Una petizione con oltre 1.000 firme è il risultato dell’esemplare impegno di un comitato di cittadini italiani residenti in Nuova Zelanda (promosso da Viviana Zanetti, Marialuisa Risoli, Elisa Puccioni, Massimo Rinaldo, Martina Depentor, Valeria Sprea, Franca Bertani, Valentina Baccetti), in collaborazione con il Comites e le associazioni locali, profuso per sollecitare il governo, il parlamento e le istituzioni italiani ad adoperarsi per la ratifica della convenzione di sicurezza sociale tra i due Paesi. Sarà mia premura consegnare nei prossimi giorni la petizione alle autorità competenti. La firma dell’accordo con la Nuova Zelanda risale al 1998. Non è la prima volta che lo Stato italiano disattende un impegno internazionale assunto con un altro Paese in materia di sicurezza sociale: tra queste “disattenzioni” ci sono quelle con il Cile e le Filippine ed ovviamente proprio la Nuova Zelanda, Paesi i cui Parlamenti, vale la pena sottolineare, hanno già ratificato la convenzione da tanti anni. Sono oltre 4.000 i cittadini italiani residenti nel Paese dell’Oceania i quali rivendicano diritti e tutela socio-previdenziali. Molti di loro hanno versato contributi in entrambi i Paesi e molti altri si spostano da un Paese all’altro per lavoro, per studio e quant’altro. La stipula della convenzione permetterebbe a molti di loro di perfezionare importanti diritti ed introdurrebbe nei rapporti tra i due Stati numerose regole inderogabili a tutela del lavoro e dei diritti previdenziali. Infatti, l’accordo con la Nuova Zelanda prevede il coordinamento dei rispettivi sistemi di sicurezza sociale e favorisce l’accesso delle persone che si spostano da un Paese all’altro alle prestazioni di sicurezza sociale e pensionistiche previste dalle rispettive legislazioni. Giova ricordare che il Consiglio dei Ministri italiano nel febbraio del 2014 aveva tuttavia approvato l’atto (insieme agli accordi con Canada, Israele e Giappone, che successivamente venivano ratificati dal Parlamento italiano) ma non aveva poi fatto seguire, per motivi mai chiariti, la presentazione dello stesso e la sua ratifica in Parlamento. Giova inoltre ricordare che l’Italia ha già firmato numerosi accordi con la Nuova Zelanda tra i quali quello contro le doppie imposizioni fiscali, quello riguardante lo svolgimento di attività lavorativa da parte dei familiari conviventi del personale diplomatico, consolare e tecnico amministrativo, quello sulla coproduzione cinematografica ed altri. A fronte delle perplessità avanzate in alcune autorevoli sedi in merito alla remota firma dell’accordo (1998) ho voluto, in una mia recente interrogazione, evidenziare al Governo italiano che nonostante il tempo trascorso, l’accordo si potrebbe ratificare ed in seguito, adottando le procedure amichevoli previste da tutte le convenzioni di sicurezza sociale stipulate dall’Italia, potrebbe essere aggiornato per riflettere le eventuali modifiche intervenute nei sistemi nazionali di sicurezza sociale dei due Paesi contraenti. Va infine sottolineato che i costi dell’accordo sono modesti visto il numero non elevato dei potenziali aventi diritto. Quindi sono convinto, e mi sto attivando per questo, che occorra rispondere positivamente alle richieste di tanti nostri connazionali e riprendere e concludere in tempi rapidi l’iter procedurale e legislativo che porti alla ratifica dell’accordo di sicurezza sociale tra Italia e Nuova Zelanda. http://www.marcofedi.it