Sabato, all'Assemblea nazionale del PD, insieme a Brando Benifei e Marina Sereni abbiamo presentato questo ordine del giorno sul Brasile. Odg che è stato accolto all'unianimità dalla Presidenza e dell'Assemblea. Grazie ai tanti delegati che lo hanno firmato.
Odg sulla situazione politica e istituzionale in Brasile Nell'ultimo trentennio il Brasile ha riconquistato un suo ruolo rilevante in America latina e nel quadro internazionale. Economicamente, consolidando la sua presenza nel gruppo dei paesi BRICS, nel G20, diventando meta di ingenti investimenti stranieri (anche dall'Italia), grazie ad una congiuntura favorevole per le materie prime e le risorse naturali di cui è ricco. Politicamente, lasciandosi alle spalle l'esperienza della dittatura militare, rafforzando lo Stato di diritto e sviluppando la propria democrazia, grazie all'opera di Presidenti, pur molto diversi fra loro, ma che hanno permesso e favorito questo processo: Fernando Henrique Cardoso, Luis Inacio Lula da Silva, e Dilma Rousseff. Socialmente, grazie a politiche di assistenza, redistribuzione, inclusione ed educazione, che hanno permesso a oltre trenta milioni di persone di uscire dalla povertà dando loro diritti e dignità di cittadini. La personalità che principalmente incarna questa inedita esperienza è Lula. Il leader democratico di questa generazione, divenuto simbolo del riscatto delle masse oppresse che, da Presidente, ha saputo agire nell'ambito della democrazia, dell'accettazione del mercato, delle regole internazionali, garantendo e ampliando l’indipendenza alla magistratura, investendo sul’ amicizia con Europa e USA, senza subalternità. Lula è stato il Presidente democraticamente più votato e, quando si trovava al culmine della propria popolarità e con una maggioranza amplissima, ha rifiutato l'ipotesi di varare modifiche costituzionali che gli avrebbero permesso di svolgere un terzo mandato consecutivo. Fenomeni di corruzione nella vita pubblica, ben presenti storicamente in Brasile, sono stati perseguiti nel trentennio democratico, ma la strada per superarli è ancora lunga e complessa. L'impulso delle politiche pubbliche avviate da Lula ha innescato una trasformazione economica e sociale del Brasile, avviando processi di industrializzazione e creando le condizioni per l'affermazione di un ceto medio diffuso. Queste politiche hanno avuto molti sostenitori (i beneficiati e i settori meno retrogradi e più aperti della popolazione), e molti detrattori (quelli che hanno percepito una riduzione dei propri privilegi o anche solo della propria condizione sociale). Entrambi questi settori sono scesi in piazza. Ma attorno al secondo si è andato coagulando un blocco composito di interessi, di rancori, di spirito di rivalsa e di reazione violenta e diffusa contro i poveri non più confinati nelle favelas. Settori della magistratura ideologicamente "militante", grandi interessi economici, potentissimi mezzi di informazione e di manipolazione mediatica, una destra revanscista e apertamente nostalgica della dittatura. Questo coacervo di forze reazionarie si è dato un solo obiettivo: attraverso Lula, colpire le politiche che hanno dato voce, dignità di cittadini e presenza civile a strati poverissimi del Brasile profondo. Pur avendo le nostre convinzioni in materia, e forti dell'esperienza storica del nostro Paese, riteniamo che il giudizio su queste vicende non tocchi a noi darlo, bensì al popolo, agli elettori brasiliani. E gli elettori brasiliani non potranno esprimersi pienamente se alle prossime, imminenti, elezioni presidenziali verrà escluso, a causa di una azione giudiziaria controversa, proprio il candidato con il maggiore sostegno nell'opinione pubblica: Lula da Silva. Per queste ragioni l’Assemblea Nazionale del Pd riunita a Roma il 19 maggio 2018 Auspica che il Brasile e il suo popolo non vengano defraudati di una componente fondamentale della propria storia recente e, se gli elettori lo decidessero, del proprio futuro. Che le istituzioni del Brasile, per noi italiani Paese fratello, possano trovare una via d'uscita al cortocircuito politico-giudiziario e possano consentire al Presidente Lula di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali lasciando che sia proprio il popolo brasiliano a scegliere liberamente in una competizione elettorale il proprio presidente.