ROMA - “La questione pregiudiziale è: l’Italia ritiene ancora importante il suo rapporto con gli italiani all’estero? Considera Comites e Cgie promotori del Sistema Italia all’estero?”. Così il segretario generale del Cgie Michele Schiavone (foto sopra), ha esordito presentando la relazione del Comitato di Presidenza ai colleghi riuniti in plenaria alla Farnesina. Presenti il sottosegretario Enzo Amendola e diversi parlamentari eletti all’estero. Ad Amendola, che al Cgie ha chiesto una bozza di riforma degli organismi di rappresentanza, Schiavone replica spiegando che “il Consiglio generale, ricevuto il mandato, ha lavorato un anno al testo, ma ora dobbiamo capire chi fa cosa. Noi abbiamo assunto l’impegno a dare il nostro contributo per indicare la strada del futuro”, ma “se non si cambia registro verso gli italiani all’estero e la loro rappresentanza al termine di questa conferenza consegniamo le chiavi degli uffici e qualcun altro deciderà il futuro del Cgie”. Schiavone elenca i tagli alle risorse inferti dall’ultima finanziaria cui, ha detto Amendola, si rimedierà con l’assestamento di Bilancio; cita i mancati inviti agli Stati generali di Firenze e a quelli di ieri alla Farnesina; l’attacco al voto all’estero, virulento e irriguardoso, esploso in occasione del referendum costituzionale e, a dire di molti, pronto a tornare agli onori della cronaca. Insomma, “temi importanti che non possono essere discussi ad un anno di distanza” come succede al Cgie che, per mancanza di risorse, può organizzare una sola plenaria l’anno. “Come Comitato di presidenza abbiamo cercato di intervenire per tutelare gli italiani all’estero, ma ci siamo scontrati con l’atteggiamento di sottovalutazione e di marginalizzazione di chi ci chiede pareri all’ultimo momento, o non ce li chiede affatto, non capendo ancora l’apporto che possiamo dare e che possono dare tutti gli italiani all’estero”, denuncia Schiavone, secondo cui si deve “riaffermare il diritto del Cgie al rispetto della sua dignità istituzionale” ma anche rispettare le leggi istitutive mettendo gli organismi di rappresentanza in condizione di lavorare. Cita le annunciate dismissioni immobiliari – Monaco e Bruxelles gli ultimi casi – per cui la Farnesina “non ci calcola”, dimenticando che “tanti di questi beni sono stati acquistati anche con denaro della comunità”. Una comunità che vede i suoi rappresentanti arrancare per mancanza di fondi: “dopo questa assemblea plenaria nelle casse del Cgie rimarranno 15mila euro”, informa il segretario generale. Quanto ai Comites grazie ai tagli si parla di “sopravvivenza minima”, di organismi che resistono solo grazie all’impegno dei consiglieri. Per questo “ad Alfano, al Governo e al Parlamento chiediamo di integrare il bilancio senza aspettare la prossima finanziaria”. I fondi, aveva confermato Amendola nella sua relazione, saranno nell’assestamento di bilancio. Anche senza vedersi, il Consiglio ha lavorato nelle commissioni, spiega Schiavone, che poi torna a parlare delle polemiche sul voto all’estero durante il referendum sostenendo che l’intento era di “strumentalizzarlo per delegittimarlo”. “Parliamo di una partecipazione democratica che si volge da 15 anni. Tutto si migliora ma non toneremo alla cittadinanza dimezzata pre 459/2001”. Il voto per corrispondenza presenta “criticità e costi” certo. “Qui non ci sono tabù, non esiste una battaglia di trincea, siamo aperti al mondo; fermi e inflessibili sui principi, ma aperti a rivedere le questioni tecniche”, sintetizza Schiavone, che spiega come solo con l’esperienza si capisce la resa di un meccanismo nella pratica. È successo di recente con l’introduzione dell’inversione dell’opzione per le elezioni dei Comites che non ha dato i risultati immaginati. E comunque “il voto per corrispondenza è adottato in diversi Paesi, ma solo in Italia viene considerato una pratica fuorviante”, mentre i seggi “sono una soluzione impraticabile”. Tornando alla riforma di Comites e Cgie, il “lavoro di confronto, coordinato da Silvana Mangione e dagli altri vice segretari d’area”, è durato un anno. Un “percorso di dialogo” concluso, ma, ha ribadito, “presupposto di qualunque intervento è assicurare le risorse”. “I tre livelli di rappresentanza vanno salvaguardati e consolidati, dando loro funzioni precise e incisive, valorizzandone il ruolo da parte di ambasciate e consolati, legittimandoli di fronte alle autorità locali”. La rete dei Comites deve rimanere “la più ampia possibile”, continua Schiavone, “si tratta di riorientare il loro ruolo, non solo come difensore civico degli italiani all’estero, ma anche come antenne del Sistema Italia nel mondo produttivo e culturale locale, oltre che punto di sostegno per i nuovi flussi migratori”. Il mondo cambia velocemente e con esso gli italiani all’estero quindi “è importante per l’Italia non rinchiudere la rappresentanza in una dimensione amministrativa, ma aprirla alle forze più vive della comunità”. Quanto ai consolati anche con loro i rapporti possono essere “problematici” se “a Marsiglia e Stoccarda siamo stati costretti ad adire le vie legali per far rispettare nella legge istitutiva dei Comites”. “Non difendiamo corporativamente lo stato del Cgie, già ridotto di un terzo nella sua composizione, con intere zone del mondo scoperte, visto che non si è tenuto conto dei numeri e delle distanze, del peso di ciascun Paese”, ma fatta un’operazione matematica che ha generato uno “squilibrio della rappresenta territoriale, con tre Paesi che hanno un terzo dei consiglieri eletti all’estero”. Si dovrà discutere anche della componente governativa: “saremo obiettivi”, assicura Schiavone, che aggiunge: “a loro come a noi va riconosciuta la diaria”. Il nuovo Cgie dovrebbe avere “rapporti non solo di consulenza, ma di diretta collaborazione con le strutture dello Stato e non solo all’estero, tenuto conto degli eletti all’estero e del loro ruolo ovviamente. Abbiamo ora anche un nuovo e promettente rapporto con le regioni dopo una deludente regressione; occorre quindi rilanciare le Consulte; il rapporto cgie-regioni dovrebbe essere istituzionalizzato facendo uno sforzo per inserire una nostra presenza nella conferenza stato regioni”. Inoltre, il nuovo Cgie dovrebbe “sviluppare una funzione di raccordo tra Comites e eletti all’estero”. Sul fronte lingua e cultura, “c’è una realtà in forte evoluzione cui accostarsi con spirito innovativo. Dalla relazione del sottosegretario emerge una promozione intrecciata con quella commerciale e la promozione del made in Italy. Bene il tavolo interministeriale Maeci- Mibact-Miur, abbiamo più volte ribadito l’autonomia della lingua e cultura, ma anche insistito sulla necessità che l’Italia si presentasse nel mondo con unicità, dando voce a tutte le sue bellezze. Siamo convinti – ha detto ancora Schiavone - che gli enti gestori siano una colonna portante della promozione linguistica; il potenziamento della sola Dante Alighieri ci preoccupa molto; ancora una volta si tratta di decisioni prese senza consultare chi all’estero ha esperienze”. Sulla Buona Scuola “il decreto che ci è stato presentato contiene un rimpasto normativo ben lontano dalla riforma strutturale e organica da noi auspicata”. Sul tema il Cgie ha dato il suo parere ed è stato ascoltato dalle Commissioni parlamentari. Stigmatizzati i tagli ai corsi di lingua e cultura, cui si rimedierà, come assicurato da Amendola, Schiavone ha citato il fondo di 150 milioni indicato dal sottosegretario per ribadire la necessità di “farsi trovare pronti con le nostre proposte”. Quanto alla Dgsp, per il Cgie è “positivo il trasferimento perché c’è una unificazione organica della promozione linguistica all’estero e la connessione diretta tra questa promozione e quella economico-commerciale” anche se non manca “il timore che in quella collocazione i corsi di lingua diventino il vaso di coccio tra vasi di ferro”. Tra le novità positive della legge di bilancio, Schiavone cita la considerazione della rete delle Camere di commercio italiane all’estero come volano di made in Italy ma anche la destinazione del 30% della cosiddetta tassa sulla cittadinanza alla rete consolare, ma “non bastano gli annunci”. Nella relazione Schiavone include la stampa italiana all’estero e il suo ruolo e l’impegno del Cgie sulle nuove mobilità. “La ricerca presentata ieri dimostra due tratti dell’approccio del Cgie: la sensibilità per il nuovo e la capacità di analizzarne aspetti per proposte concrete, dimostrando così la sua utilità di rappresentanza e di difesa della rappresentanza”. (m.c.\aise)