ROMA - Elezioni dei Comites, rinvio o non rinvio? Di questo si è discusso durante la nuova riunione del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero svolta questo pomeriggio online, che ha visto come protagonisti principali della discussione i parlamentari eletti all’estero, i consiglieri del Cgie,

alcuni presidenti dei Comites stessi e i presidenti delle Commissione Esteri di Camera e Senato. Molto chiara è apparsa la posizione degli eletti all’estero di Italia Viva. Laura Garavini prima e Massimo Ungaro poi, hanno espresso i loro forti dubbi riguardo la richiesta del Cgie di rinviare le elezioni alla primavera del 2022. “È anomalo - ha spiegato Garavini - che sia il Cgie a chiedere il rinvio delle elezioni per le quali sia governo che amministrazioni si sono attivate per una corretta tenuta. Il governo mi ha assicurato di aver già messo in atto la campagna informativa - ha informato -. È vero che la situazione emergenziale legata al covid è ancora in corso, ma è anche vero che la situazione è in miglioramento”. A perplimere Ungaro, invece, sono due motivi. Il primo: “i comites ora sono deboli perché in questi anni non si è mai rispettata la regolarità delle elezioni. Questi rinvii uccidono la legittimità dei Comites. Dunque si deve andare a elezioni senza aspettare un altro motivo che farà rinviare anche il prossimo appuntamento. Francamente i rischi dovuti a pandemia sono minimi, anche perché si vota per via postale”. Il secondo: “trovare i fondi per le elezioni è molto difficile, e adesso ci sono”. Quantomeno, secondo Garavini, se si dovesse procedere con un rinvio delle elezioni del prossimo 3 dicembre, dovrebbe essere condizionato necessariamente alla riforma della legge elettorale che preveda, come minimo “l’abolizione dell’inversione dell’opzione”. Ma questo scenario, secondo Garavini, presenta alcune difficoltà politiche, a suo modo di vedere, ossia che i principali gruppi nelle commissioni parlamentari, M5S e Pd, “avversano questa opzione”. Così, secondo Garavini, il Cgie sta chiedendo un rinvio “senza un minimo di garanzia sapendo che non ci potrà essere una riforma. Il rinvio - ha concluso - rischia di essere un’operazione avventata”. A riguardo ha potuto replicare Piero Fassino, il Presidente della Commissione Esteri alla Camera, che ha spiegato che la situazione pandemica non è esclusivamente una situazione europea, dove la situazione è in miglioramento, ma mondiale e nel resto del mondo i rischi sono ancora tanti. Fassino, ha affermato poi la sua “non contrarietà alla riforma elettorale”, anche se non deve essere intesa, attualmente, come un’opzione essenziale per un eventuale rinvio. Poiché “la cosa fondamentale al momento è superare l’emergenza. Poi - ha concluso - se il rinvio ci dà lo spazio per le riforme, io sono per farle”. Anche Francesco Giacobbe, senatore del Pd eletto all’estero, non ci vede “niente di male nel rinvio delle elezioni a primavera. Ci serve il rinvio”. Poi, riferendosi a quanto affermato da Ungaro, ha spiegato: “non sono per niente convinto che sono i rinvii a uccidere i Comites, quanto piuttosto un sistema vecchio. Cercare di riformare è fondamentale. Non ci sono i tempi veri per riformare entro la prossima primavera, ma dobbiamo comunque tentare di farlo. E cercare di dare il diritto a tutti di votare, cancellando dunque l’inversione di opzione e arrivando ad una partecipazione più amplia”. Anche Silvana Mangione, Vicesegretario del Cgie, ha spiegato: “costringerci a votare con elezioni indette il 3 settembre, vorrebbe dire poca partecipazione e mettere in difficoltà la legittimità di Comites e Cgie. In caso di conferma, abbiamo bisogno di una campagna di informazione semplice e chiara, diversa dalle precedenti”. Ha preso parola anche Roberto Menia, responsabile del dipartimento Italiani all'Estero di Fratelli d'Italia e Segretario Generale del CTIM, che si è chiesto: “esistono motivazioni a favore del rinvio?”. “Credo di sì - ha risposto. La pandemia cambia anche in base alla stagione, è ciclica. È vero che si vota per posta, ma ci sono diverse azioni, come la firma delle liste, che invece si devono fare fisicamente. È fondamentale avere partecipazione. E il rinvio potrebbe essere un’opportunità”. Secondo Menia, dunque, il rinvio potrebbe essere utile per approfittare “dei mesi di rinvio per fare la riforma elettorale. E magari trovare fondi per una sperimentazione del voto elettronico che possa essere più di una sperimentazione. Si faccia riforma, si voti in modo elettronico. Questo permetterà più partecipazione”. (l.m.\aise 07/06/2021)