ROMA - Un dibattito piuttosto acceso ha caratterizzato oggi la plenaria del Cgie quando si è trattato di discutere della riforma della rappresentanza. Il vice segretario generale Silvana Mangione ha redatto una bozza, che, ha tenuto poi a sottolineare, vuole essere di indirizzo “politico”, cui si è giunti dopo aver chiesto il contributo dei Comites. In 39 hanno risposto alla chiamata, ha riferito Mangione, ma naturalmente non tutti gli input sono stati inseriti in bozza, perché “nella stessa legge non ci può essere tutto e il contrario di tutto”. Si è partiti da alcuni assunti: il cambiamento del tessuto dell'emigrazione, le specificità nazionali, le dimensioni territoriali e l'incidenza della presenza di iscritti all'Aire, la capillarità della presenza a livello di organismo di base e la necessità che il Cgie sia organismo di raccordo e di sintesi. Nella bozza c'è una premessa che prende atto di queste diverse esigenze degli italiani all'estero, seguita da un breve riassunto cronologico dal 1975 ad oggi. Quindi, ha illustrato Mangione, sono stati inseriti criteri per la composizione dei primi due livelli di rappresentanza: la massiccia presenza di italodiscendenti che deriva dalla emigrazione tradizionale; la criticità di determinate situazioni politiche; la presenza di italiani in territori immensi; il grande numero esponenti della nuova migrazione, che “sono ormai dappertutto anche nei luoghi dove finora la presenza italiana non era stata rilevata”; e l'associazionismo, con la nascita di nuove forme di aggregazione legate alle nuove migrazioni. Ed ecco le due proposte presentate da Silvana Mangione.
RIFORMA DEI COMITES
“Nell’ottica dell’attribuzione di maggiori poteri e più precisi incarichi al Com.It.Es., alla luce dei cambiamenti avvenuti nel tessuto delle comunità, si propone che il Comitato mantenga la sua natura di organismo di rappresentanza degli italiani all’estero nei rapporti con le autorità diplomatico-consolari italiane e con le autorità locali, nel pieno rispetto dei limiti posti dal diritto internazionale e dagli accordi fra Stati; e abbia tre funzioni principali:
1. Ombudsman - difensore civico della comunità nei confronti delle autorità italiane e, in collaborazione con il Consolato, nei confronti delle autorità locali, nel rispetto delle leggi locali, del diritto internazionale e degli accordi fra Stati;
2. Antenna del Sistema Paese, nella circoscrizione diplomatico-consolare al fine del coinvolgimento delle forze produttive e associative della comunità nella proiezione estera dell’Italia, anche in collaborazione con il nuovo progetto di promozione dell’Italia lanciato dalla Farnesina. In questo ambito, il Com.It.Es. deve agire anche come promotore dell’insegnamento e diffusione della lingua e cultura italiana, a supporto e in sinergia con gli enti gestori, le scuole e Università locali, partecipando, per legge, alla elaborazione del Piano Paese;
3. Centro di informazione, contatto e sostegno delle migrazioni e delle nuove mobilità. In base alla maggior parte dei contributi inviati da Com.It.Es., CGIE e associazioni, si ritiene inoltre necessario che:
1. sia stabilito il numero minimo di iscritti all’AIRE per la costituzione di un Com.It.Es. scegliendo fra il mantenimento degli attuali e le proposte di elevazione a 5.000, 6.000, 8.000 o 10.000, ferma restando la possibilità di istituirne comunque almeno 1 nei Paesi di nuova emigrazione in Asia, Africa o in altri Paesi in cui non si raggiunge la soglia minima di presenze;
2. il Com.It.Es. elabori una relazione annuale sulla situazione e le esigenze delle comunità nella propria circoscrizione con indicazione delle azioni di intervento da programmare per i successivi 3 anni, tenendo in considerazione che, oltre a favorire l’integrazione dei nuovi migranti, nei Paesi di più antica emigrazione il Com.It.Es. ha anche il dovere di occuparsi degli italodiscendenti e proteggerne i diritti attribuiti dalle leggi italiane e locali. La relazione dovrebbe quindi rilevare il quadro degli interventi dello Stato, dell’autorità diplomatico-consolare e degli enti che ricevono contributi dal Governo per attività a favore delle comunità, al fine di formulare proposte volte a migliorare l’efficienza e la conoscenza dei servizi sia consolari che di altri enti italiani presenti nel territorio di competenza;
3. si istituiscano quote elettorali per favorire la partecipazione e l’elezione dei giovani (fino ai 40 anni)e delle donne e, ove possibile, degli esponenti della nuova emigrazione, fissando in quest’ultimo caso un periodo minimo di loro residenza in loco, affinché siano candidabili. La partecipazione degli esponenti di nuova emigrazione potrebbe essere altresì garantita con l’introduzione di un meccanismo simile alla cooptazione degli oriundi;
4. si elenchino con precisione tutti i casi di incandidabilità chiarendo anche il significato attribuito dalla legge al termine amministratori, usato all’Art. 5, comma 4, e includendo fra i non candidabili anche coloro che detengono una carica politica del Paese di residenza;
5. si elimini del tutto il concetto di ineleggibilità, che consente al singolo cittadino di candidarsi ed essere eletto, salvo poi delegare allo stesso Com.It.Es. la decisione a posteriori sulla sua eleggibilità, mediante valutazioni spesso dettate da motivazioni basate sul tipo di ente di riferimento del consigliere in questione, pur lasciando che la lista in cui il candidato si è presentato goda del suo apporto di voti ai fine dell’assegnazione degli eletti e in conflitto di poteri con il Comitato Circoscrizionale elettorale”. Mangione ha inoltre elencato degli “ulteriori suggerimenti” quali: rendere obbligatoria la cooptazione; mantenere i Com.It.Es. nelle circoscrizioni in cui è stato chiuso il Consolato, che soddisfano la condizione del numero minimo di iscritti all’AIRE; fissare un numero dispari di Consiglieri del Com.It.Es. per evitare situazioni di stallo e di impossibilità di eleggere un presidente e un esecutivo; inserire l’obbligo da parte degli enti e organismi associativi, che chiedono contributi al Governo, alle Regioni e alle Province autonome, di fornire il consuntivo dell’anno precedente insieme al preventivo su cui il Com.It.Es. deve esprimere il parere; inserire il dovere da parte delle autorità diplomatico–consolari di motivare le decisioni assunte sulle suddette richieste di contributi, qualora difformi dal parere espresso dal Com.It.Es.; inserire il dovere da parte delle autorità diplomatico–consolari di segnalare tempestivamente alle autorità del Paese e della circoscrizione di riferimento l’esistenza, le caratteristiche di rappresentanza e i compiti attribuiti al Com.It.Es. e all’Intercomites dalle leggi italiane, ove ciò non contrasti con le leggi locali; definire meglio il ruolo e i compiti specifici dell’Intercomites, evitando in ogni caso indebite interferenze nel sistema politico locale e nei rapporti fra Stati; e allocare una copertura finanziaria sufficiente a tenere il numero necessario di riunioni, in particolare in Paesi di grandi estensioni territoriali.
RIFORMA DEL CGIE
Resta la sua natura e definizione di “organismo di rappresentanza delle comunità italiane all’estero presso tutti gli organismi che pongono in essere politiche che interessano le comunità all’estero”. Quanto ai compiti aggiuntivi ne sono stati individuati tre: organismo ausiliario dello Stato, come organismo autonomo elettivo (con o senza una componente nominata) che ha un rapporto dialettico con le istituzioni, interlocutore di Parlamento, Governo e Regioni per la proiezione esterna dell’Italia attraverso il coordinamento delle azioni e degli interventi delle comunità, e con possibile, futura, dignità costituzionale; organismo di consulenza delle Regioni e degli enti territoriali attraverso: la Conferenza Stato – Regioni; la Conferenza Permanente Stato-Regioni-PA-CGIE; e il rapporto diretto con l’ANCI; organismo di raccordo e di sintesi di proposte e richieste di Com.It.Es. e associazioni per la definizione dei disegni di legge che hanno ricadute per l’Italia e per le comunità all’estero, quindi organo di consulenza specifica dei parlamentari eletti dagli italiani all’estero e interlocutore privilegiato di Governo, Camera e Senato in materia di emigrazione”. Quanto alla composizione, Silvana Mangione ha proposto di mettere direttamente ai voti la “tabella dei Consiglieri eletti all’estero da rivedere in base non soltanto alle iscrizioni all’AIRE, ma anche alla consistenza numerica delle comunità di italo-discendenti (particolarmente importanti per la promozione del Sistema Italia) e alle dimensioni territoriali” e la scelta sui consiglieri di nomina governativa, se debbano o meno continuare a far parte dell’assemblea del Cgie. Ad integrazione della proposta elaborata dal Comitato di Presidenza, è intervenuto con un intervento piuttosto polemico Paolo Da Costa, presidente della III Commissione che al Cgie ha consegnato una “appendice con qualche suggerimento”. Al di là dei contenuti Da Costa ha voluto porre l'attenzione sulla mancanza di fondi: al Cgie è stato chiesto di presentare una proposta di “profonda riforma”, non di aggiustamento, di Comites e Cgie, “ma se poi le garanzie finanziarie non ci sono si è solo perso tempo”. Una questione rilevata in qualche modo anche anche Fabrizio Benvignati, per il quale “prima dobbiamo essere messi in condizioni di operare e poi potete chiederci una proposta”. Invece, ha rilevato, “ci è stato chiesto di fare il compitino” senza che sia chiaro come “posizionare il Cgie nell'assetto legislativo”. Quelle sollevate da Da Costa, sono questioni “fondate e degne di essere discusse” anche secondo il consigliere Rodolfo Ricci: “è vero che riformare il Cgie in base al cambiamento dei tempi è un compito cui non ci possiamo sottrarre, ma tali cambiamenti non sono chiari”, come dimostra l'incongruenza tra i dati sulla presenza italiana all'estero dell'Aire e degli Istituti nazionali dei Paesi in cui emigrano. Una delle proposte condivise da diversi membri del Consiglio ed avanzate oggi è stata di riformulare la composizione del Comitato di Presidenza inserendo al suo interno anche i presidenti delle Commissioni tematiche, per creare una comunicazione circolare più concreta, specie in mancanza di fondi. Ha difeso, raccogliendo l'applauso dei colleghi in assemblea, lo storico apporto dei consiglieri di nomina governativa Norberto Lombardi, per il quale “l'impressione è che il Cgie non sarebbe quello che è senza” di loro. Silvia Alciati ha proposto di inserire il limite di due mandati per gli eletti al Cgie, così da assicurare un ricambio generazionale che stenta a decollare. Domani la discussione continuerà e forse si giungerà, come chiesto dal consigliere Riccardo Pinna al voto della bozza, tramite la quale arrivare ad un articolato. (r.aronica\aise)