiana in un’area vitale e strategica per gli interessi italiani, qual è l’Ontario. La comunità italiana in questa realtà è anche più ampia delle 900.000 unità ufficialmente censite e rappresenta, comunque, il 60% della comunità italiana in Canada e il 7% della popolazione locale. E’ facile comprendere, dunque, quale importanza possa avere lo sviluppo in Ontario di un’attività trainante quale l’apprendimento e la pratica dell’italiano non solo rispetto al contesto canadese ma, più in generale, rispetto a quello nordamericano. Tra l’altro, per quanto riguarda questo specifico settore, l’Ontario è stato finora un importante laboratorio a livello mondiale, soprattutto per merito della quarantennale opera di un’oganizzazione di servizio sociale e senza scopo di lucro, il Centro Scuola, che è riuscito ad estendere la rete di formazione linguistica e culturale nel sistema scolastico locale, consentendo a diverse generazioni di apprendere e conservare la lingua delle origini; L’allarme e la conseguente esigenza di intervenire derivano da una duplice situazione che si è venuta a determinare: il Toronto Catholic District Scool Board, che gestisce in una quarantina di scuole dell’Ontario l’International Language Program, nello scorso mese di aprile ha decisio di ridurre i fondi destinati all’insegnamento delle lingue straniere di 900.000 dollari canadesi e di tagliare una ventina di posti in organico, nell’ambito di una piano di rientro da una più ampia esposizione finanziaria dell’ente. Tale decisione, oltre a ridimensionare quantitativamente l’insegnamento curricolare delle lingue straniere, tra le quali l’italiano, potrebbe essere, come ha dichiarato un’autorità in materia come Alberto Di Giovanni, la causa dello spostamento nel pomeriggio e al sabato delle attività corsuali e, di conseguenza, di una progressiva estinzione del programma. Un secondo fattore di crisi, questa volta riguardante la pratica linguistica dell’italiano in Ontario, si è configurato a seguito della decisone della società di comunicazione Rogers di procedere ad una radicale restrizione dei programmi “etnici” trasmessi da OMNI nelle lingue originarie della maggiori comunità immigrate, di cui quella italiana è una delle più rilevanti. E questo, nonostante che Rogers, nel 1986, all’atto dell’acquisto a prezzi di svendita della stazione CFMT-DT (OMNI), si sia impegnato di fronte alla CRTC, l’autorità canadese che concede le licenze nel settore radiotelevisivo, a trasmettere il 60% dei programmi etnici con 50% in terze lingue e, per quanto riguarda la stessa stazione CFMT-DT, il 75% di ore in programmi etnici. La stessa società ora ha fatto richiesta di rinnovo, manifestando tuttavia l’intenzione di eliminare minimo l’80% dei programmi etnici e di ridurre il numero dei gruppi etnici da 20 a 10 ed i programmi canadesi dal 60% al 40%. Mi rendo conto che nell’uno e nell’altro caso si tratti di scelte aziendali sulle quali, sia pure nelle forme dovute, possono avere una voce solo le autorità canadesi. Sembra, però, altrettanto evidente che siamo al cospetto di attività di interesse pubblico, la cui regolazione ha indiscutibili effetti sul mantenimento e sull’evoluzione dei profili identitari, nel quadro di un costante confronto interculturale, delle comunità immigrate e, in particolare, della nostra comunità. Per questo ho sollecitato il Ministro degli Esteri ad avviare sollecitamente un dialogo con le autorità canadesi per rappresentare le preoccupazioni dell’Italia in merito al ridimensionamento dell’International Language Program e alla scomparsa dei programmi in italiano della rete OMNI. Nello stesso tempo ho chiesto informazioni sui tempi e sulle modalità di realizzazione di attività promozionali rivolte alla nostra comunità, adombrate dallo stesso Console di Toronto, con l’obiettivo di integrare con fondi diretti i contributi concessi dal Ministero degli Esteri alle attività di insegnamento dell’italiano, che a loro volta non potranno non tener conto della nuova situazione che si è determinata in Ontario”.