Nella prima settimana di febbraio 2021, i coordinatori e direttori INCA in Europa, Americhe, Africa e Australia si sono incontrati online con la Presidenza dell’INCA e ITACA per confrontarsi sul lavoro fatto

e immaginare insieme il lavoro ancora da fare per rafforzare la loro azione di tutela dei migranti e lavoratori nel mondo Per l’INCA all’estero, il 2021 è iniziato proprio – è il caso di dirlo, all’insegna di molte di quelle “alte aspettative” che il vecchio anno appena concluso aveva lasciato dietro di sé: una grande voglia d’incontrarsi, di raccontarsi e ascoltarsi, d’interrogarsi e – soprattutto, continuare a immaginare, insieme, nuovi percorsi per costruire, giorno dopo giorno, un mondo un po’ migliore. Sembrerebbe proprio un buon inizio – e, in effetti, noi pensiamo davvero che lo sia. La prima settimana di febbraio ha visto il susseguirsi di quattro giornate d’incontri online tra le strutture INCA nel mondo, la Presidenza INCA, il Coordinamento dell’Area Migrazioni e Mobilità Internazionali dell’INCA e ITACA. Quattro giornate intense di scambio, in cui i coordinatori e direttori delle strutture INCA nei ventisette Paesi in Europa, nelle Americhe, Africa e Australia si sono riuniti per discutere insieme del lavoro fatto e di quello ancora da fare per continuare a portare avanti la loro azione di tutela per chi emigra. In un contesto globale di profondo cambiamento, in cui – come ha ricordato, nel corso delle giornate, il Presidente INCA Michele Pagliaro – la pandemia ha acuito e portato alla luce nuove e profonde disuguaglianze all’interno delle nostre società, i temi della mobilità, del lavoro e dei diritti acquisiscono una rinnovata centralità. La crisi dovuta alla pandemia ha innescato una nuova spinta nei flussi migratori, tanto da e verso il nostro Paese che nel resto del mondo. In questo quadro, il ruolo dell’INCA all’estero si è confermato e si conferma più necessario che mai nel garantire a tutte e tutti quei migranti e lavoratori che ogni giorno lasciano il proprio Paese, il rispetto e l’accesso ai propri diritti. E proprio di questo si è parlato, in questa prima settimana di febbraio 2021: di come consolidare, ampliare e affinare gli strumenti a disposizione dell’INCA nel mondo per rafforzare sempre più la propria missione di tutela dei diritti per chiunque emigri, ovunque si trovi – anche, e a maggior ragione, in una fase così complessa e difficile come quella che il mondo intero sta attraversando. La “distanza fisica”, certo, poteva essere un ostacolo – eppure, tanta era la voglia e l’entusiasmo nel ritrovarsi che non lo è stata affatto, anzi: anche attraverso le loro piccole “finestre” di Zoom, le ragazze e i ragazzi, le compagne e i compagni dell’INCA da ogni angolo del mondo si sono confrontati e hanno condiviso esperienze preziose, a partire da come sono riusciti a riorganizzare il proprio lavoro di assistenza durante la pandemia, inventando nuove modalità e nuove forme per rimanere a fianco di coloro che ne avessero bisogno; si sono scambiati opinioni sulle attività messe in campo nell’ultimo anno e – grazie anche all’aiuto di ITACA, hanno esplorato idee, piste e proposte sui nuovi progetti da costruire per il futuro. Si è parlato dunque di attività “tradizionali” e di “nuove” attività, di occasioni di studio e formazione, di iniziative per ampliare la nostra grande rete di competenze e collaborazioni: insomma, di tutto ciò che serve per tradurre i bisogni sempre nuovi dell’emigrazione -italiana e non solo- in azioni ed attività concrete in ogni singolo Paese, ciascuno con le sue specificità, per poter pensare e strutturare nuovi servizi che rispondano al meglio alle necessità, ai bisogni, ai diritti delle persone. Si è parlato, per provare a dirlo con un’espressione più sintetica, di noi. Perché, come hanno sottolineato a più riprese tutte le compagne e i compagni durante queste giornate, dal Belgio all’Uruguay, dall’Australia al Marocco: quanto c’è bisogno e quanto fa bene ritrovarsi per interrogarsi e ragionare, insieme, su quello che siamo, quello che vogliamo essere, su quale compito abbiamo in questa società. Ce n’era tanto più bisogno, specie dopo un anno come quello appena trascorso, con le difficoltà aggiuntive di cui ci ha caricato nel limitare le possibilità d’incontrarsi e nel dover seguire il ritmo alle volte affannoso delle urgenze che le nuove condizioni di emergenza hanno portato con sé. Anche per questo, il grande lavoro dell’INCA all’estero, che non si è mai fermato, riprende con un’ancora maggiore consapevolezza: che anche e più che mai in una fase di difficoltà, difronte alle nuove sfide che questa ci pone, possiamo rispondere al meglio proprio grazie a quella che è la nostra più grande forza: quella di essere una grande comunità. Anche se, via Zoom, forse un po’ meno “vivace” del solito: perché a legarci, oltre ai nostri valori, c’è anche un grande affetto reciproco – e perciò, certo, resta forte l’esigenza di condividere anche momenti d’incontro “in presenza”. Ma, su questo, siamo certi che ci rifaremo non appena potremo riabbracciarci di nuovo.