ROMA – Si è svolto presso la Sala capitolare del Senato l’incontro sul tema “Riforma della rappresentanza degli italiani all’estero. Comites e Cgie – messa in sicurezza del voto all’estero”. Il dibattito è stato introdotto dal presidente del Comitato del Senato per le questioni degli Italiani all’Estero Claudio Micheloni (foto sopra)

che ha segnalato di aver inviato una lettera al ministro degli Esteri Angelino Alfano sul mancato coinvolgimento del Cgie negli Stati Generali per la promozione all’estero della formazione superiore italiana svoltisi ieri alla Farnesina. Nella missiva di risposta il ministro ha ribadito la considerazione per il ruolo svolto dagli organismi di rappresentanza degli italiani all’estero e la volontà del governo ad un confronto con il Parlamento e con tali organismi sul tema più ampio delle prospettive della loro riforma. Micheloni ha anche segnalato come nell’audizione, svolta dal Comitato, con il sottosegretario agli Esteri Amendola, sia stata affrontata sia la questione della riforma della rappresentanza , sia il problema del ritardo nell’erogazione dei contributi per gli enti gestori che in alcuni casi rischiano anche il fallimento.

Micheloni si è anche soffermato sui rischi di soppressione del voto all’estero per corrispondenza, connessi all’esame della nuova legge elettorale, e sull’assegnazione al Comitato per le questioni degli Italiani all’estero dell’esame delle conseguenze della Brexit sulle collettività italiane del Regno Unito. Per quanto riguarda la riforma dei Comites e del Cgie Micheloni ha poi sottolineato la necessità, per dare reale rappresentanza alle nostre collettività all’estero, che negli ultimi anni sono molto cambiate, di una profonda riflessione che non si limiti alla modifica di alcune parti dell’attuale legge. Una riforma che, per il senatore del Pd, potrà avere successo solo in presenza di una reale volontà di lavorare insieme, superando i singoli particolarismi. Micheloni ha poi rilevato come, per sopprimere i Comites ed il Cgie non serva una nuova legge, ma basti chiudere del tutto il “rubinetto” delle risorse pubbliche. Un rischio che potrebbe essere evitato da una adeguata e condivisa riforma. Auspicata inoltre da Micheloni una riflessione ad ampio spettro sul voto degli italiani all’estero che consenta anche di comprendere se veramente i parlamentari della circoscrizione Estero siano stati in grado di portare al centro dell’attenzione della politica italiana la storia e la valorizzazione degli italiani all’estero.

Dal canto suo il segretario generale del Cgie Michele Schiavone ha sottolineato come le realtà e le eccellenze italiane all’estero siano prese in considerazione in Italia solo in momenti particolari, come ad esempio l’attribuzione del Nobel a qualche personaggio illustre. “Oggi dobbiamo parlare – ha affermato Schiavone – di come le nostre comunità debbano affrontare il futuro dandosi anche dei regolamenti nuovi, perché il mondo è cambiato rispetto a 30 anni fa quando sono stati ideati questi organismi di rappresentanza. Organismi che hanno seminato nel solco della rappresentanza delle grandi professionalità, facendo avanzare i diritti sociali, culturali e anche il progresso economico nei paesi di residenza… Noi dobbiamo riformare questi organismi – ha proseguito Schiavone – per renderli più attivi e protagonisti; però, per fare questo, c’è bisogno anche della volontà politica. Se non cambia passo l’azione di Governo io temo che questa Assemblea Plenaria possa essere una delle ultime. Noi – ha aggiunto il segretario generale – dobbiamo darci una strada da percorrere insieme perché il Cgie non rappresenta se stesso ma i Comites, le associazioni e tutta una comunità composta da cinque milioni solo per quanto riguarda gli iscritti all’Aire, a cui va aggiunto il gran numero di oriundi italiani”. Per quanto concerne i contenuti della riforma Schiavone ha sottolineato la necessità di ragionare su come creare automatismi per sincronizzare gli interventi, rimanendo Cgie, Comites e parlamentari della circoscrizione Estero i punti cardine, e su come utilizzare con oculatezza le risorse pubbliche. Per Schiavone inoltre questa rappresentanza su tre livelli deve essere organizzata in modo da facilitare la partecipazione politica dei nostri connazionali attraverso il voto per corrispondenza che evita il problema dei grandi spostamenti dell’elettore.  Anche il segretario generale del Cgie ha infine segnalato le problematiche burocratiche che rallentano l’erogazione dei contributi per gli enti gestori.

Ha poi preso la parola il consigliere Riccardo Pinna (Sud Africa), del Comitato di Presidenza del Cgie che ha rilevato l’esigenza di  aumentare i servizi della rete consolare per gli italiani all’estero e di dare i mezzi necessari al Cgie per lavorare. Sulla questione della riforma degli organi di rappresentanza Pinna ha sottolineato la necessità di rivedere la distribuzione territoriale dei consiglieri tenendo conto degli ampi territori che questi spesso devono coprire.

A seguire l’intervento del consigliere Norberto Lombardi (Italia) che ha posto in evidenza come gli eletti all’estero abbiano svolto un importante lavoro intervenendo negli ultimi mesi sulla finanziaria, riportando a 12 milioni le risorse per i corsi di lingua e cultura, e fornendo mirate osservazioni  per l’adeguamento del decreto sulla “buona scuola”.  Lombardi ha poi parlato dell’esigenza di affrontare a livello culturale come una cosa unica, per quanto concerne l’impostazione, le riforme dei Comites, del Cgie e del voto all’estero. “Io sono preoccupato – ha aggiunto Lombardi – che nella riforma elettorale italiana possa entrare anche la legge 459 sul voto all’estero perché su questo argomento il clima, già rovente durante il referendum,  rischia di riaccendersi”. Secondo il consigliere un’eventuale modifica della legge che trasformasse il voto per corrispondenza nel suffragio presso i seggi consolari porterebbe ad una drastica caduta della partecipazione con conseguenze nefaste anche per lo stesso diritto di voto all’estero . “. O facciamo una riforma della riforma dei Comites e del Cgie che abbia il coraggio di guardare in faccia il nostro tempo prendendo in considerazione le profonde trasformazioni che sono avvenute , – ha continuato Lombardi – oppure prendiamoci il tempo più adeguato per rifletterci meglio, non facciamo quindi un semplice ritocco della rappresentanza”. Per Lombardi inoltre nella nuova riforma non andrà ridotta la rete dei Comites, dovranno trovare spazi di ingresso effettivo alla rappresentanza anche gli oriundi e i tanti imprenditori e ricercatori italiani all’estero, e dovranno essere esaminate le numerose proposte aggregative fornite dalle nuove tecnologie. “La prima riforma – ha concluso Lombardi – è di dare al Cgie e ai Comites le risorse per far adempiere i compiti che la legge gli assegna”.

Il consigliere Giuseppe Stabile (Spagna) ha invece rilevato la necessità sia di dare allocazione al nuovo Cgie presso la presidenza del Consiglio, sia di mettere in sicurezza il voto all’estero attraverso l’assegnazione ai nostri connazionali nel mondo di una tessera elettorale simile a quella utilizzata in Italia. Dopo l’intervento di Luca Tagliaretti (Nuovo Centrodestra) che ha ricordato come la componente di nomina governativa del Cgie sia ricca di competenze specifiche e rappresenti il primo punto di raccordo tra gli eletti e il resto dell’organizzazione politica e sociale, il senatore Vito Petrocelli del Movimento 5 Stelle ha parlato della necessità, di fronte ad una collettività all’estero mutata, di garantire le condizioni per poter lavorare e rappresentare le comunità di tutti continenti. “Vi sono però – ha aggiunto il sentore – dei ma, perché io credo che non sia un tabù di cui non si può parlare la possibilità che vi sia una radicale riforma della rappresentanza diplomatica, ma anche della rappresentanza degli italiani all’estero. Altro tabù è la questione della modalità di voto: non è un tabù che non si possano cambiare le attuali regole sulla modalità del voto all’estero”. Il senatore si è poi detto interessato a capire come sia stato preparato dal Cgie il documento sulla riforma della rappresentanza.  

Dal canto suo Mariano Gazzola, vice segretario generale per l’America Latina, ha parlato di uno studio del Governo messicano sul voto all’estero da cui emerge come a tutt’oggi vi siano 111 paesi dotati della possibilità di voto all’estero; di questi 52 votano presso i seggi, spesso pero solo per alcune categorie come ad esempio i diplomatici, e 25 per corrispondenza, mentre 28 utilizzano un meccanismo di voto combinato.  Per Gazzola inoltre le recenti polemiche in Italia sul voto all’estero, che non può essere strumentalizzato con motivazioni politiche, appaiono anacronistiche anche alla luce del fatto che l’intero mondo, con l’aumento della mobilità dei migranti, si sta attrezzando con il voto all’estero.

Il consigliere Fernando Marzo (Belgio) si invece soffermato sui cambiamenti avvenuti nel mondo del lavoro all’estero, una realtà che ormai non è più, come era una volta, un luogo di dibattito politico da cui prendeva forza la rappresentanza. “Tutto questo non esiste più , ha spiegato Marzo,- è cambiato il modo di aggregazione degli italiani all’estero. Bisogna difendere la rappresenta nei contenuti e il voto all’estero che deve garantire sicurezza e partecipazione” .

Maria Chiara Prodi (Francia) ha sottolineato la necessità sia di mantenere il voto per corrispondenza, ma introducendo l’inversione di opzione e dando la possibilità ai cittadini di essere informati per tempo, sia di approntare una riforma dell’Aire che consenta alla nuova emigrazione di iscriversi e diventare elettorato attivo e passivo. Secondo Chiara Prodi sarebbe inoltre opportuno un intervento che permetta ai candidati agli organi di rappresentanza di raggiungere l’elettore attraverso una capillare comunicazione politica di tipo istituzionale. Il consigliere Paolo Brullo (Germania) si è detto preoccupato per il modo in cui vengono percepiti oggi in Italia i connazionali all’estero che non possono essere più considerati dei Gastarbeiter. Per Brullo, che esige rispetto per le nostre comunità nel mondo,  vi sono all’estero fra i nostri connazionali tante eccellenze che potrebbero giocare “nella nazionale italiana” ma che non vengono mai chiamati in campo dal  loro paese.

Da Rodolfo Ricci (Italia) è stato invece evidenziato come la crisi della rappresentanza e dell’associazionismo degli italiani all’estero faccia parte di una difficoltà più generale della rappresentanza e della stessa politica.  “Gli elementi di delusione presenti nel nostro ambiente – ha proseguito Ricci – sono da attribuirsi in parte a noi, perché non siamo stati in grado di modificare la percezione degli italiani all’estero nel mondo politico nazionale, ma ci siamo trovati anche di fronte ad una mediocrità della politica”. Da Ricci si è anche rilevato come, a fronte di un costante aumento dei nostri flussi migratori verso l’estero,  sia mancato un monitoraggio da parte delle istituzioni di questo fenomeno che hanno invece provveduto  a tagliare in maniera costante le risorse per gli italiani all’estero. Ricci ha infine ipotizzato un supplemento di riflessione sulle riforme degli organi di rappresentanza che consenta di affrontare e comprendere meglio le rapide evoluzioni delle nostre comunità all’estero.

Dopo l’intervento di Paolo Da Costa (Svizzera) che si è detto perplesso sull’esigenza di approntare in maniera così rapida  la riforma dei Comites e del Cgie e ha parlato del doverre di difendere il voto per corrispondenza a priori,  Nello Gargiulo (Cile) ha rilevato come il voto all’estero, che consente di espandere l’italianità nel mondo, da qualsiasi riforma venga espresso, dovrà essere in grado far lievitare la partecipazione dei nostri connazionali. Per Gargiulo sarebbe inoltre opportuna una maggiore attenzione per gli oriundi nel campo della promozione della lingua e cultura italiana.

Il consigliere Giangi Cretti (Fusie) si è invece interrogato sul perché dopo tanti anni di battaglie esista ancora una parte cospicua della politica italiana che non conosce gli italiani all’estero e si è detto interessato a conoscere quali possano essere nuove soluzioni  alternative a quelle  prospettate nei vari ambiti dal Cgie. Ha comunque evidenziato come  il voto per corrispondenza favorisca effettivamente una grossa partecipazione dei connazionali all’estero. Anche Cretti ha parlato della possibilità di prendere ulteriore tempo per modificare in modo adeguato la rappresentanza. La necessità di esercitare al meglio possibile il voto all’estero è stata sostenuta da Francesco Papandrea (Australia)  che ha anche rilevato l’esigenza di dare risorse adeguate al Cgie e di non togliere la rappresentanza dei Comites alle piccole comunità.

Il consigliere Antonio Putrino (Svizzera) ha ricordato come il voto all’estero rappresenti un’eccellenza italiana che viene ripresa da altri Paesi. Putrino si è anche soffermato sul problema di una reale ricambio generazionale all’interno della rappresentanza degli italiani all’estero e sulla necessità non tanto di modificare le leggi attuali, che spesso sono all’avanguardia, quanto di applicarle in modo efficace. Silvia Alciati (Brasile) ha invece segnalato la passione che anima i consiglieri del  Cgie impegnati nella rappresentanza e che vogliono essere messi in condizione di poter lavorare. La consigliera, oltre a chiedersi quanto il governo sia interessato alla rappresentanza degli italiani all’estero, rileva come non sia vero che tra i nostri giovani connazionali nel mondo manchi l’interesse per l’Italia.

Ha infine preso la parola  il vice segretario per i Paesi anglofoni  Silvana Mangione che ha sottolineato come il Cgie abbia fatto bene ad inviare un proprio rappresentante agli Stati Generali presso la Farnesina. Ha ricordato come negli ultimi tempi il Cgie abbia dovuto far fronte ad alcune problematiche connesse a un tentativo di spostare, in vista del G7, gli uffici del Consiglio Generale in altri luoghi, e alla riduzione delle risorse da parte del Maeci per lo stesso funzionamento del Cgie. Mangione ha poi spiegato come la proposta di riforma degli organi di rappresentanza, elaborata dal Cgie, nasca da un lavoro corale con tutti i Comites e le associazioni del mondo che ha portato alla creazione di un modello fattibile e realizzabile che dovrà essere discusso dall’Assemblea su alcuni punti chiave come ad esempio il numero minimo di iscritti all’Aire per l’istituzione di un Comites, la presenza, la selezione e le capacità di voto dei consiglieri di nomina governativa e il coinvolgimento delle Consulte regionali nel sistema della rappresentanza. La consigliera ha anche parlato della necessità di riassegnare territorialmente i consiglieri del Cgie,  dopo un adeguamento sbagliato legato solo al numero degli iscritti all’Aire, e dei costi proibitivi del voto all’estero presso seggi elettorali o per via elettronica. (Goffredo Morgia – Inform)