Riunito il Comitato per le questioni degli italiani all’estero Fra gli interventi quelli del presidente del Comitato Micheloni, (foto accanto), dei senatori Giacobbe (Pd), Zin (Maie), Dalla Tor (Ap), Turano (Pd), e dei rappresentanti dell’associazionismo Volpini (Acli); Ricci (Filef), Papais (Cne) e Dotolo (Migrantes) ROMA – Procede al Comitato per le questioni degli italiani all’estero del Senato l’indagine conoscitiva sulla valorizzazione del reciproco contributo economico, culturale e civile tra il nostro Paese e le comunità italiane all’estero, che, in vista dell’assemblea degli Stati generali dell’associazionismo degli italiani nel mondo prevista a Roma il 3 e 4 luglio prossimi (vedi anche http://comunicazioneinform.it/a-roma-il-3-e-4-luglio-lassemblea-degli-stati-generali-dellassociazionismo-degli-italiani-nel-mondo/), ha organizzato oggi un’audizione con alcuni rappresentanti del Comitato promotore dell’assemblea. Nel corso dell’audizione sono stati richiamati i contenuti che verranno approfonditi in quella sede – in cui sono previsti anche gli interventi di membri dei due Comitati parlamentari che si occupano delle questioni dei connazionali all’estero – e il manifesto che costituisce la base cui cui si sviluppa l’iniziativa. In particolare il vice segretario generale del Cgie Roberto Volpini (Acli) ha assicurato come l’associazionismo non sia un mondo in crisi, crisi che coinvolge piuttosto la rappresentanza dell’associazionismo, “così come tutte la rappresentanza nel nostro Paese”, e testimoniata in ultimo dal dato di partecipazione registrato alle ultime elezioni dei Comites. Obiettivo dell’assemblea sarà la costituzione di un Forum sul modello di quello esistente per le associazioni del terzo settore, passo auspicato per giungere al “riconoscimento dell’associazionismo all’estero al pari di quello delle associazioni che operano in Italia”. Un riconoscimento che passa anche attraverso l’ascolto e la tutela della complessità che contraddistingue le numerosissime associazioni cui fanno riferimento i connazionali all’estero, incluse quelle nate con il riprendere dei flussi migratori, specie giovanili, richiamati da Rodolfo Ricci della Filef (Federazione italiana lavoratori emigrati e famiglie) e quantificati in una stima superiore di “3 o 4 volte” i dati registrati dall’Aire. Una realtà – afferma Ricci – che sta sfuggendo e perdendo progressivamente il legame con la madrepatria. Di una tappa per guardare al futuro dell’associazionismo italiano all’estero parla anche il presidente della Cne (Consulta nazionale dell’Emigrazione) Luigi Papais (Ucemi), che sottolinea come non vada disperso il patrimonio maturato nel corso della storia dell’emigrazione italiana. Di seguito sono intervenuti alcuni senatori facenti parte del Comitato. In particolare Francesco Giacobbe (Pd, ripartizione Africa, Asia, Oceania e Antartide) che ha rimarcato la sua preoccupazione per la bassa partecipazione registrata alle ultime elezioni dei Comites – il dato complessivo dei votanti è stato quantificato nel 2,7% degli aventi diritto – dovuta a suo avviso alle procedure adottate per l’esercizio di voto – l’introduzione della necessità di iscriversi ad un apposito elenco per ricevere il plico elettorale – e all’incapacità di suscitare l’interesse necessario a stimolare la partecipazione al voto. Egli ha ricordato come in Australia, visto l’alto grado di integrazione raggiunto dalla collettività, gli aderenti alle associazioni italiane siano “al 95% persone non aventi passaporto italiano” le cui esigenze di mantenere un legame con l’Italia sono in primo luogo quelle di tipo culturale, piuttosto che ragioni di aggregazione sociale, prevalenti nel passato. “La cultura italiana è ciò che stimola l’interesse di figli e nipoti di italiani – ribadisce, chiedendo che il programma dell’assemblea possa tener conto anche di questo aspetto. “Una più approfondita riflessione va fatta anche, da parte dell’Italia prima di tutto – aggiunge, – su cosa significhino oggi i nuovi flussi migratori, sulle motivazioni che sono alla base dell’attuale processo di mobilità, processo molto diverso da quello del passato – ribadisce. Mario Dalla Tor (Ap) segnala l’importanza del mondo associativo italiano all’estero, risorsa su cui occorre “massimizzare lo sforzo per una sinergia che dia risposte vere alle gente”, concertazione ancora più indispensabile in un quadro di riduzione di risorse e su cui auspica il Forum che l’assemblea di popone di istituire possa formulare delle proposte “che possano essere di aiuto a tutti noi”. Analogamente a Giacobbe, Dalla Tor esprime preoccupazione per il dato di affluenza registrato alle elezioni dei Comites, mentre il presidente del Comitato, Claudio Micheloni, annuncia la sua intenzione di svolgere una nuova riunione sui documenti preparati in vista degli Stati generali, così da poter formulare un intervento “di contenuto” in quella sede. Per Renato Turano (Pd, ripartizione America settentrionale e centrale) il mancato coinvolgimento delle giovani generazioni è dovuto anche alla perdita della lingua italiana, “non promossa in modo adeguato dal nostro Paese” e all’assenza di programmi più vicini ad esse, che le possano coinvolgere nel mondo associativo. “Eppure essi avvertono un forte legame con le loro origini, un senso patriottico che invece è assente in Italia – afferma Turano, secondo il quale è necessario sensibilizzare i giovani italiani residenti entro i confini nazionali sull’importanza di mantenere tali legami e puntare su iniziative che utilizzino internet per stabilire “un ponte e il coinvolgimento progressivo dei giovani”, diffondendo anche la conoscenza di quelli che sono gli organismi di rappresentanza come Comites e Cgie. Claudio Zin (Maie, ripartizione America meridionale) segnala l’importanza di “unificare il mondo associativo italiano all’estero con un percorso efficace che contribuisca anche al rafforzamento della rappresentanza”. Concorda sulla necessità di utilizzare i nuovi strumenti di comunicazione, come internet o i social network per coinvolgere i giovani e lavorare su “alternative realistiche per raggiungere una rappresentanza logica, effettiva e utile alle collettività”. Micheloni si augura che l’iniziativa degli Stati generali possa contraddistinguersi per “un linguaggio di verità”, che possa essere momento di riflessione sulla rappresentanza dei connazionali residenti all’estero, quanto mai necessario dopo l’interruzione del percorso parlamentare di riforma del sistema avvenuta nel 2011, interruzione che a suo avviso non gioverà per esempio alla prossima elezione del Cgie, che vedrà ridotto il numero dei suoi consiglieri. Tale riduzione, infatti, secondo il presidente del Comitato per le questioni degli italiani all’estero, in assenza di una riforma delle sue competenze, finirà con il minarne le capacità rappresentative. Micheloni sollecita inoltre una riflessione più approfondita sul riconoscimento delle associazioni italiane all’estero, sulla necessità e i limiti dell’utilizzo dello strumento informatico e chiede infine quali siano i rapporti delle associazioni rappresentate con i Comites. “Siamo consapevoli che la crisi di rappresentanza non sia limitata ai Comites – conclude, ribadendo tuttavia il rischio che la percentuale di partecipazione alle ultime elezioni possa essere usata per screditare l’insieme della rappresentanza. Una “manovra” che riuscirà se non si sarà trasmessa “l’importanza che la collettività residente all’estero riveste per il Paese”, compito che egli riconosce essere responsabilità dei parlamentari eletti nella circoscrizione Estero. Alle sollecitazioni di Micheloni risponde Roberto Volpini, che ricorda come l’iniziativa sia “la tappa di un cammino ma anche una ripartenza” per il mondo associativo e spiega come le scelta dei temi in discussione – lavoro, mobilità e diritti di cittadinanza – sia stata determinata da limiti di tempo e risorse che non consentono di affrontare le tante questioni su cui si muove la realtà coinvolta nell’iniziativa di luglio. Richiama inoltre i “pilastri” su cui essa si basa: “il rispetto dell’autonomia e del pluralismo del mondo associativo”, pluralismo di istanze di cui i rapporti con i Comites, i consolati o altri istituti di rappresentanza costituiscono solo una parte. Gli organizzatori vogliono dunque evidenziare come il mondo associativo sia così variegato da non poter trovare rappresentanza e interlocuzione unicamente con la Direzione generale per gli italiani all’estero del Maeci e come tale complessità abbia determinato il carattere “aperto” del confronto organizzato tra poche settimane. “Il nostro obiettivo non è la costituzione di un Forum nazionale – spiega Volpini – ma la creazione di forum in diversi Paesi che possano raccogliere tutte le realtà presenti in quelle aree”, un modo quindi per salvaguardare il pluralismo delle singole associazioni, abbracciarne la complessità ma garantire allo stesso tempo un coordinamento delle diverse istanze. Anche Ricci evidenzia legittimità ed autonomia del mondo associativo, le cui diverse realtà – dice – non è detto ritengano necessario trovare rappresentanza a livello istituzionale, nel rapporto con i Comites o il Cgie. “Nel mondo ci sono molto organizzazioni nate dalla nuova emigrazione che sviluppano significative forme di autotutela o mutuo soccorso e magari non hanno collegamenti con le associazioni più tradizionali – continua Ricci – e il mondo associativo, a prescindere dalla crisi attraversa da alcuni suoi settori, è vivo e continuerà a vivere a lungo”. Proprio per cogliere la ricchezza e la complessità di questo mondo è necessario “ascoltare ciò che esso ha da dire – afferma il coordinatore Filef – e non farvi riferimento applicandovi paradigmi che vengono dall’Italia”. Papais ribadisce come in realtà internet sia stato usato per diffondere il programma dell’iniziativa e coinvolgere in essa i sodalizi presenti all’estero e mette in guardia da una sopravvalutazione del contatto stabilito attraverso lo strumento informatico, che in alcuni casi rischia di essere estemporaneo. “È vero che internet può dare risposte efficaci su aspetti pratici e logistici di vita quotidiana – afferma – ma le associazione storiche rimangono e tentano di ripartire”. Papais ribadisce, al di là del riconoscimento da parte delle istituzioni italiane al mondo associativo, “che continuerà ad operare in ogni caso”, l’importanza di garantire rappresentanza agli oltre 4 milioni di connazionali residenti all’estero. Infine, Franco Dotolo della Migrantes sottolinea come un segno di attenzione da parte dei Comitati parlamentari che si occupano più direttamente delle questioni dei connazionali all’estero potrebbe essere la calendarizzazione del disegno di legge che riguarda anche le associazioni all’estero (n.383) e che al momento giace in Parlamento. (Inform)