Sullo stato e sulle prospettive della promozione della lingua e della cultura italiana all’estero, che assieme alle questioni dei servizi consolari e della tutela sociale è una delle priorità della mia attività parlamentare, ho interrogato il Ministro degli affari esteri
per chiarire alcuni criteri essenziali della utilizzazione delle importanti risorse assicurate dal Fondo per il sostegno alla lingua e alla cultura nel mondo. Dopo non poche sollecitazioni e richieste, con la legge di bilancio di quest’anno il Fondo è stato rifinanziato per un ammontare di 130 milioni per il prossimo triennio e, cosa molto importante, stabilizzato dal 2024 in poi. Già l’anno scorso, per aprire la strada al prolungamento, con un emendamento avevo ottenuto un altro milione, che si aggiunge a quelli indicati. Ho già espresso e ribadisco la mia grande soddisfazione per la soluzione che si è raggiunta su un tema di valore strategico come questo. Tuttavia, si pongono, ora, seri problemi di ordine temporale, di scelte e di distribuzione delle risorse tra i diversi interventi, problemi che vanno affrontati al più presto. Il primo riguarda i tempi e l’entità della ripartizione, che deve essere fatta dal Presidente del consiglio dei ministri, su proposta del Ministro degli esteri, tra i ministeri interessati. Naturalmente è auspicabile non solo la celerità dei diversi passaggi per evitare che le somme arrivino ai soggetti attuatori a fine anno, ma anche una riflessione sull’esigenza di assicurare prioritariamente la disponibilità degli interventi gestiti dal Ministero degli esteri, visto che come dotazione complessiva si è scesi dai 150 milioni del primo ciclo deliberato dal governo Gentiloni, agli attuali 130 milioni di questo triennio. Una seconda questione riguarda i corsi di lingua e cultura promossi dagli enti gestori e precisamente i 2,160 milioni di euro che con un mio emendamento, firmato anche dalla collega La Marca, siamo riusciti a ottenere da quest’anno al 2023. All’inizio di quest’anno sono stati usati per reintegrare i soldi derivanti dal Fondo non ancora ripartito, ma lo scopo del mio emendamento era quello di aggiungere queste somme alla spesa storica per i corsi degli enti gestori, in modo da andare oltre i livelli degli scorsi anni (14 milioni circa). Ripartito il Fondo, dunque, bisognerà recuperarli e ricaricarli sul capitolo ad essi destinato. Nella precedente esperienza, infine, la parte più consistente delle risorse del Fondo assegnate al Ministero degli esteri (circa 10,5 milioni) è andata a reintegrare gli assegni degli Istituti di cultura, mentre meno della metà di tale somma è stata usata per le borse di studio e un quinto per le cattedre di italianistica in università straniere. Ebbene, credo che questo rapporto sia da modificare sostenendo di più e meglio l’italianistica all’estero e le borse di studio. Sulle risposte che avrò dal ministro non mancherò di dare, in piena trasparenza, le dovute informazioni a tutti coloro che credono nel valore strategico della diffusione della lingua e della cultura italiana all’estero.