Lo York Catholic District School Board si è riunito per prendere una decisione formale sulla questione dei tagli al programma riguardante l’International Language Extended Day Program, tagli che coinvolgerebbero 400 corsi di italiano frequentati da circa 8.500 alunni, e ha deciso a stretta maggioranza di nominare una specifica Commissione consultiva con il compito di “esaminare le soluzioni finanziare alternative” volte ad assicurare la operatività del programma nei limiti delle possibili coperture. In questo modo, si apre per tutti una fase di approfondimento e di dialogo, che comunque non potrà andare oltre il 20 dicembre 2016. Sia nell’intervento fatto personalmente a cospetto dei Trustees del Provveditorato che nell’interrogazione urgente in commissione presentata al Governo italiano, ho auspicato che si aprisse un tavolo di trattativa per trovare, in comune, una soluzione diversa da quella dei tagli. Si tratta, ora, di utilizzare il positivo metodo prescelto per costruire con spirito di collaborazione soluzioni concrete. In tale prospettiva, credo sia utile riaffermare alcuni orientamenti generali. Il primo è che in una realtà come l’Ontario, dove da decenni si svolge una delle esperienze più avanzate del mondo per quanto riguarda l’insegnamento dell’italiano, non si può in alcun modo accettare che scompaiano 400 corsi integrati in 23 scuole, per di più in una situazione in cui la comunità italiana è molto estesa e radicata. Si tratterebbe non di un episodio a livello locale, ma di un arretramento complessivo del sistema di promozione della nostra lingua nel mondo. Nello stesso tempo, sarebbe un colpo all’immagine di un Paese come il Canada che, in tempi non sospetti, ha aperto la strada del multiculturalismo (e quindi del multilinguismo) a livello globale. Ci deve essere, dunque, un’assunzione di responsabilità che coinvolga congiuntamente le istituzioni italiane, quelle canadesi e la stessa comunità residente. In secondo luogo, deve essere chiaro a tutti che i cittadini canadesi di origine italiana che chiedono la continuazione di questo servizio lo fanno prima di tutto in virtù dei loro diritti di cittadini canadesi, che concorrono con il loro lavoro allo sviluppo del Paese e con l’adempimento dei loro doveri fiscali alle spese dello Stato, tra le quali l’istruzione rappresenta una riconosciuta priorità. Il plurilinguismo è ormai una dotazione culturale e formativa valutata come necessaria e generalmente richiesta. In terzo luogo, l’amministrazione italiana deve considerare la situazione che si è determinata per l’insegnamento dell’italiano in Ontario e, più in generale, in Canada, considerando anche l’emergenza che in questo settore si sta vivendo a Montreal, non come un semplice tassello di un quadro più articolato ed esteso, ma come una priorità da affrontare in una prospettiva pluriennale. Non a caso, ho chiesto al Ministro degli esteri di non escludere, pur nella difficile situazione finanziaria che questo settore sta attraversando da anni, un atto di responsabilità più tangibile e diretto. Questo, evidentemente, risulterà tanto più facile quanto più si realizzerà con le autorità canadesi un rapporto di reciprocità. Per quanto mi riguarda, rinnovo l’esortazione a tutte le parti in causa ad affrontare questa fase di ricerca con il massimo spirito di collaborazione e di amicizia, quale si addice ai nostri due popoli e a due Paesi che sono tra loro in eccellenti rapporti. Continuerò a seguire quotidianamente lo sviluppo della vicenda con rispetto verso le autorità canadesi e con costante premura e impegno verso quelle italiane, affinché sia salvaguardato fino in fondo il diritto di migliaia di ragazzi e delle loro famiglie ad avere una formazione moderna, completa e rispettosa delle proprie origini. On. Francesca La Marca