Il Governo venezuelano continua ad ignorare il grido di aiuto delle migliaia di pensionati venezuelani residenti all’estero (solo in Italia se ne contano quasi mille) ai quali da quasi due anni sono stati sospesi i pagamenti delle loro pensioni. Fino ad ora, nonostante le pressioni internazionali, non hanno prevalso, in un Paese travolto dalla crisi economica e politica, le ragioni del diritto e della giustizia. Io continuo a ricevere le segnalazioni di connazionali disperati perché privi dei mezzi di sussistenza quotidiana ai quali inverosimilmente l’Inps, sebbene essi siano ora residenti in Italia, si rifiuta di erogare le prestazioni assistenziali - come il trattamento minimo, le maggiorazioni sociali, gli assegni familiari, la 14ma, l’importo aggiuntivo, l’assegno sociale, etc. – perché essi risultano “ufficialmente” percettori delle pensioni venezuelane (quando il nostro Istituto previdenziale, il nostro Parlamento e il nostro Governo sono in realtà a conoscenza della effettiva situazione). Ho proprio sollecitato in questi giorni una risposta alla mia interrogazione presentata a gennaio al Ministero degli Esteri e ho anche scritto al Ministro del Lavoro Poletti cercando di sensibilizzarlo al problema e sollecitando una rapida soluzione. Ho spiegato come la sospensione dei pagamenti delle pensioni venezuelane in Italia costituisce una grave violazione da parte delle autorità competenti venezuelane della Convenzione bilaterale di sicurezza sociale e del diritto internazionale che sta creando gravi disagi economici e sociali ai nostri connazionali rientrati in Italia dopo una vita di lavoro e di sacrifici nel Paese sudamericano. Il Ministero degli Esteri e il Ministro del Lavoro ancora non mi hanno spiegato quali urgenti misure intendono intraprendere per sollecitare le autorità venezuelane, competenti per i pagamenti delle pensioni in Italia, a rispettare il dettame della Convenzione di sicurezza sociale stipulata tra i due Paesi e ripristinare al più presto quindi i pagamenti delle pensioni venezuelane in Italia. Inoltre, per venire incontro alla disperata situazione economica dei molti italo-venezuelani residenti in Italia ho invitato il Ministero del Lavoro a valutare l’opportunità di concedere ai titolari di pensione in convenzione con il Venezuela residenti in Italia che non percepiscono più il pro-rata venezuelano, un’eventuale integrazione al minimo sul pro-rata pensionistico italiano comprensivo delle maggiorazioni sociali, o l’assegno sociale se ne ricorrono i presupposti (visto che molti di loro non hanno alcun reddito), per consentire loro di percepire un reddito minimo di sopravvivenza. Giova sottolineare che visto l’esiguo numero degli interessati i costi di un intervento statale sarebbero assolutamente sostenibili. Continuerò nella mia azione di pressione e convincimento confidando nella sensibilità dei miei interlocutori istituzionali che già si sono dimostrati disponibili per i nostri connazionali residenti in Venezuela ai quali dal 1° gennaio 2017 sono state ripristinate le prestazioni assistenziali in seguito al passaggio dal cambio ufficiale a quello parallelo per la presa in considerazione dei redditi (sebbene a molti di loro l’Inps stia chiedendo la restituzione di somme apparentemente “non dovute” – ma questo è un ulteriore problema per il quale sto valutando interventi politici e legislativi).