Dopo le elezioni del nuovo Consiglio generale degli italiani all’estero e prima del suo insediamento a Roma, una riflessione di Paolo Da Costa (foto accanto)
In merito alle elezioni “parziali” del nuovo Cgie finora ho letto auguri e saluti. Sinceramente mi hanno fatto piacere, anche perché rappresentano un buon auspicio per me, eletto per la prima volta dopo la lunga esperienza alla guida del Comites di Zurigo. Non ho visto commenti che entrano nel merito dei gravosi compiti che lo attendono dopo 6 anni di prolungata attività “forzosa”. Mi permetto di avanzare qualche considerazione sui temi che saremo costretti ad affrontare nelle prime nostre riunioni. Innanzitutto voglio esprimere la mia amarezza per la normativa del Ministero degli Affari Esteri che non ha permesso a tutti i Comites di partecipare al voto dei componenti del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero. Sono stati esclusi tanti di quei Comites che operano in Paesi di immigrazione delle nuove generazioni di italiani che negli ultimi anni lasciano l’Italia in cerca di nuove esperienze di vita e opportunità professionali. Mi riferisco in primo luogo ai Comites dei Paesi scandinavi, a quelli dell’Irlanda e del Lussemburgo, senza dimenticare quelli africani, del medio Oriente e quelli di nuova istituzione in altri Paesi del Mondo. Rappresentare tutti i Comites - Nella sua conduzione politica, il Cgie dovrà tenere conto di queste realtà migratorie fortemente penalizzate. So bene che indietro non si può tornare e al momento non potrà essere modificata. Come si dice, “il dado è tratto”. Il nuovo Cgie dovrà farsene carico politicamente e organizzativamente. So bene di porre una questione delicata. In nome della trasparenza, affermatasi così impetuosamente con i social network, ritengo che alcune idee vadano esplicitate pubblica-mente. Io penso che alla nuova Segreteria Generale debba essere chiamato/chiamata un/una Consigliere europeo/a. Scusatemi per questo richiamo al femminile, ma vivo in un Paese, la Svizzera, dove questa formulazione è abituale. Penso all’Europa perché è la realtà geografica più omogenea rispetto a quelle oltre oceano; perché occorrerà evitare ogni forma di deriva assistenzialistica e populistica; perché non potrà non avere la “testa” nella stessa area dove c’è la maggior parte del “corpo”. Segreteria all’Europa - Non vorrei che la discussione circa l’organigramma che si aprirà nel Cgie si incentrasse sui massimi sistemi politologici. Non potrà neanche essere una lotta tra Continenti. Occorrerà buon senso e pragmatismo. Essendo stata ridimensionata la struttura del Cgie, il nostro dibattito dovrà essere conseguente. Ritengo positiva la riduzione del numero dei/delle Consiglieri/e perché va incontro al bisogno di ridurre i costi complessivi della politica. Non mi convincono quindi le proposte tese a riportare il Cgie alla sua dimensione passata. Va corretta, come dicevo sopra, la rappresentanza dei territori. Sicuramente non sarò tra coloro che si spingeranno subito avanti brandendo l’arma delle riforme di Comites e Cgie. Prima di tutto mi vedo impegnato sui temi della politica che riguarda la vita degli italiani all’estero. I servizi consolari, la lingua e la cultura italiana, le scuole, i diritti previdenziali, il fisco, sono i temi che dobbiamo portare avanti. Ad essi legare anche la complessa problematica migratoria diventata esplosiva per l’Unione europea e l’insieme dell’Occidente. Penso ad un Cgie che elabora la politica. Lo so, è un organismo consultivo, ma proprio per questo deve alzare il tiro della politica e attivarsi sul piano della progettualità per evitare la “paralisi”. Residenti all’estero nel nuovo Senato - Complessivamente saremo 63, con i 20 membri nominati dal Governo. Sono sicuro che troveremo le competenze adeguate e la volontà per affrontare il nuovo mandato che ci è stato affidato. Su un obiettivo strategico mi sentirei di spingere il Cgie: una sua rappresentanza nel nuovo Senato delle Autonomie. Certo, non sono un ingenuo. L’articolo 2 della riforma costituzionale che stabilisce la sua composizione è stata appena votata: perché tra le 5 personalità nominate dalla Presidenza della Repubblica non potranno essere due che risiedono all’estero indicate dal Cgie? Cav. Uff. Paolo Da Costa Membro Cgie; Vice-presidente Comites Zurigo