Eugenio Marino (PD) parla della riforma della rappresentanza degli italiani all’estero, delle elezioni del CGIE e della finanziaria.

"Dopo l’elezione del nuovo Cgie far partire una riflessione sull’eventualità e la necessità di riformare e in quale modo gli organi di rappresentanza.

Per la Finanziaria il nostro auspicio è che non vi sia quella rincorsa ai tagli delle risorse che hanno molto penalizzato in questi anni il nostro settore”

 ROMA – Cosa c’è dietro l’angolo? E’ questa la domanda che in un noto talk show televisivo Maurizio Costanzo rivolgeva ai suoi ospiti, ed è questo il senso degli interrogativi che abbiamo posto, per quanto riguarda le tematiche dei nostri connazionali all’estero, a Eugenio Marino, responsabile nazionale Pd per gli italiani nel mondo. Partendo da una valutazione sugli incontri dedicati agli italiani all’estero, che hanno avuto luogo alla Festa dell’Unità di Milano e che hanno evidenziato la crescente valenza della nuova emigrazione e delle comunità degli italici presenti nel mondo, abbiamo infatti cercato di approfondire alcune tematiche, come la riforma della rappresentanza, le elezioni del Cgie e la prossima  manovra finanziaria. Sfide politiche e incognite ormai all’orizzonte che riguardano molto da vicino i nostri connazionali nel mondo.

Gli incontri dedicati agli italiani all’estero “Senza perderci di vista” e “Dalle comunità al Parlamento” che hanno avuto luogo alla Festa Nazionale dell’Unità di Milano sono state caratterizzati da un dibattito variegato e ricco di spunti. Può spiegarci le finalità di questo momento di approfondimento?   

Penso che la giornata di Milano sia stata molto importante per quanto riguarda la riflessione complessiva sul nostro mondo,  cioè capire e analizzare le potenzialità della variegata realtà degli italiani all’estero. Si è cercato di comprendere in che direzione poter andare e come tenere questa realtà nell’orbita italiana nel senso, come c’è scritto nel titolo che abbiamo dato a questa iniziativa, di” non perderla di vista”. L’idea era quella di  concentransi non solo sull’importante aspetto di frenare l’attuale ripresa dell’emigrazione italiana, cosa che si deve fare agendo affinché chi voglia rimanere in Italia possa farlo, ma anche sul concetto che chi è partito e decide di rimanere all’estero non taglia definitivamente i rapporti con il paese d’origine e anzi cerca di mantenerli. Un legame , quest’ultimo, che appare giusto ed è utile al nostro paese  dal punto di vista economico e  dell’arricchimento culturale, nonché per la proiezione italiana nel mondo. L’idea di discutere questo,  non solo con i rappresentanti del Partito democratico a livello nazionale e sul territorio ma anche con personalità di chiara fama esterne al Pd ognuna specializzata in uno degli ambiti che riguardano la vita degli italiani all’estero, è stata sicuramente positiva. Penso che sia stata un’esperienza costruttiva dalla quale abbiamo ottenuto molti spunti di riflessione per il futuro, anche perché le cose dette a Milano non sono un punto di arrivo, ma di partenza.

La I Commissione del Senato ha già ripreso, dopo la pausa estiva, l’esame della riforma Costituzionale. Quale ricaduta avrà sul rapporto con gli italiani all’estero questo importante cambiamento istituzionale?

La riforma come è concepita non cambia molto l’idea e l’impostazione e il rapporto con gli italiani nel mondo, anche perché, per quello che ci riguarda, la riforma prevede l’assenza di una rappresentanza degli italiani all’estero solo dal Senato. Una presenza che invece sarà mantenuta alla Camera. In questo nuovo quadro Costituzionale  l’aula di Montecitorio diverrà infatti l’unica Camera di rappresentanza dei cittadini, cioè quella che voterà  la fiducia la Governo, e in questa assemblea, come avviene già oggi, vi saranno anche i 12 deputati eletti nella circoscrizione Estero. Al contrario, allo stato attuale della riforma, il Senato dovrebbe diventare la camera di rappresentanza e raccordo delle istituzioni territoriali, come le Regioni , le Provincie e i Comuni, e quindi non potrà avere fra i sui membri i rappresentanti degli italiani all’estero.

Ma in questa stagione politica dedicata al cambiamento delle istituzioni potrebbe trovare un suo spazio anche la riforma degli organi di rappresentanza degli italiani all’estero. Cosa può dirci in proposito?

Si questa è una delle questioni che si è aperta dopo le elezioni dei Comites. Noi abbiamo rinnovato i Comites e adesso, dopo che verrà eletto il nuovo Cgie, dovrà partire una riflessione sull’eventualità e la necessità di riformare e in quale modo queste istituzioni. Per adesso a noi non interessa dire come va fatta questa riforma, io ho un idea, il nostro partito ha un idea, ma vogliamo discuterne seriamente, con i dovuti tempi e insieme innanzitutto agli organismi interessati, cioè i Comites ed il Cgie. Ne parleremo quindi con i nuovi eletti. Per quanto riguarda il Pd il 19 di settembre si terrà a Lussemburgo l’assemblea dei circoli e in quell’occasione cominceremo questa discussione. Cercheremo innanzitutto di definire i tempi ed i modi di questo dibattito e poi ci confronteremo con gli altri sul merito di un’eventuale riforma.

Mancano pochi giorni al rinnovo dei consiglieri del Cgie che verranno scelti dalle singole Assemblee nei vari Paesi di residenza. Cosa ci può dire su questo importante appuntamento lungamente atteso?

Le elezioni del Cgie rappresentano un atto dovuto, per troppo tempo si è rinviato questo appuntamento. Noi siamo   sempre stati contrari a questi continui rinvii che rappresentano uno sbaglio. Quindi è bene che queste elezioni si facciano. Per quanto poi riguarda la questione di chi verrà eletto nel nuovo Cgie noi non entriamo nel merito perché non è il partito che deve partecipare alle elezioni del Consiglio Generale. Il Pd e i nostri parlamentari devono garantire le elezioni, dopo di che il mondo associativo, gli eletti dei Comites e anche i militanti e dirigenti del nostro partito che si sono candidati alle consultazione per il rinnovo dei Comites e si candideranno al Cgie discuteranno chi eleggere. E’ una discussione che spetta a loro.

Anche alla luce dei tagli ai capitoli di spesa per gli italiani all’estero che hanno caratterizzato le scorse manovre finanziarie si può ipotizzare qualche valutazione sulla prossima Finanziaria per le materie d’interesse dei nostri connazionali nel mondo?

Ancora non abbiamo niente su cui riflettere, possiamo avere solo delle percezioni. Il presidente del Consiglio ha annunciato una manovra che andrà verso la riduzione del carico fiscale, il che significa che bisognerà recuperare le risorse per compensare questo abbassamento delle tasse e vedremo in che modo verrà fatta questa operazione. Certamente sappiamo che non siamo ancora in un momento in cui possono ripartire alla grande gli investimenti. Quando avremo dei documenti su questo tema potremo valutare e capire in che direzione andare, naturalmente il nostro auspicio è che questa volta non vi sia quella rincorsa ai tagli delle risorse pubbliche che hanno molto penalizzato in questi anni il nostro settore, ma che invece si vada verso un riequilibrio. Su questo i nostri parlamentari saranno molto attenti e faranno il loro lavoro. (G. M. -Inform)