ROMA - Da settimane circola la notizia che Rai Italia in autunno cancellerà il programma “La giostra del goal”, un programma popolare, che trasmette gli eventi sportivi e in particolare le partite di calcio. I diritti sportivi televisivi da anni sono acquisiti dai grandi network mondiali,

per l’anno prossimo quelli delle partite di calcio del campionato italiano non saranno più gestiti dalla Rai, che attraverso la rete internazionale “Rai Italia” è seguita dalle nostre comunità fuori dall’Europa e si riceve per abbonamento. Le battaglie si fanno sempre per una giusta causa quando si è convinti di porre rimedi a soprusi, a diritti calpestati e, in particolare, quando delle scelte sono impopolari e ledono gli interessi dei cittadini. La sacrosanta campagna avviata da “Gente d’Italia” per il mantenimento del programma televisivo “La giostra del Goal” trasmesso nel palinsesto sportivo di Rai Italia rientra nella casistica delle drastiche decisioni, che impoveriscono la cultura di un paese, determinandone il declino. Per gli italiani, gli italodiscendenti e gli italici il calcio rappresenta, e in sostanza viene vissuto come un valore paragonabile alla fede religiosa, che ci vede assistere alle partite di calcio, alle gare di formula 1 e ai grandi eventi sportivi in religioso silenzio, per poi gioire o soffrire. Con la chiusura del suddetto programma sportivo a perderci, assieme al disamore di milioni di italiani all’estero, degli italodiscendenti e degli sportivi che seguono il calcio italiano e non solo, sarà il nostro Paese e la credibilità delle istituzioni. Lo sport in generale e, in particolare, il calcio genera plusvalenze e concorre a tenere in piedi l’economia nazionale. Soffocarne la diffusione è pura miopia, un grave errore di marketing e non solo, all’estero allenta i legami costruiti sulle passioni. Agli effetti immediati causati dalla decisione di cancellare il programma sportivo “La giostra del goal” che avrà anche ricadute finanziarie per i mancati rinnovi degli abbonamenti, occorrerebbe aggiungere una riflessione sul ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo in generale e, sullo stato in cui è ridotta la RAI a causa della spartizione e della lottizzazione politica, che con un Cda da tempo molto discusso e attualmente in procinto di rinnovo, ha creato un vortice non solo finanziario ma anche di immagine e di credibilità. Non siamo i soli al mondo a gestire reti di comunicazione nazionali, anche altri paesi garantiscono e offrono ai connazionali all’estero il meglio dei propri programmi radiotelevisivi per veicolare la cultura e richiamare interessi legati ai beni materiali e immateriali nazionali. I programmi radiotelevisivi nazionali proiettano spesso le tendenze e la salute di un paese, nel quale si riflettono gli umori, le ansie e i problemi degli utenti. Vogliamo ben sperare che i vertici della Rai e i responsabili della rete specifica abbiano un ripensamento e ritornino sulle decisioni prese, ripristinando il programma sportivo dedicato, che risulta la ragione maggiore per seguire Rai Italia. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero interverrà sulle rappresentanze istituzionali dentro e fuori il Parlamento per chiedere il mantenimento della trasmissione più seguita nel palinsesto della rete radiotelevisiva italiana all’estero. Si tratta di un impegno che il nostro paese deve assumere per valorizzare la rete pubblica attraverso la quale, come è avvenuto in Italia nel dopo guerra, si formano e si consolidano i legami dei cittadini italiani all’estero con l’Italia. (michele schiavone*\aise 17/05/2021) * segretario generale Cgie