CGIE: L’INTERVENTO DI FABIO PORTA (PD) NEL CORSO DELLA PRIMA ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO GENERALE DEGLI ITALIANI ALL’ESTERO
Al nuovo CGIE rinnovo l’impegno e la disponibilità del Comitato permanente italiani nel mondo e Promozione del Sistema Paese della Camera dei Deputati a collaborare in maniera organica e costante. Questa assemblea cade in una fase delicata e decisiva per il futuro della presenza italiana nel mondo e per il rapporto dell’Italia con le sue comunità all’estero. Tra pochi mesi ricorderemo i 60 anni dalla tragedia di Marcinelle e i 110 anni dal naufragio del “Sirio”: due pagine drammatiche della nostra emigrazione che non devono mai farci dimenticare cosa ha voluto dire per noi italiani emigrare. Esattamente dieci anni fa iniziava la prima campagna elettorale dei candidati a rappresentare in Parlamento gli italiani nel mondo e oggi siamo alla vigilia della conclusione del più grande processo riformatore della storia delle istituzioni democratiche italiane. In questo processo, che vede tra i cardini la conferma del voto e della Circoscrizione Estero, dobbiamo fare rientrare una riflessione sul sistema di rappresentanza degli italiani nel mondo; una riflessione che questo nuovo CGIE dovrebbe seguire e alimentare, a partire dal ragionamento su una auspicabile e necessaria riforma di questo organismo. Il mio consiglio è di non cedere al pessimismo di chi vede una prossima cancellazione di questo organismo, ma nemmeno adagiarsi sulla convinzione che il CGIE così com’è oggi non vada modificato. La riflessione sull’autoriforma, però, non deve nemmeno farci commettere l’errore di “guardarci l’ombelico”; dobbiamo guardare innanzitutto alle priorità e alle tante sfide aperte che attendono le nostre collettività all’estero. Il Ministro e il Sottosegretario hanno giustamente parlato della crisi venezuelana e della grave situazione che i nostri connazionali che vivono in quel Paese, soprattutto i pensionati, stanno attraversando; continuerò a pressare il governo fino a quando non sarà trovata una soluzione chiara e definitiva. Le altre priorità: a) Lingua e cultura italiana (vera e propria ‘soft power’ dell’Italia nel mondo); b) Tutele socio-assistenziali e previdenziali (da rivedere e aggiornare, alla luce delle ‘nuove mobilità’); c) Informazione (fondamentale per il pieno esercizio dei diritti democratici); d) Internazionalizzazione (globale e circolare). Infine il “problema dei problemi”, forse la vera priorità “numero uno”: i servizi consolari ! Un tema che va affrontato a 360 gradi, sul versante delle risorse, ma anche su quello della sussidiarietà e della razionalizzazione della rete consolare. Le percezioni e tutti i contributi versati dai connazionali ai consolati vanno restituiti e reinvestiti in migliori servizi consolari; vanno attivate la convenzione con i patronati e tutte le forme possibili di collaborazione con associazioni e agenzie consolari onorarie; vanno resi omogenei i procedimenti consolari secondo la logica delle ‘best practices’. Alla rinnovata attenzione e alla disponibilità ricevuta, anche durante i lavori del CGIE, dal governo, deve però corrispondere un parallelo atteggiamento da parte dell’amministrazione. Troppi pregiudizi, sospetti e fastidi girano intorno al sistema di rappresentanza dell’Italia nel mondo e la mancata convocazione da parte di alcune ambasciate delle riunioni Intercomites non è certo stato un bel segnale a questo proposito. Occorre invece lavorare insieme e fare sistema anche in questo caso; solo così riusciremo a portare l’Altra Italia non solo nella “sala delle Conferenze” del Palazzo della Farnesina ma anche nel Paese e nel mondo, per un’Italia più forte e un mondo più bello e giusto, anche grazie agli italiani nel mondo.