Sulle proposte di legge costituzionali di riduzione del numero dei parlamentari, presentate dal Movimento 5Stelle, dalla Lega e da Forza Italia, sono in corso le consultazioni presso la Commissione affari costituzionali del Senato. Per quanto riguarda gli italiani all’estero le proposte sono univoche:

riduzione da 18 a 12 parlamentari (8 alla Camera, 4 al Senato). Anche se esse provengono da forze che si sono sempre dichiarate contrarie ad una rappresentanza autonoma degli italiani all’estero (la Lega votò contro l’inclusione in Costituzione della circoscrizione Estero), il proposito è grave e lesivo prima di tutto sotto un profilo costituzionale. Il rapporto di rappresentanza degli italiani all’estero rispetto a quello dei residenti in Italia è stato fin dalla sua origine squilibrato, a danno degli iscritti all’AIRE. Nel 2006, quando si votò per la prima volta, in Italia un parlamentare corrispondeva a 50.600 elettori, all’estero a 150.000 elettori: tre volte di più. Nei 12 anni trascorsi, il corpo elettorale in Italia è restato stazionario, mentre all’estero è cresciuto del 56%. Nelle ultime elezioni, ad ogni deputato in Italia corrispondevano mediamente 96.000 abitanti, all’estero 400.000, 4 volte di più; per ogni senatore in Italia 192.000 abitanti, all’estero 800.000. Se passassero le modifiche proposte, la cosa si aggraverebbe. Infatti, in Italia alla Camera il quoziente di rappresentanza sarebbe di 151.000 elettori, all’estero di 687.500 (+4,5), mentre al Senato in Italia di 302.000 elettori, all’estero di 1.375.000. Eppure, in nessuna parte della Costituzione sta scritto che i cittadini italiani sono diversi sulla base della residenza territoriale. Un rapporto così squilibrato tra eletto ed elettori all’estero significherebbe rendere puramente simbolica la partecipazione dei cittadini all’estero alla vita democratica del Paese, alla faccia dell’”effettività” voluta dalla Costituzione. In realtà, dietro queste proposte, qual è l’idea dell’Italia nel mondo che traspare? Da anni, soprattutto per limitare l’impatto della crisi e della stagnazione, si sta facendo uno sforzo per proiettarsi nel mercato globale con una strategia di promozione integrata del nostro sistema, attraverso l’internazionalizzazione economica, l’offerta culturale e – risorse delle risorse – la rete delle comunità e delle nuove emigrazioni. Dare un significato di negatività e di marginalizzazione ai cittadini all’estero, per altro in un momento di scarsa attrattività del Paese sul piano internazionale, a chi conviene? Non certo all’Italia, ai suoi interessi e alla risoluzione dei suoi problemi. I Parlamentari PD eletti all’estero: Garavini, Giacobbe, Carè, La Marca, Schirò, Ungaro