65 anni dall’accordo per il reclutamento Italia-Germania”, in Senato un convegno per ricordare le storiche relazioni tra i due Paesi

ROMA – “Storia di un’integrazione riuscita?

65 anni dall’accordo per il reclutamento Italia-Germania”: questo il titolo dell’evento patrocinato dal Senato con messaggio di saluto del Presidente Elisabetta Casellati ricordando il percorso di avvio di amicizia e collaborazione tra Italia e Germania con la sottoscrizione degli accordi bilaterali per il reclutamento dei lavoratori tra i due Paesi avvenuta oltre mezzo secolo fa. L’incontro si è tenuto anche in occasione del 70° anniversario delle relazioni diplomatiche tra Italia e Germania. I lavori sono stati introdotti dalla senatrice Laura Garavini (IV), eletta nella ripartizione Europa, che ha organizzato il convegno: “deve essere stata molto dura all’epoca, senza amici e parenti in una terra sconosciuta, eppure nonostante tutto possiamo dire che questa è stata una storia di grande successo, vedendo l’integrazione dei nostri connazionali in Germania al di là di difficoltà e pregiudizi”, ha ricordato Garavini sottolineando anche i problemi linguistici e di tradizioni in un Paese che all’epoca risultava essere molto distante da noi. “Abbiamo avuto di nuovo impennate di partenze, quantitativamente rilevanti, verso la Germania ma siamo anche diventati al contempo un Paese di immigrazione; questa esperienza di successo serve per trarre degli insegnamenti su cosa si deve o non si deve fare: in Germania per esempio, per tanto tempo, si è scelto di non ammettere di essere un Paese di immigrazione, non impegnandosi così in politiche volte all’integrazione, anche scolastica. E’ inutile negare i processi di immigrazione, non mettendo in campo politiche idonee, ed è sbagliato ritenerla un problema. Bisogna invece capire quanto essa sia una sfida e quanto possa essere una risorsa per il Paese ospitante”, ha sottolineato Garavini evidenziando anche come integrazione e diritti debbano andare di pari passo nel contesto europeo. L’Ambasciatore tedesco a Roma, Viktor Elbling, ha sottolineato come dopo le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale che hanno coinvolto i due paesi non fosse scontato arrivare a questa grande amicizia tra Italia e Germania. “Bisogna essere felici di questa continuità di amicizia, siamo partner di istituzioni internazionali importanti, ma a volte ci ricordiamo poco di quanto sia essenziale questa relazione per l’avanzamento della coesione europea. L’Italia è per la Germania da sempre il Paese preferito e non soltanto per il turismo”, ha spiegato Elbling che sui ‘gastarbeiter’ di oltre mezzo secolo fa ha voluto sottolineare come questo fenomeno migratorio italiano abbia visto trasformare la Germania in Paese di immigrazione. “L’immigrazione italiana ha davvero cambiato la Germania: nelle migrazioni non sono solo i migranti a integrarsi ma c’è uno sforzo di cambiamento di mentalità anche da parte del Paese ospitante ed è quello che è avvenuto in Germania”, ha evidenziato l’Ambasciatore menzionando la cifra di 800 mila cittadini italiani attualmente residenti in territorio tedesco. Elbling ha anche lanciato una riflessione: superare la cosiddetta ‘fuga dei cervelli’ attraverso un modello di migrazione circolare

Edith Pichler, professoressa all’Università di Potsdam ha rievocato l’arrivo dei cosiddetti ‘gastarbeiter’ in Germania dopo gli accordi del 1955. “Questa generazione era inserita nel sistema del welfare e molti di loro vennero eletti nei consigli dei lavoratori in fabbrica. Parliamo di una generazione che ha ormai raggiunto l’età della pensione. C’è stata una fase di stagnazione negli anni ’70 e ’80 poi si è registrata una ripresa della mobilità europea favorita dai programmi Erasmus e dai voli low cost: quindi non più dettata solo da necessità. Tuttavia con la crisi finanziaria abbiamo visto un nuovo periodo di emigrazione dettato dalla necessità e dal bisogno, con l’arrivo anche di famiglie che cercano di poter vivere in maniera dignitosa in Germania”, ha precisato Pichler che ha sottolineato come la pandemia abbia adesso reso sofferenze ai migranti anche all’interno del mercato del lavoro europeo. “I dati confermano che questa migrazione risente della crisi pandemica ed è una generazione che spesso svolge mini-job o lavori non sempre garantiti”, ha aggiunto la professoressa

Francescantonio Garippo, sindaco di quartiere a Wolfsburg, ha alle spalle una storia familiare di emigrazione. “Ci siamo resi conto molto presto che l’integrazione non poteva avvenire soltanto in un senso. Il passo decisivo è avvenuto in città come Wolfsburg: una città dove rappresentiamo, come italiani, un esempio di integrazione e di inclusione”, ha commentato Garippo sottolineando come gli anni ’80 siano stati uno spartiacque molto importante nel rendere stabile la presenza degli italiani in Germania. “Abbiamo imparato anche a partecipare attivamente – ha sottolineato Garippo – perché integrazione vuol dire convivenza dove ci si sente a proprio agio: quindi vuol dire partecipare alla vita sociale e politica locale”.

Nicole Rundo, manager di progetti culturali a Lipsia, ha espresso un pensiero positivo anche guardando al momento attuale: “creatività e tecnologia, arte e cultura” sono le quattro parole chiave per superare le difficoltà.

Marina Alvisi, direttrice di Kreditanstalt fur Wiederaufbau (un istituto bancario pubblico tedesco, ndr), ha invitato a guardare oltre e cogliere le possibilità che offre il mercato tedesco che ricerca profili di ogni genere. “Si è sempre tra i due Paesi come una sorta di ponte tra i due mondi, sarebbe un peccato non sfruttare l’opportunità di muoversi in Europa”, ha commentato Alvisi.

Niklas Wagner, Capo dell’Ufficio politico dell’Ambasciata di Germania in Italia, ha introdotto il tema dei gemellaggi tra Comuni italiani e tedeschi. E’ il caso per esempio del Comune siciliano di Ravanusa gemellato con quello di Sulzbach (Regione della Saar).

Carmelo D’Angelo, sindaco di Ravanusa, ha voluto ricordare come la Sicilia sia da sempre una terra di emigrazione ma anche di integrazione sociale, culturale e politica. “Gli italiani hanno trovato nella Germania un Paese che ha saputo accogliergli e allo stesso tempo hanno così gettato loro stessi le basi per una vera integrazione europea”.

Vito Francesco Gironda,

docente di Storia delle moderne società all’Università di Bielefeld, si è domandato se in realtà non possano avere ragione quegli studiosi che ritengono la caduta del Muro di Berlino uno spartiacque che ha riaperto certe asimmetrie e certi pregiudizi tra i due Paesi: “In realtà c’è una storia di ordinarietà dietro questi rapporti: a volte abbiamo avuto affinità e sintonie, altre volte divergenze. Potemmo definirla una struttura a fisarmonica che si espande o si contrae dipendentemente dall’attualità politica dei due Paesi”, ha spiegato Gironda. (Simone Sperduto/Inform)