Roma – Nel day after il Referendum costituzionale, tra crisi di governo e probabili scenari futuri, Eugenio Marino, Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo, ci ha spiegato come interpretare il voto estero. “Un’analisi più accurata sarà possibile solo nei prossimi giorni, ma secondo me hanno giocato due fattori: il primo è che all’estero il Pd è riuscito a rimanere molto più unito e a ritrovarsi quasi interamente sul Sì. Il Gruppo dirigente in tutto il mondo, soprattutto dopo la scelta unitaria di Cuperlo, è confluito sul Sì” ha commentato Marino. Che aggiunge: “Il secondo fattore è che all’estero ha pesato maggiormente l’analisi del contesto. All’estero si avverte di più il clima internazionale e ognuno dei nostri connazionali ha pensato maggiormente alla tenuta della sinistra e del Governo in un contesto in cui, in tutto il mondo, si assiste all’avanzata dei populismi. Questo pericolo è stato sentito fin da subito dai nostri connazionali che hanno ragionato sul fatto che un No avrebbe favorito la Destra e soprattutto Grillo. Questo governo si stava battendo con forza contro l’austerity, per un’Europa più politica e con una corretta politica sui migranti: indebolirlo avrebbe significato minare queste politiche”. Per quanto riguarda lo spoglio dei voti e le polemiche sui possibili brogli, Marino assicura: “Ero presente questa notte a Castelnuovo di Porto per lo spoglio e non ho sentito denunce da parte di nessuno. Da quello che ho visto, non ci sono elementi per dire che ci sono stati brogli. Il sistema ha funzionato con le difficoltà di sempre, ma che a ogni tornata diminuiscono, nonostante il clamore dei media. Si è ridotto al minimo il numero degli indirizzi sbagliati grazie a un allineamento maggiore dell’Aire. Si è ridotto al minimo il numero delle schede non consegnate e quello di chi ha richiesto il duplicato”. “Un segno – secondo il Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo - che non c’è stata nessuna irregolarità. Chi parla di brogli lo fa o per utilizzare strumentalmente la situazione o perché non conosce il sistema di voto all’estero. C’è però un terzo motivo, più sottile degli altri due, ed è quello che muove da un obiettivo preciso: abolire la presenza della circoscrizione estero in Parlamento”. Come ha reagito al risultato la comunità italiana all’estero? “C’è un atteggiamento contraddittorio – continua Marino -. Per un verso, c’è un certo entusiasmo per il risultato del voto estero, che si è espresso con forza a favore del Sì e che ha visto il consolidamento del Pd e della sinistra. Dall’altro verso, però, c’è l’amarezza e il dispiacere per il risultato deludente in patria e la situazione di incertezza che esso ha determinato e che desta preoccupazione”. La vittoria del Sì all’estero è sicuramente anche un successo della campagna elettorale del Partito. “Il Comitato Basta un Sì e il Pd si sono spesi da subito nella campagna elettorale – ricorda il dirigente del Pd -. I nostri parlamentari e i circoli hanno portato avanti quotidianamente iniziative sul territorio ovunque: non c’è stata città all’estero dove non ci siano state iniziative per il Sì, anche con la partecipazione di alcuni ministri italiani”. Sull’affluenza, invece, Marino spiega: “Sinceramente mi aspettavo un’affluenza del 30-32% circa, non di più. Nelle settimane e giorni scorsi si parlava di percentuali alte, ma per come conosco il territorio, mi sono detto scettico (da ultimo con Giovanna Casadio di La Repubblica) e ho spiegato che quei dati che circolavano erano troppo ottimistici”. E ora, tra le dimissioni del premier e la crisi di governo, cosa ci dobbiamo aspettare? “Gli scenari che si possono aprire sono diversi, sia a livello parlamentare che nel Partito – è la riflessione di Marino -. Quello che mi auguro è che in questo momento, sia a Sinistra che in Parlamento, si vada verso una maggiore responsabilità di tutti per ricomporre le fratture che si sono acuite durante la campagna elettorale. Si dovrà ricostruire un Pd e un centrosinistra guardando all’interesse comune. Spero che non vivremo una fase di ulteriore divisione, noi abbiamo lavorato per evitare fratture e ridurre le distanze”. “C’è bisogno di unità, in questo momento ancora di più, perché ci ritroveremo sull’onda di questo No, tra l’avanzata della destra di Salvini e quella di Grillo che si stanno, giustamente, intestando la vittoria – conclude il Responsabile nazionale PD per gli italiani nel mondo -. E questo, se permette, mi fa molto male perché io non ce la faccio proprio a gioire della sconfitta del mio Partito e del Governo guidato dal mio partito, nonostante i tanti, troppi, errori del mio Segretario”. (NoveColonne ATG)