HO CHIESTO AL MINISTRO DEGLI ESTERI DI APRIRE UNA TRATTATIVA CON LE AUTORITÀ CANADESI SUI PERMESSI DI RESIDENZA PERMANENTE E SUI VISTI DI VACANZE-LAVORO PER GLI ITALIANI

I dati sui permessi di residenza permanente concessi agli stranieri

dal Governo canadese confermano la troppo scarsa incidenza che gli italiani da tempo hanno nella ripartizione di queste insostituibili chiavi di ingresso nel Paese. Su poco meno di 3,8 milioni di autorizzazioni concesse negli ultimi tredici anni, quelle di cui i nostri connazionali hanno potuto beneficiare sono poco più di 7.500, nemmeno lo 0,20% del totale. È una situazione che va decisamente affrontata, soprattutto alla luce del peso che la comunità italiana ha nella vita canadese e del contributo che ha dato allo sviluppo del Paese e, nello stesso tempo, alla luce della consistente richiesta di ingresso legale in Canada che proviene da molti giovani italiani in questa fase di forte ripresa dei flussi in uscita. A questo si aggiunga il limitato numero di visti di vacanze-lavoro concordato tra i due Paesi, anch’esso insufficiente a soddisfare la domanda. Naturalmente, per modificare tale situazione, nessuno pensa che si possa intervenire nella legislazione e nelle scelte di un altro Paese, che sono e devono restare libere e autonome. Tra l’Italia e il Canada, tuttavia, vi sono eccellenti rapporti reciproci e non si capisce perché, nel reciproco rispetto dei rispettivi ordinamenti e della rispettiva autonomia decisionale, non si possa attivare un tavolo di trattative bilaterali volto a trovare soluzioni soddisfacenti per tutti. Con questo intento, ho presentato un’interrogazione al Ministro degli affari esteri affinché valuti l’opportunità e l’urgenza di avviare con le autorità canadesi una trattativa su queste questioni, una trattativa che possa tradurre gli ottimi rapporti tra Italia e Canada in una parola di speranza per chi cerca formazione e lavoro nell’ospitale società canadese. Coerentemente con quello che è accaduto quando lo stesso Canada ha avuto bisogno delle energie e dell’intelligenza degli italiani per progredire.