di Tonino D’Orazio-  RINFORZARE LE BANCHE con i soldi dello stato non serve. (Agenzia Reuters 23/04/2018). “La Banca Centrale Europea (BCE) a preso in considerazione la proposta di rinunciare a imporre regole che avrebbero obbligato le banche a costituire riserve supplementari per coprire lo stock dei prestiti non rimborsati,

visto le reazioni negative suscitate da questa iniziativa, ma che comunque nulla era ancora stato deciso”. Le banche della zona euro, in particolare Grecia, Italia e Portogallo, hanno un peso (diciamo buco) di 759 miliardi (se non di più) di prestiti non recuperabili (in gergo eufemistico: NPL, Non-Productive Loan). Un buco, un grosso buco, un buco enorme non colmabile, malgrado tutti gli aggiustamenti e le provvigioni progressive, anche discreti e strategici già effettuati. Non sono sufficienti i 30 miliardi al mese che Draghi inietta con il sistema “QE”. Si può considerare questa dichiarazione come il sistema bancario europeo stia crollando sotto i debiti che i debitori non riescono a rimborsare a causa delle politiche di austerità che queste stesse elites europee impongono ai popoli. NUOVI ACCORDI COMMERCIALI CINA-GIAPPONE. Si sta svolgendo una battaglia diplomatica monumentale con Cina e Russia per staccare il Giappone dal campo americano dove sono infeodati dal 1945. Stessa logica per l’India e l’Europa. Il progetto? La Nuova Via della Seta. Cioè un continente euro-asiatico, autonomo in materie prime, in industrie, in produzione alimentare, in produzione di energie, in trasporti che va dalla Francia al Giappone, passando da Mosca e Pechino (attraverso anche la Siria per cui una delle contese). Il continente euro-asiatico è l’essenziale degli abitanti del pianeta, è la più grande superficie terrestre e in generale una potenza economica parecchie volte quella Usa. Il dialogo economico Cina-Giappone (Tokio 16 aprile), ha rafforzato, evidente nella dichiarazione congiunta, la difesa del sistema commerciale multilaterale e di libero scambio, e l’accelerazione dei negoziati sul Partenariato economico regionale (RCEP), progetto di libero scambio tra 16 paesi intorno all’oceano Pacifico, in rivalità con il Partenariato Transpacifico (TPP) soprattutto dopo l’uscita da quest’ultimo degli americani sulle teorie di Trump. Anche l’India, sotto il peso delle sanzioni doganali americane è pronta a entrare nel RECEP. Intanto è partita la consultazione tripartita Pechino-Tokio-Seul, in una fase essenzialmente nuova tra Sud e Nord Corea, non necessariamente innocente. 1 MILIARDO DI DOLLARI DI MULTA alla banca americana Wells Fargo “per pratiche commerciali illecite, tra cui assicurazioni automobilistiche superflue e condizioni discutibili di accesso a prestiti ipotecari”. (AFP). Gli ispettori hanno anche imposto di restituire ai clienti le somme non dovute, diciamo derubate. Ma c’è di peggio, la banca, riconosciuta come una delle meglio gestite, aveva aperto nel 2016, 3,5 milioni di conti correnti falsi, nominalmente a persone ignare. Solo per questa crisi furono licenziati circa 5.300 impiegati e pagata una multa di 180 milioni di dollari. Adesso si vedrà, rimane che si sa già chi pagherà la multa. La Wells Fargo è una di quelle cosiddette banche mondiali che “Non possono fallire”. TRASFERIMENTO ERRATO DI 28 MILIARDI DI EURO. La BCE ha chiesto spiegazioni alla Deutsche Bank. (Agenzia Reuters), in merito a un trasferimento effettuato il mese scorso, (quotidiano finanziario Handelsblatt), sul proprio conto sulla piattaforma dei deleteri derivati Eurex. Stessa informazione confermata da Bloomberg. La Deutsche Bank ha spiegato che aveva rilevato l’errore e che in pochi minuti l’aveva corretto senza pregiudizi finanziari. La BCE ha chiesto “perché le procedure interne di controllo non hanno funzionato, perché l’operazione non è stata supervisionata e verificata, e che non succeda più”. La verità è che la Deutsche Bank è spesso nominata come una dei prossimi fallimenti bancari, anche se viene considerata anche lei come una che “Non può fallire” perché metterebbe a rischio tutta la zona euro e la stessa Germania. La vice-presidente si è dimessa perché ritiene essa sia “una delle imprese più disfunzionali nella quale ha mai lavorato”. LA BANCA CENTRALE TURCA ha deciso di rimpatriare 220 tonnellate d’oro depositate nella Riserva Federale statunitense, e anche le grandi banche del paese lo stanno facendo. E’ un segnale precursore del ritorno a un sistema finanziario mondiale multipolare di cui ho scritto sempre in varie Pillole dal mondo, visto che dal 2012 altri paesi hanno richiesto il loro oro. Rimpatriando le sue riserve d’oro Erdogan mostra di non ritenere più gli Usa come partner affidabile. Pur rimanendo nella Nato tutto fa pensare che Erdogan ormai segua il suo cammino e l’oro, viste le difficoltà della Lira turca, gli permette di finanziarsi, comperare o vendere moneta senza passare attraverso il sistema bancario internazionale, il FMI. L’aggressività statunitense consiglia ormai di conservare a casa il proprio oro. A tutt’oggi non sappiamo, ma supponiamo, che fine abbiano fatto le 300 tonnellate d’oro, e forse più, di Ghedaffi. Inoltre vi sono dichiarazioni pesanti di Erdogan contro il dollaro e la crisi innescata da Trump, suggerendo tra l’altro che i prestiti internazionali facciano riferimento all’oro invece del dollaro. La diaspora dalla moneta americana continua … e presto a Fort Knox rimarranno l’oro italiano (nessuno si è sincerato del reale quantitativo depositato; la privata Banca d’Italia tace e quindi chissà che combina) e pochi lingotti americani. Il rimpatrio di quello tedesco, per esempio, è bloccato dalla Fed (leggi Rothschild) fino al 2020. INDAGINE IN ITALIA SUI DERIVATI. Interessante il procedimento promosso dalla Corte dei Conti per danno erariale nell’ambito delle operazioni in derivati, stipulati tra il Ministero dell’Economia e la banca d’affari Morgan Stanley. Dalla prima udienza, ci si aspetta che “porti a evidenziare un tema di non autonomia delle decisioni da parte del nostro Governo“, visto che “gli accordi fatti con banche d’affari le vedevano contemporaneamente consulenti“, ha dichiarato Susanna Camusso Segretaria della Cgil a sostegno della Federconsumatori dichiaratesi parte civile lesa a nome dei consumatori. Viene sottolineato come “ci sia stato un dispendio di risorse pubbliche che invece potevano essere utilizzate per fare politiche sociali: si sono spesi alcuni miliardi nel corso di questi anni per ripagare le banche d’affari, che ammontano a cifre superiori rispetto a quelle messe sulle pensioni nell’ultimo intervento del governo”. La causa ha “un valore simbolico alto, perché i contratti di derivati stipulati dal nostro governo sono tanti altri”, mentre “molte amministrazioni locali hanno ricontrattato le loro condizioni e in qualche caso anche mandato a processo le banche d’affari”; “non stiamo parlando di una cosa impossibile, senza precedenti. E un andamento positivo sarebbe un elemento che permetterebbe di prevedere ulteriori risparmi a copertura del debito”. (Tonino D'Orazio)