DUBAI - “Il decreto fiscale n. 193 del 2016 obbliga tutti i comuni ad inviare all’Agenzia delle Entrate, entro sei mesi dall’iscrizione all’AIRE, i nominativi degli italiani che hanno trasferito la propria residenza all’estero, nonché a comunicare tutti i nominativi dei concittadini che si sono trasferiti fuori dal Paese a partire dal 1/1/2010. Questo provvedimento interessa anche i moltissimi italiani che si sono trasferiti negli Emirati Arabi in cerca di lavoro o spinti dalle molteplici opportunità offerte a chi sceglie di avviare un’attività imprenditoriale nel Paese. Ma in cosa consiste il provvedimento?”. A spiegarlo è Mauro Finiguerra su “DubaItaly”, portale diretto da Elisabetta Norzi. “La legge precisa che tutti gli italiani trasferiti all’estero dopo l'1/1/2010, siano lavoratori autonomi o dipendenti, siano pensionati o giovani in cerca di lavoro, saranno inseriti in una lista per i controlli relativi alle attività e agli investimenti finanziari all’estero non dichiarati in Italia. Queste liste saranno controllate anche in modo incrociato con la banca dati COVER, nella quale è inserita la lista di tutti gli italiani che hanno già presentato, o che presenteranno, essendo ancora aperta la possibilità di farlo, l’istanza di collaborazione volontaria (Voluntary Disclosure 2.0), per segnalare la presenza di capitali all’estero. Pertanto tutte le persone fisiche espatriate o quelle che hanno dichiarato di avere attività finanziarie o patrimoniali all’estero (pensionati, giovani, ricercatori, imprenditori, cercatori di speranza), sono potenzialmente nel mirino dell’Agenzia delle Entrate, che cercherà di ricondurne la residenza e, dunque, l’assoggettamento a tassazione, in Italia.
QUANTI SONO GLI EXPAT ITALIANI Gli ultimi dati dell’AIRE, dicono che nel 2015 sono espatriate circa 107 mila persone fisiche, mentre nel 2014 erano state circa 100 mila. Dal 2010, quando gli italiani residenti all'estero erano 2,3 milioni, oggi, nel 2016 siamo giunti a circa 4,5 milioni, raddoppiando in soli 5 anni la popolazione che ha deciso di trasferirsi stabilmente fuori dal Paese. I motivi sono i più diversi, ma sostanzialmente chi espatria, oggi, lo fa per cercare di sopravvivere alla crisi, per trovare un lavoro adatto alle proprie capacità oppure per tentare di trascorrere in modo dignitoso la vecchiaia, sottraendosi alle difficili dinamiche economiche e finanziarie interne al Paese.
CHI RISCHIA MAGGIORMENTE Oggi il Governo intende effettuare controlli i più ampi possibile su tutte queste posizioni aperte all’estero da chi ha abbandonato l’Italia. Le categorie più a rischio sono sicuramente i lavoratori autonomi all’estero e i lavoratori specializzati (ricercatori), per i quali l’AF potrebbe cercare di ricondurre la effettiva residenza in Italia sulla base di criteri territoriali anche famigliari e personali. Un’altra categoria a rischio, e non solo per gli eventuali accertamenti fiscali, è quella dei pensionati, che sono più di 500.000, con un trend in crescita addirittura del 40% nel 2014, e che hanno deciso di trasferire la residenza in quei Paesi dove possono spendere meno e vivere meglio, come in genere i Paesi più caldi (Portogallo, Marocco, Canarie, Paesi sud-americani e caraibici, ecc.). Essi oggi usufruiscono della esenzione quasi totale dalla tassazione italiana e della percezione della pensione al lordo delle ritenute fiscali e previdenziali, in quanto le Convenzioni in essere con l’Italia consentono ai Paesi di emigrazione di tassare al posto nel nostro Paese, pertanto abbassando le aliquote sui redditi da pensione essi riescono ad attrarre quanti più residenti possibile. Su di essi grava la spada di Damocle dell’INPS il cui Presidente, poco tempo fa, aveva già suggerito di intervenire con una norma che riducesse la parte non tassabile delle pensioni pagate ai cittadini italiani residenti all’estero.
IL TEST DELLA RESISTENZA DELLE RESIDENZE ESTERE Per tutti gli altri soggetti emigrati all’estero, il suggerimento è di affidarsi ad un professionista esperto in materia di fiscalità internazionale che possa valutare adeguatamente la resistenza della residenza all’estero”. (aise)