Roma - La commissione continentale Europa e Africa del Nord del Consiglio generale degli italiani all’estero si è riunita in videoconferenza per fare il punto, a un anno di distanza dalla diffusione della pandemia da virus Sars-CoV-2, sugli effetti causati tra le comunità degli italiani residenti nei paesi di rappresentanza.

Dal mese di febbraio 2020 - fa sapere il Cgie in una nota - l’Europa e l’Africa del Nord “hanno vissuto e stanno affrontando con affanno questa straordinaria esperienza in termini di sicurezza sanitaria mentre la stessa Italia risulta essere il paese più colpito dall’epidemia. Oltre alla gestione delle vicende domestiche, il nostro Paese deve tener in conto la presenza di milioni di emigrati e di italo-discendenti, che in tutto questo periodo richiedono assistenza e servizi di varia natura”. La commissione Europa e Africa del Nord del CGIE sollecita la Farnesina “a prendere iniziative più stringenti e a promuovere a favore delle nostre comunità programmi di aiuto di medicinali e di sostegno economico per i disoccupati in difficoltà, in particolare quelle presenti nei paesi in via di sviluppo”. Il Cgie, attraverso le sue articolazioni interne presenti nei 5 continenti, “è stato e continua ad essere impegnato a sostegno degli interventi di prevenzione e di tutela dei diritti essenziali richiesti dai nostri connazionali all’estero. Si ricorda che straordinaria è stata la collaborazione tra il nostro organismo di rappresentanza con l’ufficio dell’Unità di crisi della Farnesina, costretto a riportare a casa oltre centomila italiani momentaneamente all’estero e i molti connazionali stabilmente residenti all’estero, desiderosi di rientrare. Tra questi molti studenti universitari, ricercatori, operai e professionisti”. Durante questa esperienza il CGIE ha esercitato “alcune delle sue prerogative miranti ad organizzare le comunità nei vari territori, coinvolgendo i Comites, gli uffici di patronato, le scuole italiane e gli enti gestori, le associazioni e le organizzazioni di antica e di nuova costituzione - prosegue la nota -. Sotto la spinta del CGIE, in diverse città, sono state istituite radio web, che hanno dato un grande contributo all’informazione; televisioni etniche hanno prodotto trasmissioni mirate in lingua italiana e locale; testate giornalistiche hanno informato sugli aspetti normativi locali e italiani e sugli aiuti ai bisognosi. Grazie a una efficace collaborazione tra il CGIE, la Farnesina e le rappresentanze parlamentari sono stati erogati contributi assistenziali messi a disposizione della rete diplomatica consolare per un ammontare di oltre € 6 milioni. Questa somma, gestita esclusivamente dalla Farnesina, non è stata spesa nella sua interezza e più della metà sarà utilizzata per gli stessi fini nel corso di quest’anno”. Ad un anno di distanza “il virus è ancora presente, si è andato trasformando e continua ad essere nocivo e a mietere vittime. A differenza del passato l’Unione europea ha assunto decisioni emblematiche; le istituzioni comunitarie sono intervenute nel continente dando la stura a iniziative per promuovere campagne di vaccinazione. I primi ad essere vaccinati sono state le persone più fragili e quelle più esposte al contagio. La pandemia ha avuto forti impatti sulla vita reale - sottolinea il Cgie -; sono stati registrati moltissimi decessi in tutti i paesi europei e dell’Africa del Nord, come anche nel resto del mondo; dopo tanti decenni quasi ovunque si è dovuto ricorrere al coprifuoco e al blocco della mobilità con chiusura di negozi, aziende, scuole, luoghi di culto e di proposte culturali”. La commissione Europa e Africa del Nord del CGIE ricorda poi che “gli effetti di queste misure hanno prodotto disoccupazione, di conseguenza rientri in Italia di nostri connazionali. Molti di loro perché privi di tutela e assistenza. Numerosi sono stati i rientri dal Regno Unito, che alla fine del 2020 ha licenziato i legami con l’Unione europea portando a compimento la Brexit. Anche la rete diplomatico consolare ha avuto numerose difficoltà. A causa dei contagi tra i funzionari molte sedi hanno dovuto chiudere temporaneamente e per garantire i servizi hanno introdotto il lavoro agile. Nella maggior parte dei presidi della rappresentanza, invece, i funzionari si sono alternati nel lavoro di sportello e di backoffice. Lo stesso CGIE ha risposto con immediatezza alle sollecitazioni delle comunità organizzando continue riunioni in videoconferenza, che hanno portato ad aggiornamenti continui e alla messa in campo di iniziative di soccorso e di risposta alle istanze provenienti dai territori. Sono state organizzate raccolte di materiale sanitario e di fondi inviati alle organizzazioni di soccorso o della protezione civile, come anche l’acquisto di mascherine quando ancora gli approvvigionamenti erano impossibili”. Per quanto riguarda la condizione dei nostri connazionali residenti nell’Africa del Nord, dove le condizioni di vita sono largamente diverse da quelle europee e non dappertutto i servizi sanitari sono garantiti, il Cgie spiega che “molti paesi della sponda mediterranea e di questa area del continente africano, per ragioni legate alla mobilità, sono diventati destinazioni di nostri connazionali in età avanzata, quindi più fragili nel cospetto del virus, e sicuramente bisognosi di maggiori attenzioni sanitarie e amministrative. Attualmente, quasi ovunque nel mondo, i paesi sono confrontati con la terza fase dell’epidemia, la gente è esausta a causa dei blocchi e delle limitazioni alla vita sociale e civile, che come suddetto hanno influito direttamente sulla vita quotidiana enfatizzando i problemi sociali, accentuando le diseguaglianze con famiglie impoverite e dipendenti dall’assistenza, dalle opere benevole di sostentamento alimentare”, conclude la nota. (NoveColonneATG)