Un’analisi strategica per creare sinergia tra le diverse anime della vita degli italiani all’estero Cgie, Comites, rete consolare ed enti: tutti chiamati a fare la propria parte per il “Sistema Paese”
ROMA – La parola d’ordine è “sinergia”, quella utilizzata dal segretario generale Michele Schiavone (foto accanto)
nell’introdurre l’analisi sul Sistema Paese, intorno al ruolo dei protagonisti della vita degli italiani all’estero. Serve più osmosi tra tutte le realtà attive nella vita dei connazionali che vivono lontano dall’Italia: CGIE, Comites, Istituti di Cultura, Enit, Ice, Camere di Commercio e associazioni. Spesso i vari istituti di rappresentanza non dialogano tra loro e manca quindi un’azione coordinata, finalizzata a ridurre i costi e a creare maggiori opportunità per l’Italia. Non c’è solo il Ministero degli Esteri; ci sono intere comunità che propongono iniziative e sono da tenere in considerazione, per integrarle poi nelle politiche istituzionali rivolte all’estero. Benché siamo parte del G7 non vanno trascurati gli aspetti più marginali che possono a vario titolo riguardare la rete consolare, la comunicazione e l’internazionalizzazione: il tutto finalizzato a rafforzare il rapporto tra i connazionali all’estero e il nostro Paese”, ha evidenziato Schiavone. Giangi Cretti, presidente della Commissione Informazione e della Fusie ha analizzato quanto accaduto nella seduta di apertura del Cgie di martedì 13 novembre. “Ieri è stato compiuto un passo avanti oppure no? Abbiamo avuto per la prima volta la presenza congiunta dei Presidenti delle due Commissione Estero di Camera e Senato. Mi chiedo però quale è il ruolo delle Commissioni Estero, quando tra l’altro ci è stato detto concretamente che dalle tabelle non risulta un taglio ma comunque un passo indietro per i fondi destinati ai Comites e al CGIE. Avremo insomma meno risorse per la nostra attività. Dunque, le Commissioni Estero devono davvero andare in giro per il mondo per comprendere la variegata realtà degli italiani all’estero? Allora qual è la funzione del Cgie se questo lavoro lo fanno loro? Un altro problema riguarda la mancanza di collaborazione tra Camere di Commercio, Enit e Ice: esse concorrono e competono fra loro per poi dire di fare sistema. Non vedo ad oggi l’esistenza di una cabina di regia”, ha commentato Cretti. Cabine di regia nelle quali all’estero dovrebbero essere presenti anche i rappresentanti del Cgie, come è stato sollevato dal consigliere Manfredi Nulli (Uk). Per Mariano Gazzola, Vice Segretario Generale per l’America Latina, “non c’è sistema ma c’è concorrenza tra i diversi enti; almeno una volta ogni anno servirebbe un coordinamento e una programmazione per fare iniziative insieme e dare più forza all’unione e al Sistema Paese”. Il consigliere Giuseppe Stabile (Spagna) ha evidenziato l’esigenza da parte del Cgie di chiedere dei decreti applicativi e di esigere un maggior coinvolgimento per capire cosa accade all’interno dei vari enti del sistema di rappresentanza. Ne va dell’importanza di ogni livello dell’architettura della rappresentanza all’estero”. La deputata Elisa Siragusa (M5S), eletta nella ripartizione Europa, ha espresso la posizione del legislatore sostenendo che si sta certamente facendo un passo in avanti da parte di questo Governo. “Mi sembra significativo che sia stata convocata, dopo sedici anni, l’assemblea dei Consoli così come significativa è stata la presenza alla plenaria del Cgie dei due Presidenti delle Commissioni Estere. Nel contratto di governo abbiamo dedicato un’area intera per gli italiani all’estero. Siamo al governo da poco ma c’è sensibilità verso i connazionali all’estero. Mi aspetto dal Cgie e dall’Intercomites che arrivino proposte. Non possiamo essere ovunque e voi dovete essere le nostre orecchie e le nostre antenne. Fate documenti di sintesi e mandateceli”, ha invitato Siragusa che, sull’invio di materiale di sintesi, è stata rassicurata dai consiglieri. Vincenzo Arcobelli (Usa) ha sottolineato l’importanza di far giungere questi documenti ai nostri rappresentanti parlamentari ed ha evidenziato l’esigenza di coinvolgere i rappresentanti delle collettività italiane nel mondo nell’ambito delle visite delle autorità italiane all’estero. Così Aniello Gargiulo (Cile) ha precisato che sarà premura del consiglio consegnare una relazione triennale al Parlamento, che ha tanti deputati nuovi. “Sconsiglio di fare riunioni di sistema senza avere chiari i problemi, ma soltanto avendo l’idea di chi siano gli attori vivi sul territorio. Dobbiamo tenere presenti tre punti di coordinamento: l’incontro periodico dei Consoli con i Comites, i patronati e gli enti gestori. L’assistenza deve essere finalizzata a far stare bene le persone nelle loro esigenze fondamentali. Un altro aspetto importante è la lingua, nella misura in cui siamo partiti dai dialetti e oggi parliamo di italiano nelle università; infine ricordo la parte commerciale, quindi le Camere di Commercio e l’Ice, con punti d’incontro. Se tutto questo funziona lo slogan del ‘Vivere all’Italiana’ diviene davvero operativo. In ultimo l’ambasciatore deve dare il ritocco finale al sistema”. Giovanni De Vita, capo dell’Ufficio I della Dgit della Farnesina: ha evidenziato come molte ambasciate vedano i Comites come elementi del Sistema Paese e l’attenzione della direzione generale per i spunti dei Comites. “Tuttavia spesso i Comites non sono all’altezza del ruolo che hanno e non solo per mancanza di fondi. Essi sono una vera risorsa, che si fa a volte su base volontaria, ma ci sono Comites che sono chiusi in dinamiche di contrasto l’uno con l’altro e alimentano quel sentire per cui i contributi dati ai Comites non servano. Naturalmente noi non lo crediamo. Però va detto che a volte non è una questione di fondi ma di impegno personale”. E’ poi intervenuto Nello Collevecchio (Venezuela). “I nostri nonni e i nostri genitori hanno realizzato nei decenni non il made in Italy ma il Sistema Paese e faccio l’esempio del Venezuela. Qui hanno costruito trenta centri italo-venezuelani e vanno orgogliosi dello slogan ‘Vivere all’Italiana’. Però spesso né Comites e né Cgie finanziano queste attività; pur essendo secondi al mondo nel consumo di pasta, nessun pastificio italiano è venuto mai a fare pubblicità in Venezuela. Occorre che il Cgie entri nella cabina di regia e che ogni ambasciatore si prepari periodicamente un programma di Sistema Paese con le parti attive”. Cesare Villone (Brasile) ha sottolineato l’importanza della presenza del Cgie in cabina di regia in qualità di membro o osservatore dei lavori o come parte proponente. “Auspico una collaborazione più ampia per il coinvolgimento del contesto socio-culturale delle comunità integratesi: intendo due concetti fondamentali come la diplomazia economica e la diplomazia culturale, entrambe da mettere in azione per il sistema e per il marchio Italia”. Per Norberto Lombardi (Pd) verso il Cgie c’è una considerazione positiva: un’attenzione di tre fondamentali interlocutori ossia Parlamento, Governo, Amministrazione. “Da un atteggiamento molto distaccato si è passati a una disponibilità e collaborazione. Bisogna favorire queste presenze autorevoli che abbiamo avuto in Assemblea ma non consentire mai che un rappresentante parlamentare possa concludere una sessione del Cgie: deve essere il segretario generale a farlo, per la nostra autonomia. Sempre noi dobbiamo tirare le fila di qualunque discorso facciamo. Magari si potrebbe istituire una Commissione bicamerale per unire le forze. Non mi accontento di vedere la presenza di due presidenti di Commissione ma voglio sapere che i nostri rappresentanti sono ascoltati. Il nostro vero interlocutore è il Governo”, ha commentato Lombardi. Anche Rita Costa Blasioli (Brasile) ha espresso apprezzamento per la presenza dei Presidenti di Commissione. Al contempo si è detta preoccupata per quei Comites che sono meno attivi di altri. Silvana Mangione, vice segretario generale per i Paesi Anglofoni extraeuropei, ha parlato della necessità di un “team magico e di un’equipe presso consolati e ambasciate, dei quali facciano parte anche Cgie e Comites”. Cosa vuol dire dunque essere Paese? “Per me Paese significa ‘Paese sovrano’ ma anche un popolo che non sta tutto dentro i confini ed è sparso per il mondo, pur con lo stesso interesse del popolo che risiede all’interno della Nazione. Non pensiamo che ognuno di noi sia assolutamente indispensabile ma neanche totalmente inutile: tutti siamo importanti dentro un meccanismo di chiara collaborazione. Questo Cgie deve rispettare se stesso: è esso che decide quale messaggio portare verso l’esterno”. Come ha ricordato Fernando Marzo (Belgio) i Comites formulano una relazione per chiedere il contributo, dove scrivono quello che hanno intenzione di fare per la comunità, e un’altra relazione dove appare un quadro generico su varie tematiche: disoccupazione, concertazione, formazione, lingua e cultura”. Una documentazione che dovrebbe essere archiviata dal Ministero. Paolo Brullo (Germania) propone d’incentivare incontri tramite Skype con Roma e si chiesto quali siano i motivi che spingono alcuni Comites all’inattività. Restando in Germania, Vincenzo Mancuso ha sottolineato la scarsità dei fondi a disposizione dei Comites, come ad esempio quello di Francoforte. Carlo Ciofi (Ctim) ha invitato a riflettere sulla necessità di conoscere esattamente quali siano i Ministeri preposti per ciascuno dei vari enti coinvolti nella vita degli italiani all’estero, al fine di avere una maggiore collaborazione e condivisione. Tony Mazzaro (Germania) si domanda per quale ragione alcuni Comites non abbiano lavorato. “Bisogna avere un quadro più completo per capire le ragioni di questo problema”. (Simone Sperduto-Inform)