LINGUA E CULTURA ITALIANA NEL MONDO
Partire dalle esperienze che ogni giorno viviamo sui nostri territori è necessario per affrontare davvero, non solo teoricamente, il valore e le potenzialità della lingua e cultura italiana nel mondo, soprattutto per l'internazionalizzazione
delle imprese: la lingua è un fattore trainante per l'export, con grandi ricadute economiche per l'Italia. I parlamentari (senatori?) eletti all'estero hanno dovuto combattere quotidianamente contro le riduzioni sistematiche dei capitoli di spesa per i corsi di lingua e cultura.
Iniziative estemporanee possono avere qualche effetto nel brevissimo periodo, magari utile a chi le organizza, ma non aiutano un sistema che oggi più che mai ha bisogno di essere rilanciato. Gli esempi non mancano, come dimostrano le esperienze del Goethe e del Cervantes: occorre la volontà politica.
LA RETE CONSOLARE
Abbiamo sollecitato più volte il Governo a impostare una riforma complessiva del settore, assumendo le raccomandazioni contenute nel Rapporto del Comitato sulla Spending Review del 2012 e gli impegni assunti nel documento "Farnesina 2015". In assenza di una revisione strutturale di tutta la spesa (compresi capitoli "non rimodulabili", quali il trattamento economico del personale diplomatico e soprattutto le indennità di sede all'estero), il Ministero si è trovato ad operare con strumenti di emergenza e in una prospettiva di breve termine. Tali misure si sono concentrate sulle politiche più pregiate - dalla cooperazione allo sviluppo alla promozione della lingua e cultura italiana nel mondo, dal sostegno alle imprese ai servizi per gli italiani all'estero - determinando un ridimensionamento della rete e la chiusura di molte sedi consolari e culturali.
Se non vogliamo assistere inerti a una drastica riduzione della proiezione internazionale del nostro Paese e della tutela dovuta ai nostri concittadini all'estero, è necessario porre mano a una riforma organica del MAECI: rimodulare i costi, tutti, per garantire più servizi ai cittadini.
COMITES E C.G.I.E.
Gli organi di rappresentanza delle comunità all’estero, i Comites e il CGIE, svolgono un ruolo significativo, su base volontaria, di raccordo tra le comunità e le istituzioni italiane; con la riduzione delle risorse disponibili non potranno continuare a interpretare la propria funzione. Una riforma degli organi di rappresentanza degli italiani all'estero è urgente per recuperare partecipazione e fiducia da parte dei cittadini e per affrontare l'odierna realtà dell’emigrazione, caratterizzata da nuove generazioni portatrici di stimoli e bisogni diversi.
Il Senato della Repubblica, già nel 2011, approvò una legge di riforma dei Comites e del CGIE, che poi si fermò alla Camera dei Deputati. Nella legislatura attuale, con un O.D.G. approvato in legge di stabilità (2015), si impegnava il Governo a presentare al Parlamento entro il 30 giugno 2016 una riforma organica dei Comites e del CGIE: tra poco sarà trascorso un anno, invano.
IL FISCO E GLI ITALIANI ALL'ESTERO
Da anni cerchiamo di far capire al Governo e all'opinione pubblica che l'imposizione fiscale sulle proprietà immobiliari degli italiani all'estero determina una situazione del tutto particolare, in virtù della quale moltissimi emigranti subiscono una discriminazione di fatto. Moltissimi tra loro hanno investito i frutti di una vita di sacrifici per costruire o acquistare casa nel paese di provenienza, anzichè nel paese dove risiedono. Queste scelte hanno reso possibile il mantenimento di un legame tra le seconde e terze generazioni e l'Italia, e hanno impedito fin qui un depauperamento altrimenti inesorabile del patrimonio immobiliare di innumerevoli centri, in particolare nel meridione. La tassa sulla seconda casa, insieme al pagamento delle imposte sui servizi, dei quali gli italiani all'estero usufruiscono al massimo per poche settimane l'anno, rischiano seriamente di lacerare questo legame e di produrre effetti devastanti, a medio e a lungo termine, sulle stesse finanze locali che si cerca di sostenere.
Al momento i contribuenti pensionati iscritti AIRE sono beneficiari di un'equiparazione all'IMU prima casa e di una riduzione del 70% delle imposte sui servizi. E' urgente provvedere ad una soluzione globale del problema, prima che sia troppo tardi.