PER I CORSI DI LINGUA ABBANDONARE IL TERRENO DELLA PROPAGANDA E MONITORARE GLI IMPEGNI DEL GOVERNO
I corsi di lingua e cultura italiana sono iniziati da mesi grazie al consueto, lodevole impegno degli enti gestori, ma pesa su di essi l’alea della inaspettata riduzione di 2,6 milioni di euro, dovuta alla “rimodulazione” della spesa imposta dal Ministero delle finanze a quello degli esteri e scaricata ancora una volta proprio sulla promozione dell’italiano all’estero. Considerando la serie storica della riduzione degli investimenti in questo settore, non sappiamo cosa altro debba succedere per non considerare urgente e addirittura conveniente la riorganizzazione generale del settore secondo linee di riforma, da noi proposte da tempo, finalizzate alla creazione di un’agenzia, come si è fatto per la cooperazione allo sviluppo, capace di dare stabilità e autonomia al settore. Nell’immediato, il rischio da scongiurare è che per la diminuzione dei fondi si perdano corsi che erano serviti negli anni passati a drenare il terreno devastato dai tagli e a trovare un nuovo punto di equilibrio. Salvaguardando anche quei corsi messi in forse dalla riduzione del contingente inviato dall’Italia e che gli enti gestori si sono accollati con responsabilità e non senza sacrificio. Appena si è saputa la notizia dell’inopinata riduzione di risorse, ci siamo mossi immediatamente in due modi: con contatti diretti con i responsabili politici e amministrativi del MAECI e presentando nella Commissione esteri un’interrogazione urgente. A questa interrogazione il Governo, per bocca del Sottosegretario Amendola, ha risposto nel giro di una settimana (precisamente il 4 febbraio), affermando testualmente: “Il Governo, a partire dalla Farnesina, è fortemente impegnato per cercare di individuare possibili strumenti atti a ripristinare il prima possibile la dotazione del capitolo 3153 al livello dell’anno precedente; un esercizio che non risulterà semplice (…), ma che cercheremo di finalizzare, possibilmente in sede di assestamento, in accordo con il Ministero delle finanze”. A distanza di qualche giorno, ha fatto eco l’analoga risposta che lo stesso Sottosegretario ha dato ad un’altra interrogazione dei colleghi di maggioranza del Senato. Accertata la volontà del Governo di reintegrare i fondi al livello del 2016, probabilmente in occasione dell’assestamento di bilancio, i problemi che obiettivamente si pongono sono quello di verificare che l’impegno di ordine finanziario possa essere realmente mantenuto (cosa per altro non facile per le note ristrettezze di bilancio) e che la gestione amministrativa per il corrente anno scolastico tenga conto dell’impegno dell’esecutivo e non si limiti alla pura gestione dell’esistente, che porterebbe fatalmente a riduzioni operative difficili da recuperare. Invece, da quando il Governo ha dichiarato le sue intenzioni, si susseguono iniziative parlamentari di vari gruppi, in genere latitanti nella fase di discussione e di integrazione emendativa della Stabilità 2016, che finalmente hanno scoperto la situazione reale della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero e si giocano ripetitivamente la carta dell’interpellanza al Governo. Ognuno, beninteso, ha il diritto di organizzare la sua propaganda come meglio crede. Saranno poi gli elettori a stabilire se abboccare o meno. Il punto che desta perplessità è che in questo modo, anziché verificare se il Governo riuscirà ad onorare gli impegni già assunti e monitorare la condizione reale dei corsi, si riporta continuamente la situazione al punto di partenza. Se vogliamo salvare i corsi, invece, è necessario camminare velocemente in avanti ed avere prima possibile la certezza di quello che potrà accadere. Solo così i corsi che già stanno in fase avanzata si potranno salvare, evitando lacerazioni difficilmente recuperabili. In più, poiché per gli anni a venire le somme previste nel bilancio triennale sono state considerate senza gli emendamenti parlamentari che finora le hanno cospicuamente integrate, si tratterà di vedere per tempo come modificare questo dato di partenza. L’invito che facciamo a tutti, dunque, è quello di abbandonare prima possibile il campo della inutile propaganda e di unire le forze per ritornare subito agli standard raggiunti dello scorso anno e per costruire oggi migliori prospettive per il domani, prima che gli automatismi di bilancio determinino dei danni. Per quanto ci riguarda, confidiamo che la maggior parte dei concittadini all’estero continuino ad apprezzare di più i fatti rispetto alle parole, anche se pronunciate con enfasi e accompagnate dal consueto tam tam mediatico.
I deputati PD eletti all’estero: Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Porta,