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In questi giorni, a ridosso dell’assemblea plenaria del Cgie che definirà il rinnovo dei suoi organi (dal segretario generale alle altre cariche), si sono rincorse dichiarazioni di rappresentanti di partiti politici (PD, Maie, Leganord, Forza Italia) sostanzialmente incentrate sull’ attribuzione delle cariche; rarissimi gli accenni ad elementi programmatici. Sembra tornare in pista un “CGIE a trazione partitica” con il rischio di approcci spartitori o di logiche consociative. La scarsissima percentuale di afflusso al voto per i Comites ha già segnalato un sostanziale e generalizzato disincanto verso una organizzazione verticistica della partecipazione. Il Cgie di cui si parla è un organismo consultivo. Se vi sarà una revisione legislativa, essa dovrà scaturire da una discussione aperta che privilegi i pareri delle rappresentanza di base delle collettività. E in ogni caso, questo Cgie non può non assumere, come prioritarie, le questioni che interessano gli italiani all’estero e la loro concreta soluzione, non soltanto la sua autoriforma, cosa che non pare stare al centro dell’attenzione dei 5 milioni di italiani nel mondo. Con tutte le difficoltà conosciute, vi è pur stato, con le elezioni dei Comites, un consistente rinnovamento di questi organismi e del Cgie; c’è una presenza consistente di consiglieri che sono parte integrante del mondo delle associazioni che provengono dalle diverse aree continentali e dall’Italia. Gli Stati generali dell’associazionismo e il “Forum delle associazioni degli italiani nel mondo” che da essi è nato, hanno dimostrato che possono essere intrapresi percorsi unitari e rappresentanza sociale unitaria su logiche diverse da quelle dei partiti politici. Il Cgie deve recuperare la sua funzione specifica indicata nella legge costitutiva; non deve essere un organismo subalterno ad altri momenti di rappresentanza. La sua autonomia di giudizio è la ragione della sua sussistenza; altrimenti rischia un’oggettiva inutilità. Nei giorni scorsi, come comitato di coordinamento del FAIM, abbiamo criticato le numerose incongruenze di alcune scelte che il governo ha fatto per ciò che riguarda le nomine nazionali nel Cgie. Continuiamo quindi ad auspicare una maggiore interlocuzione con il costituendo FAIM. La discussione dell’Assemblea del CGIE che inizia lunedì 21 marzo dovrebbe recuperare le condizioni che abbiamo sempre auspicato: un clima nuovo caratterizzato dalla consapevolezza delle criticità del passato e che miri a valorizzare le nuove competenze, gli elementi di diretta rappresentanza delle diverse comunità e che sappia contribuire a fornire proposte di soluzione dei problemi e un quadro di riferimento a medio termine per una seria politica per l’emigrazione italiana vecchia e nuova. Comitato di coordinamento del FAIM