Realizzato dalla Fondazione “Paolo Cresci” per la storia dell’emigrazione italiana e curato dalla giornalista Barbara Pavarotti, il documentario raccoglie la testimonianza diretta di tanti giovani italiani emigrati in America, Europa e Australia

ROMA – E’ stato presentato a Roma nella sala Nilde Iotti della Camera dei Deputati, il docufilm “Italia addio, non tornerò”: prodotto dalla Fondazione “Paolo Cresci” di Lucca e curato dalla giornalista Barbara Pavarotti, esso raccoglie, in circa cinquanta minuti, la testimonianza diretta e toccante di tanti giovani italiani che sono espatriati in cerca di fortuna in altri Paesi europei, negli Stati Uniti e in Australia. Presenti all’evento vari rappresentanti del Partito Democratico, come i deputati e senatori Massimo Ungaro, Angela Schirò, Laura Garavini, Andrea Marcucci, Simona Flavia Malpezzi e il già deputato Fabio Porta. Alla visione del documentario è seguito un dibattito, al quale sono intervenuti anche rappresentanti degli organi di stampa di settore: Giuseppe Della Noce e Maria Ferrante, rispettivamente direttori di Aise e Italian Network, ed Eleonora Bianchini, che cura per Il Fatto Quotidiano la rubrica “Cervelli in fuga” dedicata ai cosiddetti “expat”; sono intervenuti quindi il presidente di Idos, Luca Di Sciullo, la sociologa Brunella Rallo, fondatrice del blog “Mamme dei cervelli in fuga”, e il direttore generale della Fondirigenti “Giuseppe Taliercio”, Costanza Patti. “Dedicato ad ogni italiano partito ieri, in partenza oggi o che partirà domani. Possa il suo destino essere giusto, forte, dolce”, con questa dedica si apre il docufilm che pone in evidenza come l’emigrazione italiana sia tornata ai livelli del secondo dopoguerra portando l’Italia tra le prime otto posizioni al mondo quale Paese di emigrati; tuttavia, a differenza degli emigrati di un tempo, pochi tra quelli di oggi sono intenzionati a ritornare. Immagini in bianco e nero di italiani con la tristemente nota valigia di cartone, in attesa di imbarcarsi su una nave, si sovrappongono alle odierne strade sovrastate da grattacieli e vetrine illuminate a Londra o in una delle grandi metropoli statunitensi. “Domani, domani ce ne andiamo via!”, canta Massimo Priviero che ha composto la colonna sonora del documentario e dedicato un album proprio al tema dell’emigrazione: l’artista non ha risparmiato critiche forti al mondo della politica durante il dibattito. “Mentre guardavo il documentario ho pensato anch’io a quante offerte abbia avuto per andare all’estero”, ha commentato con amarezza il catautore. Tra i giovani, e meno giovani, intervistati nel docufilm ci sono persone che hanno lasciato l’Italia per cercare altrove condizioni di vita quantomeno dignitose: c’è chi è riuscito ad aprirsi un’attività di ristorazione in Australia e chi è riuscito a diventare manager a Londra. Nelle loro parole di emigrati è ricorrente il concetto di “volere uguale potere”, lì dove a contare è solamente la meritocrazia e non l’avere le giuste conoscenze. La curatrice Barbara Pavarotti ha sottolineato come per questi giovani intervistati il dover emigrare non sia solamente figlio di un problema politico bensì di mentalità. “Non spetta solo alla politica cambiare le cose. Della situazione attuale dovremmo anche incolpare la nostra generazione: quella generazione che voleva cambiare il mondo e fare la rivoluzione, ma che invece ha ridotto il mondo a un inferno”, ha puntualizzato la giornalista. Alessandro Bianchini, presidente della Fondazione “Paolo Cresci” per la storia dell’emigrazione italiana, ha brevemente illustrato l’attività della fondazione con sede a Lucca: essa vanta un patrimonio unico in Italia e in Europa sul tema della migrazione, con una raccolta straordinaria di documenti, fotografie e cimeli. “Il problema della migrazione non è stato purtroppo seguito negli anni come avrebbe dovuto: oggi ci rendiamo conto che esiste una sorta di seconda Italia al di fuori dei confini nazionali. Dall’800 ad oggi sono espatriati circa 26 milioni di connazionali”, ha evidenziato Bianchini. Il presidente di Idos, Luca Di Sciullo, ha quindi illustrato dei dati statistici per far comprendere l’ampiezza del fenomeno. “Non parliamo di un qualcosa di drammatico solo per le cifre riguardanti le persone in uscita dal nostro Paese, ma anche per il cosiddetto saldo naturale tra natalità e mortalità, che negli ultimi due anni è stato negativo. Oggi gli ultra sessantacinquenni rappresentano un quarto della popolazione italiana, a fronte di un calo di residenti che nel 2017 ha toccato la soglia delle duecentomila unità: perdiamo in sostanza circa un milione d’italiani ogni triennio, benché ci siano decine di migliaia di acquisizioni di cittadinanza da parte degli stranieri residenti nel nostro Paese. Per il 2018 l’Istat ci informa che le cancellazioni anagrafiche, dovute al trasferimento all’estero, sono state centosessantamila; di poco inferiore la cifra nel 2017. Tuttavia, poiché non c’è alcun obbligo di legge per la cancellazione anagrafica, è lecito supporre che non sia neanche tanto irrealistico moltiplicare i numeri ufficiali per due”, ha precisato Di Sciullo. Brunella Rallo, fondatrice del blog “Mamme dei cervelli in fuga” seguito ormai da ottomila famiglie, ha parlato di “rabbia verso un sistema etico e non solo politico; ma l’avventura all’estero dei figli deve essere vista come un’esperienza da poter condividere per i genitori”. Anche la direttrice di Italian Network, Maria Ferrante, ha evidenziato come dal docufilm “sia venuta fuori una valorizzazione della mobilitazione giovanile, sia in termini di formazione che di vita: d’altronde la nostra Europa punta proprio su questa ricchezza”. Giuseppe Della Noce, direttore dell’agenzia stampa Aise, ha spiegato la differenza tra la mobilità di ieri e quella di oggi. “Ieri avevamo le file interminabili a Ellis Island per i nostri migranti in attesa di entrare negli States; oggi i nostri ragazzi possono giocarsi liberamente le loro carte e le loro competenze. Esportiamo gente di valore, ma occorre cambiare comunque il clima in Italia dove manca la competizione”. Su questo aspetto si è aggiunta la giornalista Eleonora Bianchini de Il Fatto Quotidiano, che ha suggerito “la necessità di una maggiore brain circulation e di una maggiore attrattiva per il nostro Paese”. Costanza Patti della Fondirigenti ha parlato dell’interessante progetto D-20 Leader, con un budget di 2 milioni di euro messo a disposizione della fondazione da lei diretta e destinato a cento giovani meritevoli under 30. “Ho voluto ospitare questo evento alla Camera perché ritengo essenziale, nell’ambito del mio impegno politico, restituire dignità ed opportunità ai nostri giovani sia in Italia che all’estero. Partendo da principi come competenza, competitività e meritocrazia, non mancano anche da noi le possibilità per permettere ai giovani di stabilizzarsi, purché si migliorino le politiche per il lavoro e per la formazione”, ha commentato in una nota il deputato del Pd Massimo Ungaro, eletto nella ripartizione Europa, sottolineando anche il problema degli investimenti nella ricerca e nell’istruzione, a fronte di un calo preoccupante nelle immatricolazioni. Nel corso del dibattito La senatrice Laura Garavini (Pd), eletta nella ripartizione Europa, ha invitato a non generalizzare mai nelle critiche rivolte alla politica. “Bisogna prestare attenzione a non avere atteggiamenti che creano solo un clima distruttivo: esattamente quel clima che questi ragazzi nel docufilm lamentano… qui oggi è stato portato questo documentario che ha dato voce in modo puntuale alle motivazioni di questi giovani emigrati. Io stessa ho fatto la scelta trent’anni fa di partire: reputo che si faccia bene ad andare all’estero, nella misura in cui si creano giovani più responsabili ed emancipati”, ha sottolineato Garavini. Anche il senatore Pd Andrea Marcucci, ha parlato di un giusto interesse dei nostri giovani verso una società sempre più globalizzata: “E’ bello fare delle esperienze all’estero, purché però ci siano il desiderio e l’opportunità di poter rientrare nel proprio Paese”, ha commentato il senatore che ha avuto in passato diversi familiari emigrati a Chicago e divenuti poi imprenditori. Per la deputata Pd Angela Schirò, eletta nella ripartizione Europa e nata e cresciuta in Germania, è di fondamentale importanza l’attenzione sempre più massiccia riservata al tema dell’emigrazione italiana. “Mi viene spesso chiesto se ami di più l’Italia o la Germania o se mi senta di più italiana o tedesca: credo che oggi si possa tranquillamente avere delle radici doppie e sentirsi egualmente parte di due entità culturali”, ha spiegato Schirò. La senatrice Pd Simona Flavia Malpezzi ha infine precisato la positività del sentirsi cittadini europei per i nostri ragazzi, ma alla condizione di sentirsi altrettanto liberi di tornare in Patria. (Simone Sperduto-Inform)