Vaccini. Il problema degli italiani residenti all’estero ma tornati temporaneamente. La trafila burocratica è nelle mani del generale Figliuolo, che ha fatto valere degli «ostacoli tecnici»: dalla mancanza di tessera sanitaria al medico di base di Anna Maria Merlo C’è un grosso buco nella campagna di vaccinazione:
i cittadini iscritti all’Aire (anagrafe italiani residenti all’estero), che non possono vaccinarsi in Italia, anche se sono temporaneamente in patria e non riescono a tornare nel luogo di residenza all’estero a causa delle semi-chiusure delle frontiere e delle molteplici norme tutte diverse varate nell’absurdistan europeo (e mondiale) dell’anti-Covid, tra test obbligatori e quarantene più o meno lunghe. Ci sono più di 5 milioni di iscritti all’Aire (più di 3 milioni di residenti in Europa), cioè una popolazione simile a quella della Danimarca. Certo non tutti sono in Italia in questo momento, ma il problema riguarda centinaia di migliaia di persone, che si trovano in un limbo rischioso non solo per loro stessi ma anche per gli altri, visto che il vaccino è una questione di salute pubblica. Il deputato Massimo Ungaro, eletto con il Pd nel 2018 tra i rappresentanti degli italiani all’estero nella circoscrizione Europa, oggi a Italia Viva, si sta occupando di correggere questo bug. Più di un mese fa, il 10 marzo ha presentato un odg per garantire a tutti gli iscritti Aire temporaneamente in Italia il diritto ad accedere al vaccino. «Il governo ha accolto questa domanda – spiega Ungaro – la bozza dell’ordinanza è pronta», ma ci vorranno ancora giorni se non settimane – la promessa governativa è per fine aprile al massimo – per rendere operativo questo diritto. A questo punto, toccherà alle Regioni organizzare la vaccinazione per questa parte di italiani. La trafila burocratica è nelle mani del generale Figliuolo, che ha fatto valere degli «ostacoli tecnici»: tra questi, c’è il fatto che gli italiani iscritti all’Aire non hanno la tessera sanitaria e quindi evidentemente il medico di base. La burocratizzazione all’eccesso della campagna vaccinale fa qui nuove vittime. Alcuni, per di più, non hanno neppure il codice fiscale. Il problema sarebbe la “tracciabilità” della somministrazione del vaccino. Ma basta guardare al di là delle frontiere per vedere che la questione della “tracciabilità” è stata risolta. Lo ha fatto, per esempio, la Francia, che vaccina tutti i residenti, francesi o stranieri, anche se questi ultimi non hanno la carte vital (tessera sanitaria): è stata creata una scheda specifica per il Covid (del resto, anche i sans papiers, che non hanno nessun documento, vengono vaccinati). Le Regioni si barricano dietro la burocrazia per non dare risposte ai cittadini residenti all’estero che chiedono spiegazioni. Alla Regione Piemonte e all’Asl di Torino, per esempio, vengono date risposte confuse e contraddittorie, il cittadino è rimbalzato da un numero di telefono a un altro, da un numero verde a una mail “info Covid” e, alla fine, mandato chiaramente a quel paese. In sostanza, nessuno sa niente e i burocrati, a tutti i livelli, non sembrano aver intenzione di fare nessuno sforzo per trovare una risposta. La soluzione dovrebbe venire dall’ordinanza del governo, sempre che il generale degli Alpini trovi il tempo di occuparsi di 5 milioni di italiani, che, tra l’altro, vivono tra due paesi e hanno bisogno di potersi spostare. Oggi, il Parlamento europeo discute del “pass” sanitario, sarebbe grave che i soli a non poterlo avere fossero gli iscritti all’Aire.