IL GOVERNO ACCOGLIE IL MIO ORDINE DEL GIORNO SULLE CURE SANITARIE D’URGENZA AI MINORI NATI ALL’ESTERO DA CITTADINI ITALIANI.
A completamento del positivo risultato ottenuto dagli eletti all’estero del PD con l’impegno emendativo sulla legge di Stabilità per il 2016, ho presentato un ordine del giorno, controfirmato anche dai colleghi Farina, Fedi, Garavini, Porta e Tacconi, con il quale ho chiesto al Governo di definire criteri uniformi per le cure urgenti dei cittadini italiani residenti all’estero in soggiorno temporaneo in Italia e a fare in modo che al trattamento siano ammessi i minori in possesso della cittadinanza italiana. Sulla stessa questione, sulla quale da anni sono impegnata, avevo presentato anche un emendamento che, dichiarato ammissibile, non ha trovato accoglimento solo per questioni di copertura finanziaria, sempre difficile in tempi di contenimento della spesa pubblica. Il Governo ha accolto l’ordine del giorno e per questo esprimo la mia soddisfazione, oltre che il mio ringraziamento per l’attenzione prestata a un’esigenza certamente avvertita dagli italiani all’estero. Ricordo brevemente i termini della questione. La normativa in vigore sul trattamento sanitario riconosciuto ai cittadini italiani, contenuta nel Decreto del Ministro della Sanità 1 febbraio 1996, prevede le cure ospedaliere urgenti per un periodo non superiore a 90 giorni per ogni anno solare ai cittadini italiani residenti all’estero in occasione di soggiorni temporanei in Italia. Le norme, tuttavia, prevedono che i beneficiari debbano essere nati in Italia, essere emigrati permanentemente all’estero o titolari di prestazione pensionistica ed essere comunque sprovvisti di assicurazione pubblica o privata. Dal possibile trattamento sanitario urgente sono esclusi, dunque, i cittadini italiani nati all’estero, anche se da genitori nati in Italia; tale limitazione ricade in particolari sui figli minorenni di famiglie italiane e miste. L’esclusione dei figli minorenni, oltre ad essere discutibile in termini di principio riguardando in ogni caso cittadini italiani, rappresenta una remora di non poco conto per il turismo di ritorno e per gli auspicabili soggiorni di studio da realizzare nel nostro Paese, soprattutto in una fase di iniziale ripresa della nostra economia, come quella che attraversiamo. Le Regioni, nell’ambito della loro autonomia organizzativa del servizio sanitario, su tale questione si sono mosse in modo non omogeneo, seguendo spesso indirizzi e pratiche differenti. Il senso dell’ordine del giorno, dunque, è quello di indurre il Governo a operare, in dialogo con la Conferenza Stato-Regioni, affinché il trattamento sul territorio non sia erogato a vestito di Arlecchino, ma in modo uniforme. In più, esso tende a far riconoscere le prestazioni d’urgenza anche ai minori cittadini italiani ma nati all’estero, che siano accompagnati dai loro genitori durante soggiorni temporanei o si trovino in Italia per ragioni di studio. Il mio impegno, ora, sarà quello di verificare ed eventualmente continuare ad incalzare il Governo affinché la questione sia concretamente affrontata.