Sintesi dell’introduzione di Alfiero Grandi ai lavori dell’assemblea nazionale promossa dal coordinamento per la democrazia costituzionale, svolta a Roma il 15 giugno 2016
1)Il coordinamento per la democrazia costituzionale si è presentato pubblicamente il 9 marzo scorso nell’assemblea nazionale che si è svolta nella sala della Regina della Camera dei deputati.
Da allora le adesioni al coordianmento sono arrivate numerose, si sono costituiti comitati a livello locale e si sono svolte iniziative sulle modifiche che il governo vuole fare alla Costituzione e sulla legge elettorale appena approvata che hanno espresso una dura critica alle posizioni del governo Renzi.
Dobbiamo essere consapevoli tuttavia che il rafforzamento del lavoro del coordinamento, che deve arrivare a radicarsi in tutto il territorio nazionale, non basterà da solo per affrontare sfide di grande portata come le campagne referendarie di cui parlerò dopo che infatti richiedono energie politiche, sociali, organizzative, finanziarie e quindi hanno bisogno di una capacità di mobilitazione di grande portata, al di là delle nostre forze.
Per questo a conclusione di questa assemblea chiederemo a tutti i soggetti politici e sociali di pronunciarsi sulla possibilità di un loro impegno sia nella promozione dei referendum che nella sfida ancora più difficile oggi di convincere almeno la maggioranza più uno degli elettori ad andare a votare, altrimenti i referendum, senza quorum, sono un boomerang. Per questo soggetti diversi, anche su posizioni molto distanti, possono e debbono unirsi sugli obiettivi referendari.
Siamo consapevoli che la crescita dell’astensionismo, la distanza crescente delle persone dalla partecipazione politica rendono particolarmente difficile convincere gli elettori a partecipare al voto e che i referendum non si promuovono per fare propaganda ma per svolgerli e soprattutto per vincerli.
2)Il governo Renzi sta provocando reazioni importanti con iniziative improvvide di vario tipo, che sono una sorta di anticipazione di quanto accadrebbe se le modifiche istituzionali e delle modalità decisionali mettessero nelle mani del capo del governo la sostanziale possibilità di decidere senza lasciare lo spazio democratico per reazioni di qualche peso volte a cambiare le decisioni, come è normale in democrazia. Non a caso Scalfari ha usato il termine democratura per lanciare un allarme su iniziative che tendono a restringere gli spazi democratici. In sostanza si vogliono imporre scelte che altrimenti non passerebbero con facilità e questo prefigura una torsione autoritaria preoccupante. Alla fatica di governare con il confronto e il dialogo si vuole sostituire un metodo sbrigativo e arrogante, di cui l’attacco reiterato verso i sindacati è un esempio preoccupante. Il jobs act è stato un capitolo importante in questa direzione e ora la scuola è in rivolta contro modifiche legislative inaccettabili, non a caso centrate sulla creazione di una catena di comando nelle scuole. L’iter legislativo della legge sulla scuola non è ancora completato e quindi è prematuro parlare di referendum, tuttavia sentiamo parlare da diverse parti che senza cambiamenti decisivi potrebbe esserci all’orizzonte un referendum abrogativo. Se ci troveremo a fianco della nostra iniziativa la promozione di referendum da parte dei protagonisti del movimento di protesta nella scuola (sindacati, studenti, genitori) cercheremo in tutti modi di stabilire un terreno comune di lavoro, fermo restando che ogni iniziativa deve essere promossa dai protagonisiti della materia. Infatti sarebbe un errore sostituirsi a loro, che debbono essere i protagonisti dell’iniziativa, ma ci si deve alleare con iniziative convergenti e condivisibili.
3)Per noi la Costituzione è un punto di riferimento essenziale. Nata dalla Resistenza ha rappresentato il punto di riferimento, il tessuto della convivenza politica, sociale e civile nel nostro paese. Troppe volte in passato improvvisati costituenti hanno cercato di introdurre cambiamenti, spesso pentendosi per la fretta e l’approssimazione perché hanno prevalso interessi immediati. Pensiamo al titolo V, in pochi anni si è passati da un decentramento approssimativo e confuso a un drastico riaccentramento come quello che è contenuto nella proposta del governo di revisione del titolo stesso. Al punto che sul governo del territorio regioni ed enti locali verrebbero tagliati fuori dal meccanismo decisionale di grandi interventi. Le grandi ondate di modifiche della Costituzione finora non sono andate in porto.
Le modifiche della Costituzione oggi all’esame del Senato sono inaccettabili e se non ci saranno cambiamenti radicali al referendum confermativo nella prossima primavera faremo campagna per il No. Non solo per evitare il pericolo di un plebiscito a favore come vorrebbe Renzi, ma per intrecciare il No per chiedere di bocciare le modifiche della Costituzione con la raccolta delle firme su 2 referendum abrogativi di punti fondamentali della legge elettorale approvata il 4 maggio scorso. Insieme questi 2 provvedimenti rivelano un unico disegno pericoloso e inaccettabile, che ha un segno autoritario e accentratore.
Il voto dei cittadini non avrebbe più lo stesso valore, chi vota per il vincente potrebbe vedere il suo voto eleggere anche il doppio dei deputati. La Camera, unico ramo del parlamento che resterebbe unica abilitata a dare la fiducia al governo, sarebbe in realtà sottomessa al governo perché resterebbe nella sua composizione essenzialmente un parlamento di nominati. Non dimentichiamo che il Senato con le modifiche della Costituzione diventerebbe una camera di serie B (una camera dopolavoro) senza una reale autonomia, perfino incapace di assolvere i compiti previsti perché i suoi componenti avrebbero altri compiti istituzionali da svolgere prioritariamente.
4)E’ in corso una campagna di depistaggio che cerca di dimostrare che le modifiche istituzionali sono materia della casta, di cui non ci si deve occupare, che non avrebbero importanza per la vita concreta delle persone. E’ una grave menzogna. La stessa prima parte della Costituzione è attuata in forza dei meccanismi decisionali della seconda, ad esempio scuola, lavoro, stato sociale, diritti dipendono largamente da chi e come decide. I meccanismi istituzionali servono per decidere le scelte ed è per questo che in un assetto occorrono contrappesi, contropoteri per evitare una deriva assolutistica, perché è del tutto evidente che oggi il governo spera di potere imporre ad una società frantumata e sofferente per i colpi della crisi come quella italiana le sue soluzioni. Le modifiche costituzionali e la legge elettorale servono proprio ad imporre alla società delle scelte, delle decisioni che altrimenti provocherebbero reazioni. Reazioni per le quali in futuro non ci sarebbero più i canali di ascolto e le modalità per fare valere altri punti di vista, pensiamo sempre a quanto accade nella scuola.
Bloccare cambiamenti sbagliati è un modo per garantire la possibilità dei cittadini di fare valere il loro punto di vista, altrimenti la distanza dalla politica diventerà una frattura incolmabile.
5)C’è qualcosa di inquietante nell’accentramento dei poteri nelle mani del governo e in particolare del Presidente del Consiglio delineato dalle modifiche della Costituzione e dalla legge elettorale, per di più a fronte del teorizzato superamento del ruolo dei corpi intermedi, della rappresentanza sociale, a partire dai sindacati. Non ci si può scandalizzare del tentativo di Erdogan di diventare il nuovo sultano turco, per fortuna bocciato dagli elettori, e poi non vedere i pericoli insiti nel disegno di accentramento dei poteri nelle mani del Presidente del Consiglio, avendo come sostanziale riferimento la legge elettorale per i Comuni e quindi arrivando in modo surrettizio ad una forma di presidenzialismo, al sindaco d’Italia.
La legge elettorale fa impallidire la legge truffa del 1953, dà un premio di maggioranza enorme che può arrivare nel ballottaggio oltre ogni ragionevolezza, senza neppure prevedere la possibilità di apparentamenti tra partiti. Inoltre la maggioranza della Camera, unica a dare e togliere la fiducia al Governo, verrebbe nominata con il meccansimo dei capilista bloccati e delle pluricandidadture.
Le modifiche della Costituzione creano un Senato posticcio, non eletto dai cittadini, contro i principi della Costituzione che non prevede questa modalità, come ha sottolineato il prof. Pace. Queste modifiche accentrano i poteri e prevedono ulteriori possilità per il governo di fare approvare i suoi provvedimenti in tempi rapidi, prefissati e sostanzialmente senza modifiche, finendo con il modificare il ruolo stesso del parlamento, che dovrebbe essere all’origine del conferimento dei poteri al governo, non il contrario come accadrebbe se entrassero in vigore queste modifiche . Eppure il Senato manterrebbe rilevanti poteri costituzionali e di altra natura, che però non potrebbe di fatto esercitare essendo i suoi componenti affacendati in altri incarichi e dediti a questo compito sostanzialmente nel tempo libero. Un Senato dopolavoro.
6)Dobbiamo reagire. Il governo, al di là delle tattiche, tenterà di fare approvare le modifiche della Costituzione, a meno che non cada prima. Sappiamo infatti che il governo ha usato a piene mani il ricatto delle elezioni anticipate, strozzato il dibattito parlamentare e fatto ricorso al voto di fiducia in modo anomalo su materie come la legge elettorale. Quindi nella primavera 2016 è molto probabile che si svolgerà il referendum confermativo delle modifiche della Costituzione, che per noi deve diventare un No secco per bocciare queste modifiche. Un referendum confermativo è senza quorum e quindi può essere meglio contendibile degli altri che hanno un quorum altissimo come la maggioranza degli elettori più uno per essere validi. In tempi di disaffezione dal voto raggiungere il quorum per i referendum ordinari è uno sforzo immane. Basta pensare all’articolo 81 della Costituzione dove sono state introdotte modifiche che hanno portato l’Italia nell’incredibile situazione di chiedere all’Europa comportamenti contrari a quelli che ha essa stessa inserito nella Costituzione, al punto da fare sospettare che si tratti di una finta richiesta all’Euyropa del governo, che altrimenti dovrebbe proporre anzitutto di modificare l’attuale articolo 81. Dobbiamo purtroppo ricordare che la raccolta delle firme per i referendum sulla legge attuativa dell’articolo 81 non ha raggiunto l’obiettivo creando un serio problema politico e demoralizzando le energie in essa impegnate.
La proposta in sostanza è che in parallelo alla campagna per il No sulle modifiche della Costituzione si svolga nella prossima primavera la raccolta delle firme per abrogare i 2 punti essenziali della legge elettorale: premio di maggioranza nel primo e nel secondo turno e deputati nominati perché capilista e con la possibilità delle pluricandidature.
7)C’è un altro importante terreno di iniziative in corso di preparazione su iniziativa del prof. Besostri che condividiamo interamente. Si tratta delle iniziative per via giudiziaria nelle 26 sedi di corte di appello per cercare di arrivare anche per questa via a sottoporre alla Corte costituzionale l’incostituzionalità della legge elettorale approvata il 4 maggio scorso. Questa via è già in corso di preparazione perché dobbiamo in tutti i modi cercare di fare sì che questa legge non entri in vigore, altrimenti avremmo una Camera sostanzialmente asservita al vincitore, con tutte le conseguenze del caso. Anche se diciamo apertamente che probabilmente chi insiste per introdurre queste modifiche sottovaluta che sta preparando un meccansimo decisionale che potrebbe in realtà essere usato da altri, perché l’andamento elettorale indica che la vittoria di Renzi non è più così scontata come si vorrebbe far credere. Dobbiamo fare in modo che la via dei ricorsi alla Corte costituzionale, non breve e poco nota a livello di massa, esca dall’ombra e costituisca uno dei punti della nostra iniziativa, non solo per trovare i legali per presentare i ricorsi e i firmatari dei ricorsi stessi, ma anche per sollecitare prima i giudici ordinari e poi la Corte costituzionale ad esprimere con rapidità le loro opinioni, cercando di evitare pronunce valide ma tardive come nel caso del procellum.
8)Prefiguriamo in sostanza un’iniziativa che tra referendum confermativo nella primavera 2016, in cui esprimere un secco No sulle modifiche costituzionali e raccolta delle firme per i 2 referendum abrogativi si ricostruisca un’opposizione unitaria al disegno di accentramento decisionale neoautoritario del governo Renzi.
Questa proposta referendaria la sottoporremo a tutti i soggetti sociali e politici, alle singole personalità per chiedere la condivisione delle proposte e un impegno sia per i rciorsi che per la campagna referendaria della primavera 2016, se poi saranno al nostro fianco altri referendum come quello sulla scuola non potremo che lavorare insieme, in sinergia.
I quesiti referndari sono sostanzialmente pronti e verranno illustrati nel merito da chi ne sta curando la stesura, i prof. Ferrara e Villone.
COORDINAMENTO DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE
Documento conclusivo dell’assemblea
L’approvazione, il 4 maggio scorso, della legge elettorale con la forzatura inaccettabile della richiesta del voto di fiducia da parte del Governo, ha troncato ogni possibilità di confronto e di modifica del provvedimento, ma non ha chiuso il discorso istituzionale, sia perché il nuovo sistema elettorale entrerà in vigore solo il 1° luglio 2016, lasciando uno spazio temporale per successivi ripensamenti, sia perché esso presume l’abrogazione del Senato come Camera elettiva, sebbene la relativa riforma costituzionale non sia ancora conclusa e potrebbe essere cancellata dal referendum confermativo.
Il Coordinamento ritiene che l’obiettivo prioritario sia quello di evitare che la nuova legge elettorale (Italicum) trovi concreta applicazione, tanto più che, se venisse approvata anche la modifica della Costituzione, la Camera sarebbe l’unica a dare la fiducia.
Una Camera dei deputati composta in base alla nuova legge elettorale, con la maggioranza – grazie ad un forte premio – assegnata a un solo partito e per di più, nel caso di ballottaggio, indipendentemente dal consenso ottenuto al primo turno, costituirebbe un passo preoccupante verso un regime autoritario. Il premio di maggioranza per il vincitore non solo è enorme al primo turno (del resto molti partiti oggi non arrivano al differenziale rappresentato dal premio di maggioranza per chi raggiungesse il 40% dei voti), ma potrebbe diventare enormemente sproporzionato nel caso di ricorso al ballottaggio, a cui si accede senza soglia di accesso e senza neppure la possibilità di apparentamento al secondo turno.
Il Coordinamento pertanto ha sottolineato il dovere di utilizzare tutti gli strumenti disponibili per opporsi a questa legge prima della sua entrata in vigore, senza nascondersi che questo obiettivo presenta evidenti difficoltà.
Gli strumenti che il Coordinamento ha identificato per neutralizzare questa pessima e inaccettabile legge elettorale sono due e ritiene necessario provare a percorrerli entrambi:
-il primo è intraprendere iniziative giudiziarie in ogni distretto di Corte d’appello per sollevare da subito la questione della non costituzionalità della legge e per ottenere in questo modo un rinvio della legge alla Corte Costituzionale, in analogia con quanto avvenuto con il Porcellum, che è stata oggetto di censura in passaggi fondamentali – in gran parte gli stessi che ritroviamo in questa legge – da parte della Consulta con la sentenza n.1/2014;
-il secondo è il ricorso a referendum abrogativi, che abbiano ad oggetto l’annullamento degli aspetti più incostituzionali, tenendo conto della sentenza della Corte Costituzionale sul Porcellum;
Sul primo strumento, tramite l’impegno dell’Avvocato Besostri, che coordinerà il team di legali impegnati nel ricorso all’Autorità Giudiziaria, si presenta la necessità di promuovere una iniziativa politica unitaria a tutti i livelli, locale e nazionale, sostenuta da Associazioni, cittadini, esponenti politici che accompagni tutto l’iter dei ricorsi. L’orientamento è di concentrare i ricorsi sugli aspetti politicamente più rilevanti: premio di maggioranza e ballottaggio, capilista bloccati e pluralità delle candidature, ferma restando la possibilità di sollevare ulteriori questioni, a giudizio di ciascun ricorrente.
Sullo strumento dei referendum abrogativi il Coordinamento preso atto del rischio di non ammissibilità di un quesito tendente a abrogare completamente la legge, ha deciso di promuovere distinti quesiti referendari, definiti dai costituzionalisti Gianni Ferrara e Massimo Villone, articolati su due punti fondamentali:
- Eliminazione dei capilista bloccati e delle multicandidature (quesito tendente a restituire agli elettori il diritto di scegliere i propri rappresentanti)
- Eliminazione del premio di maggioranza e del ballottaggio (quesito tendente ad ristabilire l’eguaglianza del voto e la rappresentatività degli eletti)
Il Coordinamento è composto da associazioni e giuristi ed è consapevole di non avere forze economiche e organizzative sufficienti per agire da solo. Per promuovere i referendum e ancora di più per la successiva campagna elettorale è indispensabile un impegno forte da parte di diversi soggetti, con un protagonismo importante politico e sociale, senza il timore di coinvolgere insieme soggettività assai lontane fra loro.
Inoltre il Coordinamento, tanto più dopo la crescita esponenziale dell’astensionismo nelle elezioni regionali, sottolinea l’enorme difficoltà di convincere alla partecipazione al voto i cittadini. Per questo occorre costruire un fronte ampio, consapevole e motivato sugli obiettivi referendari che solo convincendo i cittadini-elettori dell’importanza della loro partecipazione al voto ha speranza di risultati positivi.
Per questo il Coordinamento ritiene importante verificare la possibilità che i referendum elettorali siano agiti in associazione con le eventuali proposte di referendum che riguarderanno la scuola (riforma Renzi/Giannini), l’ambiente (Sblocca Italia) ed il lavoro (job’s act), in modo da realizzare una sinergia virtuosa fra questioni istituzionali e questioni sociali, idonea a favorire una vasta partecipazione popolare. Naturalmente i referendum debbono essere proposti e agiti dai soggetti che sono protagonisti delle lotte in corso, non vogliamo certo sostituirci ad essi, basta pensare alla scuola, e quindi la nostra è condivisione e impegno alla sinergia.
Il Coordinamento ritiene che l’impegno sulla legge elettorale vada visto insieme alle modifiche della Costituzione che il Senato esaminerà tra qualche giorno e sulle quali la valutazione è altrettanto negativa. Se le modifiche della Costituzione all’esame del Senato dovessero venire approvate, come il Governo conferma di volere, si svolgerebbe un referendum confermativo nella primavera 2016 ed è proprio in parallelo a quella campagna che potrebbe esserci la raccolta delle firme sui referendum abrogativi dei punti essenziali della legge elettorale, nonché sugli altri referendum sociali.
Il Coordinamento chiede un pronunciamento su queste proposte e un impegno in questa direzione a tutti i cittadini, alle associazioni, ai rappresentanti politici, alle associazioni, ai partiti che concordano sugli obiettivi.
Inoltre, la importanza degli obbiettivi proposti e le oggettive difficoltà ad essi collegate richiedono di allargare la azione di informazione e partecipazione, partendo dalla costituzione, nel maggior numero di territori possibile, dei Coordinamenti locali i quali, mantenendo un rapporto con il Coordinamento nazionale, possano promuovere nuovi rapporti con Associazioni, Forze politiche e sociali, cittadini, consentendo alla nostra iniziativa di far lievitare la comprensione e l’impegno per la battaglia referendaria. Cruciale è anche la raccolta e lo scambio dei contatti con coloro che si avvicinano alle nostre campagne, al fine di costruire una rete di indirizzi che consenta una rapida trasmissione delle informazioni (documentazione e iniziative), cosa decisiva anche in funzione dei ridotti mezzi organizzativi ed economici.
Roma, 15/6/2015
Domenico Gallo Alfiero Grandi