Il Mezzogiorno d’Italia ha dato al mondo milioni di emigrati, in ogni continente, e ancora oggi partono da questa terra centinaia di migliaia di persone in cerca di lavoro, diritti, opportunità di realizzazione professionale e umana.
Nello stesso tempo, è la parte della società italiana che ha subito più acutamente le conseguenze della crisi degli ultimi anni e rischia di pagare il prezzo più alto della stagnazione che si profila a livello nazionale e internazionale. Lo dicono le differenze di produttività, di reddito, di livelli di qualità dei servizi, a partire dalla sanità. La caduta demografica, poi, dovuta alla diminuzione delle nascite e alla ripresa dell’emigrazione, rappresenta un fattore di indebolimento e regressione che rischia di svuotare le regioni meridionali. Eppure questa terra possiede risorse straordinarie - umane, ambientali, produttive, storiche, culturali, turistiche, alimentari – che potrebbero essere la base di un serio rilancio e di un nuovo tipo di sviluppo, purché sospinto da forze economiche adeguate e fecondato da convinzione, progettualità e determinazione. A fronte di questa preoccupante situazione, spesso si dimentica che l’Italia, al di fuori dei suoi confini, ha un retroterra di straordinario valore, milioni di persone che fanno parte ormai delle classi dirigenti di tanti Paesi e che hanno un ruolo di protagonisti in tanti settori vitali. Per questo, ho presentato alla Camera una mozione sul contributo che gli emigrati italiani e meridionali possono dare alla ripresa del Sud, soprattutto delle aree interne, le più deprivate. La mozione, firmata anche dall’on. Stefania Pezzopane, è stata sottoscritta anche da altri novanta colleghi di diversi gruppi parlamentari e dovrà essere calendarizzata e discussa in aula nelle prossime settimane. Mi auguro che lo spirito di responsabilità e di solidarietà verso queste aree del Paese prevalga - unitariamente - sullo spirito di appartenenza e di parte.