ROMA - Ha preso parte all’assemblea plenaria del Cgie martedì, 22 marzo, insieme ai colleghi parlamentari anche l’on. Alessio Tacconi del Pd. Riportiamo di seguito, per utile documentazione, il testo integrale dell’intervento pronunciato dal deputato eletto all’estero. "Buon pomeriggio a tutti. Ruberò solo pochi minuti del Vostro tempo poiché so che siete ansiosi di continuare i lavori di questa prima Assemblea plenaria e vedo che sono già pronte le urne in vista delle prossime votazioni per gli altri membri dell'Ufficio di Presidenza. Permettetemi di ringraziare il Ministro Paolo Gentiloni che non ha voluto rinunciare ad essere presente all'inizio dei lavori di questo rinnovato CGIE anche in questa mattina rattristata dalle notizie in arrivo da Bruxelles, e il sottosegretario Vincenzo Amendola per la sua accurata descrizione degli ultimi risultati raggiunti e delle attuali caratteristiche dell'universo delle nostre comunità di italiani all'estero. Saluto i colleghi parlamentari presenti, ma soprattutto il mio caloroso saluto e un augurio di buon lavoro, di cuore, va a tutti Voi, membri di questo rinnovato CGIE e, ultimo ma non ultimo, al nuovo segretario generale Michele Schiavone. Come molti di Voi ricorderanno, all'inizio di questa legislatura parlamentare sono stato tra i più convinti oppositori del Consiglio Generale degli Italiani all'Estero, posizione severa, lo riconosco, che derivava non solo dal mio cammino politico ma soprattutto dalla sensazione di stanchezza ed impotenza che si respirava durante le ultime assemblee plenarie, dopo più di 8 anni di onorato servizio. Si sentivano pesanti le conseguenze dei numerosi rinvii di nuove elezioni. Grande merito va dato, dunque, a questo governo per aver fortemente voluto il rinnovo di tutti gli organi di rappresentanza degli Italiani all'estero, a partire dalle elezioni dei nuovi Comites fino al rinnovo del Consiglio Generale. Dopo le iniziali riserve a cui ho appena accennato, ho dato il mio pieno appoggio in Parlamento a questa decisione, anche perché, man mano che il tempo passava, si sentiva sempre più chiaramente la mancanza di un luogo e di occasioni di dialogo, di approfondimento e di confronto sulle tematiche relative ai nostri connazionali residenti all'estero. Quel luogo è, indiscutibilmente, il Consiglio Generale degli Italiani all'Estero. Durante e a seguito delle vicissitudini che hanno portato, con enorme ritardo, al rinnovo degli organismi di rappresentanza, era naturale ed inevitabile che la discussione ricadesse sulla necessità di una riforma organica degli stessi organismi e su quale potesse essere il loro futuro, in termini di struttura, di competenze e di responsabilità. Oggi però non è più tempo, a mio avviso, di parlare di riforma della rappresentanza e, con questa, del CGIE. Mi spiego meglio. Non credo sia possibile, né decoroso, chiedere, nel giorno del suo insediamento, al nuovo Consiglio Generale di mettere al primo posto della sua agenda la sua autoriforma all'interno di una revisione completa della rappresentanza degli italiani all'estero. Non prima, almeno, di aver chiesto a questo nuovo ed entusiasta CGIE un prezioso aiuto nella comprensione e, se possibile, nella risoluzione di alcune grandi questioni aperte nell'universo delle nostre comunità all'estero. Il primo passo da fare da parte del CGIE, a mio avviso, è una riflessione seria sul chi vogliamo e dobbiamo andare a rappresentare, attraverso una profonda analisi delle caratteristiche dei 5 milioni di italiani iscritti all'AIRE e delle ragioni che trattengono tanti dall’iscriverai all'anagrafe degli italiani all'estero. Alcune di queste ragioni le conosciamo bene, a partire dall'accresciuta mobilità all'estero dei nostri connazionali, specialmente i più giovani, e dalla paura (che i alcuni casi si trasforma in fobia) di perdere il diritto per l'assistenza sanitaria in Italia dal momento dell'iscrizione all'AIRE. Altre ragioni sono da analizzare e comprendere. Altri punti che esigono una attenta analisi e, possibilmente, altrettanto attente risposte da parte del CGIE sono quelle che sto per elencare, ma questa lista non è e non pretende di essere esaustiva: il concreto e doveroso supporto alla nostra rete consolare nel suo sforzo di modernizzazione ed informatizzazione dei servizi ai concittadini, a fronte della riorganizzazione delle sedi fisiche; il ruolo dei patronati all'estero, ancora troppo importanti per le nostre comunità per venire dimenticati, e la rivisitazione della convenzione con l'amministrazione stabilita dalla legge 152/2001, che se dopo 15 anni non è ancora stata implementata esige evidentemente di essere ripresa e ripensata, per poi essere finalmente adottata; la modalità di voto all'estero che, se è vero che è stato messo in sicurezza nella sua esistenza dalla riforma costituzionale, che conferma la circoscrizione estero e il diritto di voto per tutti gli italiani all'estero, potrebbe subire nei prossimi anni delle profonde modifiche; il supporto ad una azione sinergica di tutti gli attori in campo per una incisiva promozione del "Sistema Italia". Ho toccato solo alcuni punti di una lista ben più lunga, ma a mio avviso solo dopo aver discussi, compresi e, se possibile, risolti questi elementi di criticità, questo Consiglio Generale avrà un quadro chiaro, definitivo e strutturato che potrà e dovrà, finalmente, rappresentare la base e il punto di partenza per una seria e rigorosa revisione dell'intera struttura degli organi di rappresentanza delle nostre comunità all'estero. Non vi annoierò entrando ora nel dettaglio della mia personale idea di quella che potrebbe essere una efficace ed efficiente struttura di rappresentanza, ma sarò felice, naturalmente, di discuterne nei modi e nei tempi che questa Assemblea si vorrà dare, che io auspico arriveranno solo nella seconda metà del suo mandato. Vorrei chiudere con una preghiera ed un auspicio. Ho recentemente visitato il Comites di Atene, in Grecia, e il Comites di Varsavia, in Polonia. Sono entrambi composti da persone giovani, di straordinaria bravura e con uno smisurato entusiasmo. Stanno facendo un ottimo lavoro al servizio delle loro comunità, ma soffrono la mancanza di un riferimento all'interno del CGIE. Altre realtà ancora, come sapete, seppur numerose ed importanti, non hanno né Comites né membri del CGIE. La mia preghiera, col cuore, è questa: siate un riferimento anche per loro, non le dimenticate, perché nelle loro peculiarità sanno esprimere una forza, un vigore, un entusiasmo che non possono e non devono essere trascurati, perché già rappresentano e sempre di più rappresenteranno una parte importante del nostro futuro. Vi ringrazio della vostra attenzione e vi auguro nuovamente buon lavoro". (aise)