ROMA - Oltre la metà dei rifugiati e migranti che hanno risposto a un sondaggio dell’UNICEF – su circa 4.000 intervistati dai 14 ai 24 anni – ha dichiarato di essere stato costretto a lasciare i loro paesi, mentre il 44% ha dichiarato di averlo fatto da solo. ‘A Right to be Heard: Listening to children and young people on the move’
(“Il diritto di essere ascoltati: sentire i bambini e i giovani migranti”) fornisce una visione allarmante delle sfide e le deprivazioni affrontate dai giovani rifugiati e migranti durante il loro viaggio in cerca di sicurezza e di una vita migliore. Il rapporto si basa su un’analisi delle informazioni raccolte nei tre mesi passati attraverso un sondaggio online su circa 4.000 giovani e migranti che si sono così autoidentificati (65% maschi, 35% femmine). I risultati del sondaggio evidenziano le maggiori carenze nel supporto e nei servizi disponibili per i giovani migranti. I principali risultati del sondaggio: Il 57% di coloro che hanno risposto è stato costretto a lasciare il suo paese a causa di conflitti o violenze; Il 44% ha lasciato da solo il suo paese natale, il 49% tra i ragazzi e il 37% tra le ragazze; Il 58% ha dichiarato di aver perso uno o più anni di scuola; fra coloro che hanno lasciato la loro casa a causa di guerra, conflitti o violenze, 8 su 10 hanno perso un anno o più di scuola, 4 su 10 hanno perso 4 anni o più; Il 49% di coloro che hanno risposto ha detto di non aver visto un dottore quando ne aveva bisogno; Il 38% non ha ricevuto aiuto da nessuno – famiglia, amici o istituzioni; Il 65% delle famiglie era d’accordo sulla decisione di partire; Solo 1 migrante su 2 consiglierebbe alla propria famiglia e amici di partire; Circa il 90% di coloro che hanno risposto hanno partecipato da paesi in Africa (27%), Asia (33%) ed Europa (29%). Hanno risposto sia da paesi da cui provengono migranti e rifugiati, Siria o Ucraina, per esempio, sia che li ospitano, come Germania, Turchia e Uganda. Il sondaggio non è rappresentativo delle esperienze di tutti i giovani migranti e rifugiati, ma fornisce una piattaforma rara per ascoltare le voci e le preoccupazioni dei bambini e giovani sradicati. “Mentre i politici bisticciano sulla questione delle migrazioni, 4.000 bambini e giovani sradicati ci stanno dicendo che hanno bisogno di maggiore supporto”, ha dichiarato Laurence Chandy, Direttore dei Dati, Ricerca e Politiche dell’UNICEF. “Dobbiamo fare un lavoro migliore per sentire e coinvolgere coloro le cui vite sono in bilico. Come mostra questo sondaggio, i bambini migranti ci possono insegnare tantissimo sui loro bisogni e vulnerabilità, se vogliamo ascoltarli”. L’UNICEF ha pubblicato i risultati del sondaggio sui giovani pochi giorni prima della Conferenza Intergovernativa sul Global Compact per le Migrazioni (GCM) a Marrakech, Marocco – quando i leader mondiali si incontreranno per adottare formalmente il GCM, il primissimo accordo intergovernativo su un approccio comune a tutti gli aspetti delle migrazioni. La pubblicazione dei risultati del sondaggio punta ad aiutare i leader globali e coloro riuniti per la conferenza a Marrakech a capire le implicazioni delle politiche migratorie sui bambini. Nel mondo, nel 2017, erano 30 milioni i bambini che vivevano fuori dal loro paese d’origine, circa 12 milioni dei quali erano rifugiati e richiedenti asilo. “Le migrazioni sono inevitabili, ma i pericoli e le discriminazioni che hanno vissuto i bambini rifugiati e migranti non devono esserlo”, ha dichiarato Chandy. “Gli stati hanno l’occasione di rendere le migrazioni sicure. Gli impegni e le azioni proposte nel GCM – fra cui anche difendere il superiore interesse dei bambini sempre e incorporando i bambini migranti nei sistemi per la protezione dell’infanzia nazionali – sono sia pratiche che fattibili. Il GCM fornisce un ‘manuale operativo’ per le autorità locali e nazionali sulle buone pratiche e gli approcci che vanno a beneficio dei bambini migranti.” L’UNICEF continua a chiedere ai governi nei paesi d’origine, transito e destinazione di porre come prioritario il superiore interesse del bambino nello sviluppo e nell’applicazione delle politiche e delle procedure migratorie, per tenere le famiglie insieme, porre fine alla detenzione per immigrazione dei bambini e delle famiglie e ad aderire al principio di non-respingimento. Come dimostra il sondaggio, c’è ancora da fare. È il momento di trasformare le parole in azione facendo degli investimenti necessari per proteggere i bambini e i loro diritti. L’UNICEF chiede di: Fornire ai bambini e ai giovani rifugiati e migranti i servizi essenziali, fra cui l’istruzione e l’assistenza sanitaria; Rafforzare la cooperazione transfrontaliera per proteggere i diritti dei bambini e aiutare i bambini e i giovani in ogni fase del loro viaggio; Investire in dati disaggregati sugli spostamenti e il benessere dei bambini e dei giovani sradicati; Coinvolgere i bambini e i giovani migranti come partner attivi. Ascoltare non è abbastanza; i bambini e i giovani devono avere anche un posto nel tavolo. I risultati dell’indagine verranno condivisi tra i giovani delegati dello Youth Forum on Migration, promosso a Marrakech, l’8 e il 9 dicembre; tra i relatori ci sarà Kader Diabate, 19 anni, dalla Costa d'Avorio, Kader è un ambasciatore di U-Report on the Move, la piattaforma UNICEF pensata per dare voce ai minorenni stranieri non accompagnati in Italia. Kader è arrivato in Italia 2 anni fa, vive in Calabria; gli piace studiare e spendersi per la difesa dei diritti umani. (aise)