Un passaggio dell’esame della legge di Stabilità alla Camera merita forse una riflessione sia per il peso che ha avuto sul buon esito del risultato complessivo che per il fatto di aver posto un precedente istituzionale e politico di non poco significato per gli italiani all’estero. Mi riferisco al parere dato dalla Commissione Esteri sulla legge di Stabilità 2016 e, in particolare, sul bilancio del Ministero degli esteri e della cooperazione internazionale. Torno su questo punto non perché ne sia stato il relatore, ma perché può essere un confine dal quale ripartire per il lavoro futuro. L’orientamento generale sul provvedimento espresso dalla Commissione è stato positivo sia per il carattere espansivo della manovra sia per il contenimento del carico fiscale sia per il miglioramento della competitività del Sistema Paese, che si evidenzia nell’incremento delle risorse per l’internazionalizzazione. Gli aspetti che a noi più interessano sono comunque le condizioni e le osservazioni che la Commissione Esteri ha inserito nel parere inviato alla Commissione Bilancio. Tra le condizioni, infatti, compaiono, oltre ad uno stanziamento straordinario connesso alla presidenza italiana dei Paesi più industrializzati, l’estensione delle facilitazioni fiscali, comprese le deduzioni per carichi di famiglia, ai lavoratori italiani operanti extra UE che pagano le tasse in Italia; la prosecuzione delle iniziative a favore della tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia (legge n. 72 del 2001) e degli interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia (legge n. 73 del 2001); la previsione di uno stanziamento aggiuntivo per la Dante Alighieri. Non è un caso che le misure proposte dal relatore per gli italiani all’estero e fatte proprie dalla Commissione Esteri siano state approvate dalla Bilancio ed entrate a far parte del provvedimento, per un importo complessivo di 6,5 milioni di euro per il 2016 e di 9 milioni per gli anni successivi. Per il nostro mondo, non meno importanti sono le osservazioni allegate al parere. Esse richiamano l’esigenza di ripristinare il cofinanziamento delle Camere di Commercio all’estero, di consolidare il sistema di promozione della lingua e cultura italiana all’estero sia sul versante dei corsi integrati che del funzionamento delle scuole paritarie, di evitare ulteriori chiusure di sedi consolari e di istituti di cultura, di utilizzare una quota parte della percezione dei 300 euro per le domande di cittadinanza per rafforzare i consolati nei quali vi sono cumuli di giacenze, di rafforzare i presidi di base delle comunità adeguando le dotazioni di COMITES e CGIE, di arrivare al più presto ad un riordino complessivo della fiscalità sulla prima casa, tenendo conto delle proposte di equiparazione. Forse non era ancora accaduto che un organismo parlamentare assumesse in modo così completo e organico le tematiche degli italiani all’estero, disegnando in modo trasversale un quadro di riferimento utile non solo per la Stabilità 2016, ma anche per il futuro. Quindi, si delinea una prospettiva di lavoro e di impegno istituzionale e politico che non può che rafforzare l’impegno di coloro che hanno a cuore gli interessi degli italiani all’estero e, in particolare, degli eletti all’estero. Ora è chiaro a tutti che queste indicazioni di lavoro di per sé non sono destinate a diventare provvedimenti operativi solo perché inserite nel parere della Commissione Esteri. La loro sorte dipende evidentemente dall’impegno politico dei parlamentari e dei Gruppi e dalla condivisione della maggioranza e del Governo. A questo proposito, devo dire per spirito di verità che nei lavori della Commissione, mentre si decidevano queste cose, gli unici deputati presenti tra gli eletti all’estero erano i rappresentanti del PD e nel proficuo lavoro emendativo successivo al prevalente impegno degli eletti del PD, si è aggiunto solo quello di alcuni parlamentari di maggioranza. Spero, dunque, che per questioni di decenza ci siano risparmiate le critiche pregiudiziali e propagandistiche di quanti, quando si costruivano le decisioni, erano assenti o silenti. In ogni caso, per la novità della posizione della Commissione Esteri, per l’atteggiamento di attenzione e di disponibilità del Governo e per la rilevanza del risultato ottenuto, una nuova pagina si è aperta. Sarebbe veramente deludente attardarsi a polemiche prevenute e propagandistiche. Spetta a noi tutti cercare di scriverla. On. Marco Fedi