È stato presentato il tredicesimo Rapporto Italiani nel Mondo, della Fondazione Migrantes. Tra i relatori, anche Michele Schiavone, segretario generale CGIE. “Il ruolo della Fondazione Migrantes”, ha esordito, “è importantissimo, perché ci da l’occasione di parlare degli italiani che abitano il mondo, di queste comunità di cui si parla sempre troppo poco.
L’emigrazione di per sé”, ha aggiunto Schiavone, “è un tema particolare, accompagnato da un senso di negatività radicato soprattutto negli ultimi anni. Io credo che sarebbe opportuno, in questi giorni, ma anche nella quotidianità, calmierare questa tendenza” “Parlare di italiani all’estero”, ha proseguito il segretario generale CGIE, “è un impegno molto grande. Il CGIE lo fa quotidianamente attraverso le associazioni e gli strumenti che è riuscito a creare nel corso del tempo”. E ancora: “La nuova mobilità si caratterizza anche per contrasto rispetto a quella vecchia e tra queste due rappresentanze manca un tratto di unione. Dovrebbero essere invece un tutt'uno, un'unità che dovrebbe esprimere una forza. Dovrebbe, appunto, ma purtroppo non è cosi. Questo anche perché manca un Ministero per l’Emigrazione. C'è stato per un periodo breve, ma questa realtà oggi è venuta meno. E mancano pure gli strumenti. In Parlamento avevamo due Comitati, al Senato e alla Camera, per rappresentare le istanze degli italiani nel mondo. Oggi non ci sono più e chiediamo la loro reintroduzione. Se in Parlamento avessimo gli strumenti adeguati, non dovremmo inventarci convegni o altre iniziative. La reintroduzione in futuro di un Ministro per gli italiani nel mondo, come esiste in molti paesi occidentali, sarebbe il non plus ultra per una rappresentanza più efficace. Forse l’elezione a Sottosegretario al MAECI di Ricardo Merlo segna un passo in avanti in questo senso. Staremo a vedere”. “La presenza all’estero” ha aggiunto Schiavone, “dovrebbe rafforzare l’immagine dell’Italia, non indebolirla. Ma purtroppo, la globalizzazione in Italia non viene assecondata. Il CGIE sta lavorando affinché il fenomeno migratorio possa essere riportato ad un unicum sincronizzato su un progetto unitario. L’esperienza degli italiani nel mondo deve tornare attuale. Il crescente numero di persone iscritte all’Aire, come indica il Rapporto presentato oggi, ribadisce una migrazione che non ha più un carattere giovanile. Oggi emigrano anche gli anziani. Attualmente abbiamo un paese dove l’età media dei cittadini è sopra i 60 anni e i giovani sono in minoranza. Una situazione che richiede riflessioni” In conclusione: “La migrazione deve tornare al centro della discussione anche per comprendere meglio episodi come quello di Riace. Quello che è avvenuto nei confronti del sindaco Lucano è il sintomo di una dimenticanza: gli italiani si sono dimenticati che anche noi, fino agli anni Settanta, dovevamo in certi casi nasconderci; anche i nostri bambini potevano frequentare la scuola solamente se qualche insegnante o qualche amministratore illuminato contravveniva alle regole del proprio Paese, strappando i minori alla segregazione e gli adulti all’emargi-nazione. Anche solo per questo, allora, bisogna tornare a parlare diffusamente di emigrazione”.