MONTEVIDEO - "Anche l’Uruguay potrà dire la sua nel progetto di riforma del CGIE (Consiglio Generale degli Italiani all’Estero). È quanto ha dichiarato Renato Palermo (foto accanto) – rappresentante del Paese sudamericano in questo organismo – durante l’ultima riunione del Comites (Comitato degli Italiani all’Estero di Montevideo) la scorsa settimana". Matteo Forciniti lo ha incontrato: ne è nato un articolo-intervista pubblicato nell’edizione ordinea de La Gente d’Italia, quotidiano diretto a Montevideo da Mimmo Porpiglia. ""Questa riforma dovrà avere la partecipazione tanto del Comites come delle associazioni" dice subito Palermo, confermando quanto anticipato nei giorni scorsi alla Casa degli Italiani. Dopo anni di dibattiti, proposte e discussioni "sembra che sia giunta finalmente la volta buona per portare avanti la tanto attesa riforma". In passato diversi progetti erano stati presentati senza alcun successo: "In Parlamento ogni deputato della circoscrizione estera aveva presentato il suo disegno di legge, anche il CGIE aveva fatto una sua proposta. Alla fine, però, non si fece niente di concreto". Questa volta, invece, secondo quanto spiega il sindacalista calabrese, "c’è la volontà di agire e di presentare una proposta in Parlamento forti del consenso popolare degli italiani all’estero. Siamo tutti molto fiduciosi". Questo il suo appello alla collettività dell’Uruguay: "Voglio ascoltare tutte le proposte. Che cosa ha in mente il Comites e che cosa pensano le associazioni. Discutiamone insieme. Le istruzioni sono chiare, c’è bisogno di democratizzare il CGIE". La rappresentanza degli italiani all’estero, ricordiamo, è un meccanismo tortuoso diviso in tre livelli e con molteplici attori coinvolti: innanzitutto i Comites (rappresentanti delle comunità locali, con cui chiaramente intrattengono un rapporto più diretto), poi il CGIE (mediatore tra il Governo e la cittadinanza) ed infine i 18 parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni estere (divise in 12 deputati e 6 senatori). La data limite che i consiglieri del CGIE di tutto il mondo hanno per presentare le loro proposte è stata fissata al 30 luglio di quest’anno anche se si tratta di "una data orientativa". Oltre al poco tempo per pianificare il tutto, c’è anche il grande enigma del referendum costituzionale all’orizzonte. Tra i punti più importanti della riforma Renzi c’è l’abolizione del Senato che implicherebbe la perdita di 6 senatori per gli italiani all’estero. Insomma, una questione di estrema importanza in grado di modificare tutti gli equilibri e il cui esito si conoscerà solo nel mese di ottobre. "In ogni caso dobbiamo iniziare ad elaborare le nostre proposte" spiega Palermo pur riconoscendo il clima di "incertezza" dovuto al risultato del voto dei prossimi mesi. Il Comites di Montevideo ha accettato la proposta di Palermo e a breve verrà formata una commissione interna in cui "parteciperà almeno un rappresentante di ognuna delle 3 liste presenti". Questa commissione "inviterà in seguito le associazioni italiane a partecipare alla discussione e a intervenire con i propri pareri". Fondamentale sarà la "conoscenza" di un tema abbastanza complesso e delicato. Come hanno fatto notare infatti diversi consiglieri del Comites "molte persone ignorano le funzioni del CGIE". Per modificare qualcosa, ovviamente, bisogna prima sapere di che cosa stiamo parlando. Quanti italiani conoscono oggi che cosa sia il CGIE? Una premessa assolutamente necessaria anche alla luce della bassissima partecipazione al voto nell’ultima elezione del Comites (circa il 6% degli aventi diritto di voto). Preoccupazioni che Palermo sembra condividere e per questo promette di "inviare a tutti i partecipanti la documentazione necessaria e le leggi oltre alla proposta di riforma del CGIE del 2007 come base di partenza". "Ci prenderemo il tempo che sarà necessario", aggiunge il coordinatore del patronato Inca senza sbilanciarsi, "ma non possiamo ancora stabilire con certezza quando finiremo". Le proposte che arriveranno dai consiglieri del CGIE approderanno inizialmente alla commissione "Diritti civili, politici e partecipazione", dove saranno analizzate e sintetizzate per poi essere passate all’assemblea plenaria che elaborerà un progetto finale. Solo allora la riforma sarà presenta in Parlamento, cui spetterà l’ultima parola. Sarà questa la volta buona?". (aise)