PERUGIA - Fu fondata nel 1925, un anno prima che nascessero gli Istituti Italiani di Cultura, e prima ancora della rete diplomatico-culturale ha portato avanti "l'alta missione di promuovere la lingua e la cultura italiana nel mondo". Non è un caso dunque che sia stata l'Università per Stranieri di Perugia ad ospitare, per la prima volta dopo ben otto anni, la Conferenza dei Direttori degli Istituti Italiani dei Cultura nel Mondo. A loro ed ai vertici del Ministero degli Affari Esteri questa mattina ha dato il proprio "orgoglioso" benvenuto il rettore Giovanni Paciullo, seguito dal sindaco Andrea Romizi. Quindi la parola è passata al sottosegretario agli Affari Esteri, Mario Giro, che ha moderato la prima sessione deella conferenza, un momento di riflessione teorica e progettazione concreta volte al potenziamento del ruolo della lingua e della cultura italiana, primari strumenti di promozione dell'identità nazionale nel mondo. Rivolgendo un "ringraziamento non retorico" alla Stranieri di Perugia per la "gentile e appassionata insistenza" ad inaugurare nell'Ateneo la conferenza – domani e venerdì i lavori proseguiranno a Roma, presso la Farnesina -, Giro ha parlato della tre-giorni come del "segnale di un nuovo inizio", ovvero di una nuova attenzione da parte del governo italiano verso la promozione del Sistema Paese. Se esiste infatti un programma di governo per il rilancio dell'economia, ha sostenuto Giro, deve esisterne anche uno dedicato alla cultura e questa Conferenza, dopo gli Stati Generali dell'ottobre scorso, sarà per il sottosegretario una nuova occasione di "massimo confronto possibile" sulla questione. "È necessario riunirci per guardarci negli occhi, sviluppare idee e trovare soluzioni", ha detto Mario Giro, annunciando future aperture in zone nuove e strategiche, come il Medio oriente, e l'inserimento di addetti culturali laddove non vi siano Istituti. Ma non basta. Serve definire, oltre ai "Paesi chiave", anche quale sia la missione degli IIC, che non devo essere più "isolati", bensì "mettersi in rete". Ciò, ha precisato Giro, non vuol dire che debbano "snaturalizzarsi", quanto piuttosto far da "catalizzatori culturali", raccogliendo attorno a sé "tutto ciò che ha a che fare con la nostra cultura e il nostro stile" e puntando così, "dopo anni di introversione", alla internazionalizzazione del Sistema Paese. Un processo che, ha ammesso Giro, "talvolta è già iniziato" attraverso contatti con privati, sponsorizzazioni ed azioni comuni, ma che deve diventare prassi a favore della nostra "reputazione". Servono, certo, delle "priorità" definite, dei "messaggi chiave che tutti possano usare"; e serve "risvegliare risorme umane, intellettuali e finanziarie", come pure puntare "una nuova forma giuridica di insegnamento della lingua italiana all'estero con un'unica certificazione" e "connettere domanda e offerta". Poi, rivolgendosi direttamente ai direttori presenti in sala, Giro ha detto: "non sottovalutate il vostro lavoro e continuate a sperare. La lingua e la cultura costituiscono un forte strumento di attrazione che porta con sé un bagaglio relazionale, spesso sottovalutato". Dunque il suo invito ad "interpretare il volto nuovo dell'Italia e declinarlo in ogni Paese", perché la "cultura è il vero perno della nostra internazionalizzazione". "Colmare il divorzio tra Paese e cultura: questa", ha concluso Mario Giro, "è la nostra sfida". È d'accordo Andrea Riccardi per il quale "l'Italia è stata malata dell'assenza di una visione". Per il neo presidente della Società Dante Alighieri, negli ultimi 25 anni la "instabilità politica" ha causato una "introversione del Paese" su sè stesso. Mentre nel mondo globalizzato "tutte le identità devono ristrutturarsi nei confronti di orizzonti sconfinati in cui i popoli competono, scambiano e si parlano", in Italia si è assistito ad uno "spaesamento" e alla assenza di rilancio". In questo contesto, troppo a lungo "gli IIC si sono sentiti avamposti trascurati ed hanno supplito, spesso con creatività, alla mancanza di risorse" e di "impegno". "Abbiamo perso anni preziosi", ma ora è il momento di "ripensare l'identità italiana nel mondo globale", ha detto Riccardi. La domanda di italiano ancora c'è ed è forte – secondo i dati MAECI sono circa 1,4 milioni gli studenti di italiano nel mondo -, ma "non sarà eterna" e, se non le si fornirà adeguata risposta, rischierà di logorarsi e deperire, schiacciata tra la "concorrenza" e la "scarsa offerta". Come intervenire? Riccardi ancora una volta condivide con il sottosegretario Giro l'idea di "formule innovative", che facciano leva su due realtà distinte: da un lato la "italnostalgia", legata ai connazionali emigrati all'estero; dall'altro la "italsimpatia", ovvero il carattere elettivo verso tutto ciò che sa di italiano, dall'arte all'enogastronomia, dal design al calcio allo stile di vita. "Le note dell'italsimpatia sono tante ed è su queste che dobbiamo lavorare", ha detto il presidente della Dante, nella consapevolezza, ha aggiunto, che quello italiano è percepito come un "mondo non aggressivo", ma fatto di "valori umanistici", un "mondo bello e gentile". Ecco, per Andrea Riccardi deve iniziare "una nuova stagione di estroversione dell'Italia", che punti sui "valori in un Paese di cui il mondo ha bisogno". "La politica deve accompagnare questo processo", perchè ad oggi, ha concluso Riccardi, "scontiamo la mancanza di un sistema" capace di unire "i pezzi" di Italia che ne costituiscono tutti insieme l'identità. Gli Istituti Italiani di Cultura sono parte integraqnte di questo sistema, ma sono stati "isolati". A denunciarlo un'amica degli IIC – Giro l'ha definita "madrina e difensora", di sicuro una loro grande frequentatrice e attiva collaboratrice -, Dacia Maraini. La scrittrice, che prese parte anche alla due-giorni fiorentina degli Stati Generali della Lingua Italiana nel mondo, non smette di stigmatizzare l'uso improprio ed inutile degli inglesismi nella nostra lingua. "Oggi siamo indifferenti alle sorti del linguaggio quotidiano, scrigno di storie e identità di un popolo" e lo siamo più in patria che all'estero, dove invece "sta nascendo un'Italia diffusa, più colta e consapevole", composta dalla nuova emigrazione "che vuole conservare il proprio italiano". Anche per loro "gli Istituti Italiani di Cultura fanno cose straordinarie, senza mezzi e senza aiuto", mentre avrebbero bisogno del sostegno della politica. Dunque "tagli sì", ha detto Maraini, "ma agli sprechi, non agli investimenti", specie se si tratta di "scuola, lingua e ricerca", perché senza "non andremo da nessuna parte". Ha concluso il primo giro di interventi Andrea Cancellato, direttore generale della Fondazione Triennale di Milano, che ha colto la tribuna odierna come occasione per annunciare la riapertura, dopo vent'anni, della Triennale. La 21^ Esposizione "XXI Secolo. Design after design" si terrà nel 2016 ed Ambasciate ed Istituti Italiani di Cultura sono chiamati a contribuire a portare il mondo a Milano. Dal design alla musica: è stato Bruno Cagli, presidente onorario dell'Accademia di Santa Cecilia, a parlare de "l'italiano come lingua del bel canto" e come tale riconosciuta sin dal Rinascimento. Oggi questo primato è a rischio, ma "se il bel canto potesse rinascere sarebbe una grande opportunità per l'Italia" tutta. A parlare invece del fil rouge che lega lingua e cultura all'economia è stato chiamato l'imprenditore Brunello Cucinelli, che, pur febbricitante, non è voluto mancare a Perugia. "Il mondo intero è affascinato da noi e dai nostri valori, dalla nostra dignità morale ed economica". Il suo invito è stato dunque quello di "tornare a credere in noi". Ha chiuso la sessione inaugurale della Conferenza il direttore generale per la Promozione del Sistema Paese del MAECI, Andrea Meloni, che ai presenti ha illustrato lo stato dell'arte dopo gli Stati Generali della lingua italiana nel mondo. "Un'esperienza veramente fondante", l'ha definita lo stesso Meloni, sia per "il percorso inusuale che ha coinvolto tutti" sia per "le conclusioni operative concrete" che ne sono scaturite. Intanto, ha spiegato, ci si è dotati di "nuove strutture, snelle ma molto valide", come il gruppo di lavoro consultivo di MAECI, MiBAC e MIUR e la certificazione Cliq, che ha messo a sistema quella della Dante Alighieri e di alcune prestigiose realtà universitarie italiane (Roma Tre e le Università per Stranieri di Siena e Perugia). Meloni ha poi annunciato l'intenzione, entro la fine dell'anno, di rendere "intellegibili" i dati sullo studio della lingua italiana nel mondo presentati a Firenze – 1,4 milioni di studenti, ma a vari e assai diversi livelli -, per fornire cifre più dettagliate e creare un Osservatorio permanente sulla lingua italiana nel mondo, che sia utile a definire quali azioni realizzare. C'è poi la volontà di creare un "portale dei portali", che funga da "punto di ingresso" per altri siti Internet – dalla Dante alla Crusca -, ma che aiuti anche gli stranieri ad orientarsi nell'offerta dell'insegnamento dell'italiano e contemporaneamente possa essere uno "strumento utile per i docenti". Quanto agli insegnanti e alle loro qualifiche, il direttore generale della Farnesina ha spiegato che si sta "lavorando su quattro fronti": per consolidare insieme al MIUR il progetto di inserimento dei neolaureati nei corsi degli enti gestori inseriti nelle scuole locali; per allargare tale progetto alle Università straniere, lasciando a quelle italiane la selezione dei neolaureati; con un bando della Presidenza del Consiglio che consenta di svolgere il servizio civile all'estero insegnando l'italiano nelle Università straniere; ed infine con borse di studio governative destinate al perfezionamento in Italia di docenti stranieri provenienti da Università estere. Meloni ha dovuto registrare "progressi più lenti" su altri fronti, come l'insegnamento a distanza ed i curriculum da adottare nei diversi Paesi. Ma il lavoro continua e nel 2016 si terrà una nuova riunione degli Stati Generali. Oggi intanto Andrea Meloni ha voluto ringraziare i direttori degli Istituti Italiani di Cultura: "sono consapevole di quanto il vostro lavoro sia complicato e pieno di insidie, sul piano giuridico, ma è importante tenere alti gli standard di qualità". Infine un appello a "dedicarsi ancora di più a coltivare il rapporto con le università". Andrea Meloni è infatti "preoccupato sul futuro delle cattedre di italianistica nelle università straniere": resistono, ma ormai "sono sotto assedio". E la Farnesina fa ancora una volta affidamento sulla sua rete diplomatica e culturale per scongiurarne la fine. I lavori a Palazzo Gallenga sono proseguiti nel pomeriggio con una serie di seminari di lavoro a porte chiuse. Domani tutti alla Farnesina e ci sarà anche il ministro degli Affari Esteri, Paolo Gentiloni. (raffaella aronica\aise)