PREMESSA
Il documento sull’associazionismo approvato all’unanimità dall’assemblea plenaria del Cgie nel dicembre 2008, con il contributo significativo della CNE, si concludeva “auspicando un rinnovato rapporto con le istituzioni italiane che accompagnasse il rinnovamento dell’associazionismo a partire dalle sue fondamentali funzioni di salvaguardia e sviluppo dei diritti di cittadinanza e di partecipazione, di tutela dei diritti sociali, dal riconoscimento della sua autonomia e del suo pluralismo”. Le forme associative delle nostre comunità, in effetti, nel loro lungo percorso storico. si sono battute per dare vita ad organismi in grado di costruire una rappresentanza generale delle nostre comunità e di interloquire con le istituzioni italiane e locali per la tutela dei diritti e la crescita sociale, politica e culturale delle comunità stesse. Le associazioni, al contempo, hanno dato un contributo importante alla società civile dei paesi di accoglimento. Sarebbe grave se si riducesse o venisse meno il grande patrimonio di esperienze e di protagonismo di cui sono portatrici le associazioni. L’associazionismo degli italiani nel mondo, nel tempo, è venuto diffusamente assumendo i caratteri e le ispirazioni interculturali cresciute nelle stesse comunità di cui è espressione. La presenza attiva di italo-discendenti, come anche, in molti casi, di persone di altre etnie all’interno delle tante associazioni italiane, conferma che, in modi peculiari e originali, esso sta assumendo caratteristiche di interetnicità e di multiculturalità. Nei sei anni che ci separano dal documento del CGIE, purtroppo si è assistito ad un rapido ulteriore smantellamento delle politiche per gli italiani all’estero e all’affievolimento progressivo (iniziato, peraltro, molti anni fa), del rapporto delle istituzioni italiane con l’associazionismo, il quale è stato relegato, nel migliore dei casi, ad un ruolo di sponda per dinamiche partitiche connesse con il voto all’estero. Le conseguenze negative si sono riflesse anche nell’azione di molti Comites e nel Cgie. Con l’instaurarsi di queste dinamiche rilevabili anche nell’azione delle istituzioni, si è evidenziato il rischio di una perdita irrimediabile di relazioni con la risorsa interculturale e pluralistica dell’emigrazione. Ne è una conferma la vicenda del rinnovo dei Comites, non solo per le contraddizioni procedurali emerse in questa occasione, ma soprattutto per il bassissimo livello di partecipazione che si è registrato. Si può dire che si siano accentuate logiche incongrue se rapportate alle esigenze di associazioni e comunità portatrici di specifiche e plurali identità e distanti, o non assimilabili, alle dinamiche della politica “italiana”. Mentre invece, le comunità emigrate e le loro associazioni sono tra i soggetti più sensibili alle trasformazioni indotte dalla globalizzazione. Oggi, i nuovi fenomeni di mobilità internazionale attraversano le comunità ed interrogano l’ associazionismo. I nuovi migranti, allo stesso tempo, individuano non raramente in esso i primi momenti di riferimento e di aiuto per la ricerca di un lavoro e per agevolare la propria integrazione nei diversi Paesi. Allo stesso tempo, questa rapida crescita di flussi di nuova emigrazione prevalentemente giovanile che allontana dal paese competenze e saperi su cui l’Italia ha investito ingenti risorse, non sembra suscitare la necessaria attenzione ai vari livelli. Dalla nuova migrazione italiana, in alcuni casi in raccordo con l’associazionismo “tradizionale”, sta invece nascendo un nuovo associazionismo di mutuo soccorso che è impegnato ad offrire orientamenti, consulenza e tutele ancora una volta in modo autonomo e fuori dall’azione istituzionale che risulta completamente assente. Di fronte a questo scenario, ponendo al centro come punto fermo di riferimento la natura e le specificità dell’associazionismo degli italiani nel mondo, appare utile formulare alcune considerazioni e proposte che, in sintonia con il Manifesto alla base della convocazione degli Stati Generali, consentano di prefigurare possibili linee di sviluppo aperte alla discussione. L’obiettivo che ci si pone è quello di consolidare le sue reti, la sua capacità di interazione interna e di comunicazione con l’esterno, lo sviluppo di una progettualità che valorizzi la sua autonomia e la sua capacità di costruire rappresentanza sociale di persone, (italiani e italo discendenti), a cavallo tra più realtà territoriali e culturali e tra più identità nazionali. Un associazionismo, quello cui guardiamo, da riconoscere nella sua genesi e per come è oggi, con la sua identità multipla e plurale della quale prendere atto, senza continuare ad alimentare dall’Italia modelli stereotipati di relazioni fondate sulla nostalgia, sul localismo, o sulle logiche di un rapporto unidirezionale orientato al paese di origine, ma che, invece, sia messo in grado di dispiegare le sue ampie opportunità e di trasferire i suoi valori costitutivi in una prospettiva che sarà per forza di cose, policentrica, cooperativa e dialogante.
ALCUNI IMPEGNI DI RIFLESSIONE COMUNE
A partire dalle considerazioni in premessa, si propongono di seguito alcuni punti da tradurre in impegni comuni, sui quali far convergere la riflessione già avviata con il Manifesto degli Stati Generali dell’associazionismo degli italiani nel mondo:
1. Occorre tornare a mettere al centro del nostro interesse il rapporto con le realtà locali di insediamento in relazione alle dinamiche di integrazione e al ruolo che si può svolgere nella costruzione di società solidali, socialmente equilibrate, cooperative, interculturali.
2. Occorre valorizzare l’esperienza storica dell’emigrazione italiana e, in particolare, la capacità di comunicazione tra culture diverse attraverso il confronto e la reciproca comprensione.
3. Occorre orientare le competenze multiculturali dell’emigrazione in quanto importante fattore di sviluppo economico ma anche contributo positivo al consolidamento di buone relazioni nel rapporto nord-sud, est-ovest, tra singoli paesi, sia all’interno della UE che tra diverse aree continentali.
4. Occorre aprirsi ad una più adeguata comprensione del rapporto con i nuovi flussi di immigrazione e di emigrazione dall’Italia, assumendo il grande potenziale critico e costruttivo delle nuove generazioni di migranti, integrandolo con quello costituito dall’ emigrazione insediata da tempo all’estero.
5. Occorre sviluppare molto di più di quanto oggi accada, i circuiti di comunicazione e di relazioni tra le associazioni degli italiani all’estero e le reti associative in rapporto all’Italia, sperimentando anche un campo di relazioni dirette tra i diversi paesi e le diverse aree continentali dove sono presenti collettività italiane all’estero e da dove provengono flussi di immigrazione verso l’Italia.*)
6. Occorre assumere la consapevolezza che ciò che chiamiamo “italianità”, non è un’identità ferma, ma piuttosto un medium relazionale, articolato e in continuo mutamento; essa costituisce un occasione formidabile di comunicazione tra diverse realtà territoriali, linguistiche e culturali in buona parte caratterizzate da una presenza importante di nostre componenti migratorie originarie, o di immigrazione comunitaria ed extrauropea. 7. Occorre essere in grado di riportare. rispetto al comune paese di origine, l’Italia, la ricchezza che scaturisce dal percorso storico dell’emigrazione italiana nella prospettiva della costruzione di una società multiculturale, solidale, aperta a relazioni paritarie e di cooperazione sociale ed economica, di dialogo aperto con gli altri paesi per la salvaguardia della pace, dell’ecosistema, della dignità della persona, dei diritti umani e dei diritti dei popoli. *.(Mentre le associazioni degli italiani nel mondo sono, secondo il MAECI, oltre 5.000, una recente indagine dell’IDOS e del Ministero degli Interni, registra la presenza di oltre 2.000 associazioni costituite d immigrati in Italia).
IL FORUM, MODALITÀ DI AZIONE, ALLEANZE
In questo senso, il Forum delle associazioni che nascerà dagli Stati Generali, costituisce l’elemento decisivo per la costruzione e per il rafforzamento di questo nuovo spazio di incontro, di confronto, di comune riflessione e di comune progettazione del futuro. E’ utile a questo proposito, il riferimento al Forum italiano del Terzo Settore, sia rispetto alla metodologia di aggregazione che è stata in quel caso seguita, sia rispetto alla formulazione della mission o dei principi istitutivi che dovrebbe guidare il Forum dell’associazionismo degli italiani nel mondo. Sul nuovo programma di azione che s’intende costruire sono auspicabili e vanno sollecitate le possibili convergenze sia con soggetti pubblici, istituzionali, culturali, sociali, che con quelli privati. La nuova progettualità e le opportunità che ne derivano hanno bisogno delle energie interne all’associazionismo, ma anche degli apporti di realtà diverse che si muovono su versanti contigui a quelli della rappresentanza sociale, propria dell’associazionismo: quelli della solidarietà, della cooperazione, della società civile nelle sua varie articolazioni. La costruzione delle convergenze precedentemente richiamate, per dare esiti positivi e ricadute fruttuose, va condotta parallelamente in Italia e negli altri paesi. E può essere estesa al mondo dell’immigrazione organizzata in Italia.