NELLA PROMOZIONE DELLA LINGUA E CULTURA ALL’ESTERO SUPERARE I CONFINI ITALOCENTRICI Ad un anno di distanza dagli Stati generali della lingua italiana, si è tenuto a Firenze l’evento “Riparliamone: la lingua ha valore”, promosso dal Sottosegretario Mario Giro e organizzato dal MAECI. Oltre all’aggior Salva namento dei dati sullo studio della nostra lingua nel mondo e ad un’informativa sullo stato di avanzamento di alcuni impegni operativi assunti in occasione degli Stati generali, si è svolta anche una tavola rotonda che ha consentito di verificare, attraverso la testimonianza di rappresentanti di importanti imprese operanti all’estero, quanto sia efficace e produttivo in ambito globale il legame tra lingua italiana e l’internazionalizzazione del Sistema Paese. Dell’evento, coincidente purtroppo con i lavori parlamentari, abbiamo avuto una conoscenza indiretta, desunta dalle dettagliate notizie di stampa e dalle informazioni assunte da alcuni presenti. Poiché si parla della principale leva strategica di cui l’Italia dispone per la sua proiezione internazionale, ci sembra opportuno non far cadere nel vuoto l’iniziativa, ma intervenire sulla sua impostazione e nel merito di alcune questioni. Prima di tutto, ci sembrano apprezzabili alcuni aspetti. È certamente utile, così, il costante e più attento monitoraggio di quanti si applicano allo studio della nostra lingua nel mondo, anche se i dati, oggi solo accostati e sommati, vanno resi comparabili per aree geografiche, strutture formative e tipologie didattiche. In secondo luogo, è positivo il maggiore dialogo che il MAECI sta favorendo tra soggetti pubblici, enti e istituzioni che sono impegnati in ambito nazionale nella tutela e promozione della nostra lingua. È da salutare con favore, ancora, la maggiore attenzione per l’uso delle tecnologie sia a scopo informativo che formativo e didattico, soprattutto quando, come nel nostro caso, si tratti di un’offerta linguistico-culturale proiettata in un ambito vastissimo, grande praticamente quanto l’intero pianeta. Con la stessa chiarezza, ci sia consentito di manifestare una perplessità riguardante l’impostazione generale dell’intervento di promozione della lingua e cultura italiana all’estero: il persistente italocentrismo nelle decisioni e nel coinvolgimento delle forze da impegnare in questo grande e complesso sforzo di presenza dell’Italia nel mondo. Negli organismi di coordinamento e di lavoro, la presenza di persone che vivono ed operano all’estero è praticamente inesistente, nelle iniziative, quando c’è, spesso è simbolica, quasi ornamentale. Eppure, chi conosce il mondo dell’italianità all’estero sa che vi sono istituzioni formative, centri culturali, ricercatori, intellettuali di prim’ordine; sa che vi sono esperienze realizzate sul campo e buone pratiche che sarebbe prezioso far conoscere e, quando occorre, diffondere. Il livello di produzione culturale e scientifica, anche nel campo dell’italianistica, è elevato e potrebbe essere un reale valore aggiunto per il nostro sistema linguistico-culturale. Persiste, purtroppo, un’idea tradizionale della cultura italiana, quella di un patrimonio sedimentato e tetragono nei suoi canoni e nei suoi indirizzi e si rinuncia nei fatti all’idea di una cultura aperta e plurale, costruita dinamicamente nel confronto tra le sue diverse espressioni, che si manifestano tanto in Italia quanto all’estero. Da questo punto di vista, l’impegno pur apprezzabile di razionalizzazione del sistema linguistico-culturale rischia di rivelarsi parziale e inadeguato rispetto alla complessità delle situazioni che sono maturate e rinvia ad una riforma più profonda che finora si è cercato di allontanare, anche per non turbare vecchi e nuovi equilibri di natura non esclusivamente culturale. Un altro aspetto che forse avrebbe meritato un discorso più esplicito e trasparente è il collegamento tra risorse e promozione. L’evento di Firenze è caduto nelle ore in cui è arrivata la notizia di un ulteriore taglio nella legge di Stabilità alla dotazione dei corsi di lingua e cultura. Non è facile per nessuno passare dalla poesia alla prosa, ma forse una voce di preoccupazione e di allarme sollevata in un evento di grande risonanza come quello di Firenze avrebbe aiutato quanti – noi tra gli altri – saranno impegnati nelle prossime settimane a recuperare le risorse che ancora una volta all’interno del bilancio del MAECI si pensa di togliere alle politiche per gli italiani all’estero. I deputati del PD eletti all’estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta, Tacconi